Il vuoto e la città
Dal balcone del mio confino
osservo in strada la benefica assenza
di persone e mezzi.
Traffico zero illuminato
dai lampioni di una notte calma.
Natura immobile e oscura
interrotta dai finestrini veloci di un treno
sotto il cielo sereno e stellato
dell’autunno che concede grazie
agli esuli sulla via del ritorno.
Sento gli echi ammalianti
delle finte opportunità perse
provenire dai grandi centri
dell’umanità inscatolata e sveglia
“lì dove tutto accade
ed è un peccato perderselo!”
Tra neon e anatomie eleganti in metrò
motori diretti nel caos che conta
e piazze gremite di eventi,
un nulla sapiente mi richiama all’ordine
verso la verità e i suoi silenzi parlanti.
Quello che per voi è il centro del mondo
per me sarà la periferia della ricerca.
Il vuoto è l’origine del vero,
dove la mente che non immagina si dispera
nel punto in cui l’aria ferma della notte
rasserena gli animi dei non pentiti.
Un paese come lingua di lava vibra nel buio
sulla collina nera del suo vedere infinito,
sembra galleggiare nel cielo notturno
appeso alle stelle e ai pensieri di chi non dorme.
L’essere al centro non vi salverà
dagli incubi della vita che manca.
Seguire il momento
andare e venire
tra il vuoto e la città
come in un pendolo esistenziale
oscillare
cercando bolle semplici di felicità inesplorata,
imprigionata nelle contrade dell’altrove.
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This entry was posted on 8 dicembre 2013 at 20:55 and is filed under nigrologia with tags campagna, città, diversità, esistenza, libertà, metropoli, mondo, notte, poesia, relazioni sociali, ricerca, riflessione, silenzio, umanità, viaggio, vita sociale, web poetry. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
3 Risposte to “Il vuoto e la città”
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16 agosto 2019 a 23:58
L’ha ripubblicato su Pomeriggi perdutie ha commentato:
… per leggere la versione editata e pubblicata di “Il vuoto e la città”: vedi raccolta “Nessuno nasce pulito” (edizioni nugae 2.0)…
"Mi piace"Piace a 1 persona
7 gennaio 2014 a 16:07
Ho letto e riletto tutto più volte e non posso non apprezzare questa visione eppure, nonostante alcune mie sempre più “tenaci” convinzioni, mi ritrovo a chiedermi “dove sto andando” e se c’è qualcosa in me che mi fa andare verso un qualcosa di sbagliato. Non che esista “l’esatto andare”, ma uno sguardo critico sul paesaggio non può non farti fermare per osservarlo e valutarlo. E quando ti fermi, ti accorgi che le persone che ti girano intorno e che sembra quasi facciano con te la stessa strada, guardano in realtà “altrove”, sono altrove.. O forse sei tu che non solo sei altrove, ma guardi altro e vorresti fermare anche gli altri per dire: “Ma come, non ti accorgi di questo, non vedi quest’altro, non trovi che sia splendido questo e orribile altro ecc..”
E invece “taccio” perché mi chiedo se non sia opinabile la mia visione, se non sia da rivisitare e rivoltare. Sarà l’effetto dell’essere molto spesso in minoranza che mi fa ragionare un po’ di più su alcune cose e, attenzione, non mi sento migliore per questo. Sai Michele, ci sono tanti che si sentono “superiori” per pensarla in un certo modo, per andare sempre “controcorrente”, ma non serve a niente, non si raggiunge niente così se non l’autocelebrazione fine a se stessa. Sentirsi “qualcuno” in mezzo al vuoto.. E invece io voglio sentirmi “niente” in mezzo a tanti e, nonostante questa mia “utopia” di trasparenza, non cedo alle lusinghe degli “specchi” illuminati da luci artificiali.
Cammino, mi interrogo, taccio, guardo altrove e sono spesso altrove eppure sono sempre qui, in mezzo ai tanti..
…
“Tra neon e anatomie eleganti in metrò
motori diretti nel caos che conta
e piazze gremite di eventi,
un nulla sapiente mi richiama all’ordine
verso la verità e i suoi silenzi parlanti.
Quello che per voi è il centro del mondo
per me sarà la periferia della ricerca.”
Grazie per la riflessione!
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7 gennaio 2014 a 17:14
Mmmmm! -_-
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