Munnezza
Sogno ricorrente
ad occhi aperti
sento un pianto neonato risalire
dai rifiuti del mondo
sperma gettato alle ortiche
i mai nati
in nome del piacere
la paura impietosa di madri inadeguate
figli sputati fuori in bagni clandestini
come errori compressi nel ventre
e lasciati in strade prive di ruota degli esposti
con il cordone della sfortuna ancora intatto
avvolto intorno al futuro.
Concepito per gioco, sgravato dall’amore,
gettato, abbandonato
tu, biodegradabile piccolo umano
figlio tradito da un consumismo esistenziale
confuso insieme a frattaglie di macelleria
tra bucce di banane e bottiglie di plastica
agiti le tue braccia verso il cielo
in cerca di seni in ritardo
e di una seconda opportunità.
Il mio passare di lì per caso
ti ricicla, ti avvolge in un panno straniero
ti salva dal nulla e dai gabbiani
dal non esserci mai stato delle ruspe
senza nome e caldi abbracci.
Mi squarcia di pianto il petto
quella crudeltà creatrice
utero snaturato dal terrore
nella discarica dei sentimenti
un respiro indifferenziato
fa la differenza
sotto un sole distratto.
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This entry was posted on 7 aprile 2015 at 22:59 and is filed under nigrologia with tags amore, biologia, consumismo, creazione, destino, donna, esistenza, figlio, genitore, horror, immagine, infanzia, kipple sociale, morte, natura umana, oggetto, poesia, psicologia, qualità della vita, resistenza, sentimento, società, sogno, sopravvivenza, terrore, umanità, valori, visione, vita, web poetry. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
Una Risposta a “Munnezza”
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8 aprile 2015 a 14:41
Parole che commuovono..
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