Echoes
“The echo of a distant time
Comes willowing across the sand…”
(Echoes, Meddle – 1971, Pink Floyd)
(occupiamo lo stesso spazio dei morti)
Persistono echi
rianimati da memorie
di vissute gesta,
vecchie mura impregnate
di lontane esistenze
non seguite da storie scritte
chitarre scordate
vapori di cucina
le risa avvinate.
Polvere e ossa di avi
nitide gioventù scomparse
fotografate sulle scale del tempo
da creatori di attimi,
attraversano ancora
con sbiadite forze
i movimenti attuali.
Ombre scivolano
leggere e bambine
sui passamano tarlati,
al di là delle datate lapidi
dove siete tutti?
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This entry was posted on 22 agosto 2017 at 15:33 and is filed under nigrologia with tags anime, appartenenza, attimo, Basilicata, cambiamento, casa, ciclo, cimitero, energia, eredità, esistenza, eternità, evoluzione, famiglia, forza, fotografia, genetica, genitore, immortalità, Lucania, macchina del tempo, memoria, metamorfosi, morte, passaggio, passato, persone, poesia, presenze, psicogenealogia, psicologia, resistenza, ricordi, ritorno, sensi, sentimento, sentire, spirito, spiritualità, storia, tempo, usi e costumi, viaggio nel tempo, visione, vita, web poetry. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
Una Risposta a “Echoes”
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22 agosto 2017 a 16:48
come non amare questo brano, il più bello in assoluto?
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