Pomeriggi perduti

versione pdf: Pomeriggi perduti

(elogio della lontananza)

Spegnete i saperi

elettrici di sera

i confortanti aggeggi

le reti a maglie larghe

delle bugie a colori,

i fogli stampati

destinati all’oblio

a traslochi incartati

con titoli scaduti.

 

Spegnete tutto!

La verità custodita

senza proclami

dal vento d’estate

da nuvole nere

e salvifiche piogge

a mitigare arsure

a decifrare siccità interiori

si poserà come unguento

sulle ferite della mente offesa.

 

Nel silenzio,

prima dei temporali attesi

interrotto da ali sferzanti l’ignoto

i segreti del tempo

oltre questi tempi orfani di senso,

accogliere lezioni eterne

registrare l’universo

ripulendo il segnale dall’io

ritornare vergini alle origini

bambini non ancora istruiti

da civili menzogne.

 

Un sapere antico e umile

dimora nelle forme

nella lontana dimenticanza

nell’aria tempestosa

che smuove le fronde

degli alberi, mute sentinelle

ereditate

nel volo di penne pomeridiane

e piume per cuscini di cielo

nella fede perenne

di boschi scrutanti

il vorticoso costruire di avide mani

senza memoria,

nella lenta saggezza

dei ritorni d’umanità.

 

Catartica astensione dal mondo

dai notiziari dei potenti,

arroccati nel deserto dei Tartari

stiliamo pagine

dedicate al vuoto che

insegna senza dire.

 

Spegnete ogni cosa

superflua e lucente

figlia non voluta

del rumore di fondo della storia,

prima che la città dell’uomo

v’incateni per sempre

alla sua ignoranza.

versione pdf: Pomeriggi perduti

(immagine: Giardino perfetto,

Perfect garden di Pawel Kuczynski)

3 Risposte to “Pomeriggi perduti”

  1. […] “Pomeriggi perduti”, titolo di una mia recente poesia, dove con il termine “perduti” non si vuole intendere persi, sprecati come i Wasted Years (Anni sprecati) degli Iron Maiden, ma piuttosto come l’Orizzonte perduto (Lost Horizon) di Frank Capra; pomeriggi presentati, forse, in una versione più ottimistica rispetto al Meriggiare pallido e assorto di montaliana memoria: l’isolamento conclamato e la solitudine lasciano spazio a uno speranzoso ascolto; l’oltre inaccessibile diventa a tratti addirittura raggiungibile seppure indefinibile. […]

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  2. S T U P E N D A ! ! !
    Non aggiungo altro…

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