Epitaffio
a Edgar Lee Masters
Herman Coluccio
Avrebbe voluto che qualcuno
un giorno
avesse posto una piccola targa di legno
(non davanti casa, di marmo, come per i grandi)
sul balcone della cucina bucolica
insaporita dagli odori del tempo
nella sua dimora di Barjeanville
con su inciso:
“Qui Herman Coluccio,
seduto in quest’angolo
del West Virginia
guardando le case
dei vivi, le cose dei morti
e la campagna dei padri
in ogni stagione voluta da Dio,
ha forse vissuto
le ore più serene
(non diciamo felici)
della sua apparente-
mente
inutile esistenza
in compagnia delle fredde stelle
e di un sigaro infinito
fumante parole.”
C’è miglior epitaffio
per un poeta appartato?
♦
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This entry was posted on 23 giugno 2017 at 13:30 and is filed under nigrologia with tags antologia, appartenenza, Baragiano, Basilicata, casa, ciclo, diversità, Edgar Lee Masters, esistenza, futuro, immagine, immortalità, letteratura, libertà, lontananza, Lucania, memoria, morte, pace, parole, poesia, poeta, poetica, poetry, psicologia, ricordi, scrittura, silenzio, società, solitudine, Spoon River, storia, tempo, visione, vita, web poetry. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
3 Risposte to “Epitaffio”
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17 luglio 2020 a 15:23
L’ha ripubblicato su Pomeriggi perdutie ha commentato:
Tratta dalla raccolta “Pomeriggi perduti” (ed. Kolibris, 2019)
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26 giugno 2017 a 11:44
No, non c’è miglior epitaffio…
"Mi piace"Piace a 1 persona
26 giugno 2017 a 13:18
Dici? Ok… grazie per aver letto…
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