Le “cerchie” di Google+

Secondo Google+, il nuovo social network nato da una costola dell’omonimo motore di ricerca, per mettere sù una cerchia basta ‘trascinare’ le persone che c’interessano (non per i capelli bensì, metaforicamente, spostando foto di utenti corredate di nome e cognome), persone che classifichiamo in base a parametri effimeri o grazie a sempre più rare conoscenze dirette, in un insieme le cui caratteristiche sono decise da noi. Abbiamo così l’illusione di comandare il gioco, di porre delle regole, di distinguere, di escludere o di accettare, ma non ci accorgiamo che siamo a nostra volta oggetto di studi effettuati da chi materialmente ci ‘dona’ l’opportunità di fare social networking. Le cerchie possono essere tematiche: ad esempio, inserendo in una specifica cerchia solo gli amici con cui si esce il sabato sera, in un’altra quelli con cui condividere la passione per la lettura e così via; oppure, come nel mio caso, costruire una grande cerchia omnicomprensiva in cui accogliere tutti, senza fare alcuna distinzione: un unico, grande calderone disimpegnato comprendente perfetti sconosciuti, persone solo leggermente sfiorate in occasioni fugaci e individui che vediamo quotidianamente per strada, con cui andiamo a prendere un caffé di tanto in tanto, ma che non possiamo certo dire di conoscere approfonditamente. E anche persone che conosciamo bene: quest’ultime, per la maggior parte degli utenti di social network, rappresentano una minoranza. Questo stesso discorso potrebbe essere applicato, per par condicio, anche ai ben più noti “gruppi” di Facebook o ad altre forme equivalenti di “insiemizzazione” riguardanti altri social network sparsi nel web.

Mi soffermo in particolar modo su Google+ perché colpisce, direi a un livello arcaico del mio pensiero, l’uso disinvolto di una parola importante e sociologicamente strategica: “cerchia“. Come al solito mi deresponsabilizzo e tiro in ballo il buon vecchio vocabolario per conoscere il significato del termine e per giungere preparato alla formulazione di un giudizio. Cerchia: “insieme di persone con le quali si stabilisce, da parte di un individuo o di un nucleo familiare, una serie di reciproche relazioni sociali, culturali e sim.” Ancora una volta i creativi della rete cercano di antropomorfizzare, almeno da un punto di vista lessicale, una cosa che umana non sarà mai: l’intento di Google+ sarebbe encomiabile se gli appartenenti alle suddette cerchie fossero già membri reali e fisicamente tangibili di una cerchia presente nel mondo esterno, nella cosiddetta ‘first life‘. Attenzione, le mie parole non sono moralizzatrici: i social network a cui sono iscritto e che di fatto utilizzo quotidianamente sono molti di più di quelli finora nominati in questo post. Tra il ‘non esserci’ dei coerenti che non usano i social network per una, altrettanto sintomatica, questione di principio e l’uso critico di un mezzo, scelgo sempre la seconda opzione: almeno fino a quando avrò un senso critico da far funzionare; fino a quando sarò consapevole di essere io stesso un prodotto per i social network. Quando voglio sentirmi vivo e reale non resto davanti alla tastiera del mio computer ma scendo in strada! Nutrire le statistiche fa parte del gioco: utilizzare un mezzo lasciandosi utilizzare, giocando sulla fascia e senza azioni eclatanti o non richieste. Per quanto mi riguarda il social networking non è nient’altro che una forma amplificata e sofisticata di telefonia: annunciare un evento, sottolineare un pensiero, commentare un fatto, programmare qualcosa insieme ad altri, condividere un tema; si tratta di operazioni rese possibili dall’evoluzione di una forma di comunicazione vocale che non permetteva di condividere granchè. Ma da qui a parlare di “cerchia”, umanamente parlando, ce ne vuole!

Esistono alchimie insostituibili; processi visivi, olfattivi, tattili che appartengono alla conoscenza lenta; dinamiche di gruppo, di sottogruppo e interpersonali non riassumibili in algoritmi. L’imprevedibile circolarità ermeneutica esistente tra le “parti” che compongono le cerchie umane e il “tutto” rappresentato dalla nostra storia, dalle nostre idee, dall’esistenza reale, non può essere riprodotta spostando facce in un cerchio colorato: la circonferenza ovvero il limite che diamo al vissuto, il centro del cerchio deciso da noi, i raggi e il diametro della nostra azione terrena, le rette fortuite tangenti alla circonferenza, quelle che l’intersecano per sbaglio, i cerchi che hanno in comune uno o due punti, cerchi che si fanno la guerra da millenni, che si evitano e s’ignorano; cerchi piccoli contenuti in cerchi più grandi; cerchi insignificanti, silenziosi ma sinceri… Certe ‘geometrie antropologiche‘ andrebbero vissute nella vita reale. In prima persona. Litigare in chat, ‘bloccare’ o eliminare un contatto, ‘salvare’ una discussione, sentire il bisogno di adottare una Netiquette, chiedere il permesso per entrare in un gruppo: si tratta di simulazioni comportamentali che spesso condizionano la vita vera, quella che conta. Mentre invece dovrebbe accadere esattamente il contrario.

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7 Risposte to “Le “cerchie” di Google+”

  1. Destino Says:

    Paura!!! Hahaha:-)
    Troncare anche nella vita reale con qualcuno, credo sia inevitabile!
    Ma la facilità con cui lo si fa sul web, porta a pensare, a lungo andare.. e non tanto a lungo andare.. che la stessa cosa la si possa fare così anche nel “quotidiano”. Così, senza “filtri”, senza un attimo di pacatezza. “Impulso impulsivo”, concedimi il termine, dettato da motivi futili, superficiali, a volte anche seri, sia chiaro! Ma le modalità rimangono spiazzanti, senza appello. Non mi vai più bene? Sparisci in un attimo, così come ti farei sparire dalla mia “cerchia” di Google+.
    Che si possa perdere un po’ di quell’umanità che ci “avvicina” gli uni agli altri? Si forse questo può essere un rischio, non ci si sofferma più di tanto su un’incomprensione. Laddove uno sguardo, una parola detta con una certa semantica, un sorriso, un abbraccio, una pacca sulla spalla, facevano finire il tutto in un sorriso, in una rinnovata comprensione; ora ci sono i tasti da premere con delle piccole frasi che uno sceglie per l’occasione. Poco coinvolgimento, o meglio.. poco impegno “emotivo”, ma anche poco “mettersi in discussione”. Troppo semplice stare dalla parte della ragione in questo modo. Ma sembra che tutti cerchino sempre questo!
    Riguardo al fatto di tracciare una mappa della persona anche se riservata, ecc.. Ti riporto ad un discorso di poco tempo fa, quello sulle biblioteche.
    Osservando la biblioteca personale di una persona capisci tantissimo di lui.. Ricordi l’esempio che ti portai io, parlandoti del tipo che si era costruito una “biblioteca personale ad hoc”?.. Spesso è così anche sui social network..
    C’è poco da fare Michele, è come dici tu, la conoscenza è proprio un’altra cosa!
    Ma possiamo fare sempre un uso consapevolmente positivo di ciò che usiamo e di ciò che abbiamo a portata di mano..
    E ho deciso volutamente di concludere con un pensiero positivo, per non demonizzare il tutto!
    :-)))

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  2. Destino Says:

    Mi induci a doverti nuovamente rispondere..
    Aspetta un altro mio commento..

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  3. Destino Says:

    Dai che hai capito;-).. però sarò più chiara, giustamente un articolo così merita di essere commentato in maniera un po’ più articolata.
    Ho condiviso questo link perché mi piace ciò che hai scritto e come lo hai scritto!
    Concordo sul fatto che i creativi della rete cerchino di “antropomorfizzare” un qualcosa che non potrà mai essere tale, così come dici tu. Questa ricerca credo sia dettata dalla “richiesta indiretta” di tutti gli utenti che, ormai in larghissima parte, portano la loro vita all’interno di questi social network, facendolo in maniera così naturale, senza nessun tipo di discrezione, di riservatezza, di pudore, in alcuni casi, e desiderando sempre più sapere maggiori informazioni sugli altri e, a loro volta, diffondere informazioni su loro stessi. Perché così si sentono vivi, attivi, al passo con i tempi, (dichiarazioni di molti). Sarà anche così.. Peccato che non tutti mettano lo stesso impegno nel quotidiano..
    Su fb, (tanto per nominarne uno), siamo tutti “splendidi”, educati.. non tutti, comunque sempre pronti, sempre all’altezza, sempre simpatici.. Ecco, mi spieghi perché invece in giro, le stesse persone sono pronte a saltarti alla gola non appena fai loro un po’ di vento con il tuo semplice passargli accanto?..
    Vedi Michele, tu sai come io usi fb, sono consapevole di essere un “prodotto” che “loro” usano. Non ho la presunzione di credere che sia io a sfruttare loro, non è possibile! Nel momento in cui decidi di entrare a far parte del “gioco” sei parte del gioco.. L’unica cosa che ci rimane è saper muoversi con la “giusta strategia”, (un po’ come con il Risiko..), darsi o meno dei limiti, decidere cosa fare, cosa dire, come farlo.. questo si, possiamo deciderlo.. Ma resta tutto un po’ un gioco. Cancelli, blocchi, elimini.. Dimmi Michele nella vita “reale” è così? La mia di vita è un’altra, è altrove, così come quella di molti altri. E’ anche vero che poi si può stare su questi social network, mostrandosi e comportandosi per quel che si è anche in realtà ed è per questo che il nostro “io” non dovrebbe essere il metro di misura dal quale partire per giudicare l’uso che altri fanno del mezzo.
    Una cosa però va detta, una volta presa coscienza di ciò che abbiamo a disposizione, dell’uso errato, o meno che ne facciamo.. non possiamo e non dobbiamo dare la colpa a nessuno! Banalizzando, se io vado “nuda/o” per strada, non devo scandalizzarmi ed alterarmi se tutti si voltano a guardarmi e tutti parlano di me..
    Uffa! Ora mi sembra di essere uscita fuori binario, rileggendo velocemente ciò che ho scritto, è per questo che mi ero limitata nel commento precedente. Però puoi sempre “cancellare” se lo ritieni opportuno.. Non si può fare così anche sul tuo blog? ;-)))
    Ciao ciao..

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    • Ti induco al commento!
      Cancellarti? Giammai… Alla luce di ciò che scrivi mi rendo conto che ci sono vari gradi di coinvolgimento nella rete, gradi che siamo noi a scegliere… Mi capita, credo sia naturale, di troncare con qualcuno anche nella vita reale, ma delegare i rapporti al web a lungo andare può essere dannoso. Si può tracciare una piccola mappa della persona anche attraverso il profilo di un social network, anche se si usa un falso nome e si sceglie la riservatezza. Ma la Conoscenza è proprio un’altra cosa. Hai ragione: la vita è altrove. Deve essere altrove. Discorso lunghissimo. Grazie per aver commentato.

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  4. Destino Says:

    Ho condiviso sulla mia pagina di FB.. e mi sembra che con ciò il mio pensiero sia molto “chiaro”..
    Ciao Michele:-)

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