Cultura non richiesta

Gentili messaggi sottocutanei

da elettrodomestici parlanti

informano la massa umana

su trame indesiderate.

Portatori sani di metadati

ricompongono sorridenti e ignoranti

l’impercettibile puzzle del sistema.

Anche il frammento è potente.

La molecola linguistica

agisce sull’azione di un uomo

nato schiavo.

Spegnere tutto sarà inutile.

kia

Una Risposta to “Cultura non richiesta”

  1. […] Il linguaggio che utilizziamo oggi non può non rispecchiare le nostre abitudini in qualità di esseri viventi nel XXI secolo, ma nonostante questo la sperimentazione poetica sembrerebbe girare su se stessa senza grandi scostamenti dalla tradizione. Sembra che si stia assistendo a un appiattimento programmatico dovuto a una pigrizia nella ricerca: corresponsabile è l’omologazione derivante da un uso acritico di quella stessa tecnologia precedentemente menzionata e che se usata in maniera intelligente può diventare strumento evolutivo privilegiato. Ma chi decide qual è il linguaggio giusto da adottare per cominciare la sperimentazione? E in base a quali parametri emettiamo tale giudizio? Il progresso informatico non va mitizzato bensì sfruttato, collocandolo in una nuova filosofia dei dati a cui non possiamo sfuggire se non rinunciando radicalmente alla tecnologia che la realizza. E pur compiendo questa rinuncia la contaminazione avverrebbe ugualmente in quanto, volenti o nolenti, siamo il prodotto quasi sempre inconsapevole dell’epoca in cui viviamo (si legga, a tal proposito, la poesia “Cultura non richiesta”). […]

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