Pink
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“Tutti i dittatori sono sentimentali.”
Il’ja Grigor’evič Ėrenburg
La cosa che temeva di più, col passare del tempo, era di perdere la forza benefattrice derivante dall’amore vissuto, ricevuto e donato; una forza che aveva portato nel mondo con orgoglio e sicurezza d’animo, così come si porta in giro un regalo dall’effetto rigenerante per condividerlo con tutti. Il più bel regalo che la vita gli avesse fatto. Temeva di sprofondare nuovamente nella corrosiva ma appagante cattiveria appresa dai suoi simili e da se stesso, come autodidatta, durante gli anni senza lei. Precedenti alla sua cura.
“Solo ora mi accorgo della differenza, mi ricordo di com’era la mia vita prima dell’unicità di quell’amore. Ho toccato la grazia e ora so che senza amore la vita non vale la pena di essere vissuta” aveva affermato mesi prima, in tempi non sospetti, quando la sua chioma era lunga e folta, come la barba. Ma prima di riconquistare, chissà, un giorno, quello stato di grazia, avrebbe catturato e torturato qualche anima innocente. Forse alcuni milioni di anime senza colpa. Per riequilibrare il karma. “In fondo sono contento di essere libero e solitario. Assaporo il dolore agrodolce di una storia sospesa, come si sospendono le date di un tour perché l’artista è indisposto. Come il dolce malessere dopo un addio!”
Jazz, aria condizionata, gelato nel congelatore, siringhe da fare nei glutei dei vicini di casa, quelli un po’ vegliardi e malaticci, per mantenere in piedi una reputazione da bravo ragazzo attempato. Fisioterapia a domicilio invece del mare, la sequenza delle medicine da prendere, stampata e appesa al frigo che fa troppo ghiaccio, qualche piccola sagra nei dintorni, magari una capatina nel buen retiro di sempre. Questa la prospettiva di un serial killer in fieri?
Chi sarebbe stata la prima vittima? Ce ne sarebbe stata solo una all’inizio? O avrebbe organizzato la marcia su Morte in compagnia di una folla immensa? Conosceva già la risposta: quella mattina aveva rasato con estrema cura le sue inutili sopracciglia. Accorciato i capelli, rasato la barba. Era pronto ad annullarsi nella battaglia finale. Unica soluzione al dolore.
“Il lusso della scelta, paradossalmente, deriva proprio da quel benessere alla cui realizzazione hanno contribuito anche i vaccini e l’alimentazione carnea!” controbatteva in tv uno degli ultimi opinionisti sani di mente. Forse avrebbe cominciato proprio da un vegano o da un no vax del cazzo: uno di quelli che vota partiti di sinistra farlocchi, che legge l’Unità perché è trendy ed esce in strada con i risvoltini per andare a prendere la ragazza. Ingrati e capricciosi figli di puttana!
“Ritornare a compiere un percorso di fede… Seria e militante, non bizzoca o farisaica!” di tanto in tanto il suo passato da fedele cristiano tentava di reintrodursi in casa senza invito. “Ci sono pezzi di città in attesa di parole!” intimava lo spirito di Alfonso Gatto dal quartiere Fornelle di Salerno. E infatti sapeva in cuor suo che solo le parole, quelle degli altri lette sui libri, quelle scritte di suo pugno (o di sua tastiera), lo avrebbero alla fine salvato dal baratro. Ma voleva salvarsi? Era presto per dirlo e la salvezza sembrava comunque lontana: non esisteva una strada alternativa, qualcuno doveva essere sacrificato sull’altare della frustrazione.
C’era stata di recente una potenziale vittima, ma il suo coltello l’aveva solo sfiorata, aveva giocherellato con la punta intorno al suo ombelico che sapeva di cane; impietosito l’aveva lasciata libera di continuare a vivere nella sua pazzia. Aveva bisogno di una vittima capace di intendere e di volere (o nolere, a seconda dei casi).
“Libera nos habano!” sussurrò mentre aspirava lentamente il suo ultimo Montecristo acquistato alla tabaccheria Stil di fumo e niente arrosto.
“Gentista a me? Che stronzo…” rimuginò. “Comincerò proprio dal fighetto perbenista di Pordenone che minaccia di denunciarmi per la vendita ‘a nero’ di vinili rari. Lo aprirò da parte a parte col mio pugnale affilato, ereditato dal periodo in cui frequentavo le giovani marmotte invecchiate!” organizzando il suo autunno sanguinario. “E subito dopo fonderò un partito populista, adoratore della lama insanguinata. Marcerò sul vostro sperma politicamente corretto! Cercando di non scivolare. In molti mi seguiranno, lo so… Viviamo in un’epoca frustrante. Fatta di letterine quasi natalizie da leggere a tavola durante patetici pranzi-reunion di famiglia. La scrittura è una cosa seria, non può essere sciupata in questo modo, durante simili eventi! Questo mondo conosce solo il potere dell’immagine violenta, ed è quello che avrà! La violenza familiare. La parola finalmente potrà andare in esilio…” contraddicendo il suo precedente pensiero.
La dieta dell’uva e il backup delle frustrazioni, la festa delle castagne e i cugini psicolabili, l’ansia da prestazione filiale e lo stalking editoriale, il ponte tibetano da cui farla finita e la fuga di Natale da organizzare… Sarebbe stato un periodo interessante.
“Per il suicidio, quale modello di GoPro mi consiglia, volendo trasmettere il trapasso in diretta streaming su Youtube?” chiese al commesso spaventato. “All’epoca parlavi tanto di difesa della dignità… e l’altro giorno stavi per mettertela sotto i tacchi per paura di restare solo!” pensò mentre il direttore del negozio attirava l’attenzione degli addetti alla sicurezza in pausa caffè.
“Dopo l’ennesima Lettera a… la lascerai in pace?” si chiese senza darsi una risposta convincente. “Nel frattempo i due alberelli di kumquat sono andati a farsi fottere! Ma spero ancora in un miracolo col concime liquido… Altrimenti ci cagherò sopra. Sempre per concimarli, non per disprezzo.”
“Douglas Mortimer, santo patrono del sigaro italico… prega per noi!” imprecò. “Potere dell’aglio, vieni a me!” ironizzò, pensando che la sua nuova asocialità non ne avrebbe avuto bisogno. Dietro di lui c’era il partito degli insoddisfatti: from zero to hero.
Intanto sul taccuino, regalo di lei: “… evitare sfigati, depressi, donne bisessuali che mi amano al 50%, ex tossicodipendenti sordi e puttanieri, vecchi conoscenti con genitori freschi di suicidio, poetesse visionarie e antisemite, dispensatrici di presunti segreti sulla poetica della chiacchiera telefonica, psicopatici amici d’infanzia, approfittatori amanti della zezzenella. E i maestri di vita…” Questi ultimi, certamente più degli altri, li avrebbe voluti vedere tutti al muro, durante la rivoluzione che s’apprestava ad organizzare in vista del centenario di quell’altra più importante. Se incontri il Buddha per strada uccidilo.
“Buoni propositi per l’autunno-inverno 2017: finire l’Ulisse di Joyce (da alcuni mesi mi mancano per la fine sempre le stesse decine di pagine); continuare la carrellata dei poeti da leggere per darsi un tono ai reading e far vedere alle ragazze-lettrici forti di conoscerli; finire il saggio di Plutarco Del mangiare carne (che palle sti vegani dell’età classica! Ma decisamente più eleganti e meno aggressivi degli odierni…); decidere se togliermi la vita la notte di Capodanno oppure organizzare un campo di concentramento nel 2018…” continuò l’elenco senza scriverlo, ma scorrendo a mente i punti restanti, guardando l’orizzonte in cerca del posto in cui aveva parcheggiato. “Ah! Dimenticavo… Incendiare il pianeta!… Già fatto quest’estate? Bastardi, mi fregano sempre le idee migliori!”
“Ho allestito una scatola con dentro tutte le nostre cose – ho detto nostre -, anche la tua camicia da notte e altri oggetti che la mia mente ha già rimosso per non soffrire” ricordò l’ultima telefonata con lei. La stessa lei del taccuino.
“Un amore all‘improvviso, regia di Robert Schwentke…” lesse sul cartellone pubblicitario di un cinema. Non lo avrebbe visto.
S’era fatto tardi: la divisa nera da dittatore da ritirare in lavanderia, l’organizzazione delle truppe per la parata da riesaminare, gli ultimi ritocchi al discorso d’insediamento e, dulcis in fundo, la lista per i sicari da aggiornare…
“Amore, hai visto che hai combinato?” bofonchiò, accelerando.
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This entry was posted on 24 agosto 2017 at 22:15 and is filed under nigrologia with tags amore, bene, cambiamento, controllo, democrazia, dittatura, dolore, esistenza, evoluzione, fanatismo, fede, interiorità, involuzione, kipple sociale, liberazione, libertà, male, mente, metamorfosi, morte, muro, omicidio, parole, pensiero, Pink Floyd, poesia, politica, popolare, popolo, populismo, postmoderno, potere, psiche, psicologia, racconto, relazioni sociali, rivolta, rivoluzione, rock, scrittura, sentimento, sistema, società, solitudine, sperimentalismo, suicidio, terrore, terrorismo, vendetta, violenza, vita, vita sociale. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
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19 Maggio 2019 a 19:13
L’ha ribloggato su Pomeriggi perdutie ha commentato:
S’era fatto tardi: la divisa nera da dittatore da ritirare in lavanderia, l’organizzazione delle truppe per la parata da riesaminare, gli ultimi ritocchi al discorso d’insediamento e, dulcis in fundo, la lista per i sicari da aggiornare…
“Amore, hai visto che hai combinato?” bofonchiò, accelerando.
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