Come seppellire i morti a gravità zero
T’adoperi con la vanga del tempo
a ricoprire fatti sfumati
e dolorosi echi di cose andate,
ma la terra aliena dell’irrisolto
non si adagia
compatta e riverente
intorno alle visitate ossa
per mancanza di gravità.
Sepolture indiane
alla luce del sole,
corpi esposti al vento
cosmico
è il consumarsi lieve
degli affanni carnali
senza marmi sacri,
giudicati dalle intemperie.
Pulviscolo cellulare
disperso al tramonto
nell’aria serena dell’infinito,
non nascondi più, esasperato esteta
le spoglie al futuro.
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This entry was posted on 10 marzo 2016 at 17:51 and is filed under nigrologia with tags alienazione, atarassia, cambiamento, cimitero, consapevolezza, corpo, cosmo, decostruzione, degenerazione, dolore, esistenza, evoluzione, futuro, interiorità, involuzione, libertà, luce, metamorfosi, morte, pace, passato, poesia, poeta, poetica, poetry, psicologia, ricordi, sole, spiritualità, storia, tempo, Terra, usi e costumi, viaggio, vita, web poet, web poetry. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
Una Risposta a “Come seppellire i morti a gravità zero”
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1 novembre 2019 a 08:37
L’ha ripubblicato su Pomeriggi perdutie ha commentato:
Tratta dalla raccolta “Pomeriggi perduti” (ed. Kolibris, 2019), prefazione a cura di Stefano Serri…
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