Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Fabio Paolucci

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Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Fabio Paolucci 

 

                         a cura di Francesco Innella e Michele Nigro       

                                                             

Qual è o quale dovrebbe essere, secondo te, la funzione della poesia nella società attuale? Chi fa poesia oggi, come si muove nel contesto socio-culturale o come dovrebbe muoversi?

La poesia dovrebbe essere, oggi come lo è stata ieri, uno strumento per conoscere noi stessi, la natura umana, ed il mondo che ci circonda. La funzione è prettamente sociale, in una società in cui i rapporti interpersonali sono diventati più virtuali che reali. Chi fa poesia oggi è un sognatore, un utopista, che vive intensamente i propri sentimenti: trasmettendoli agli altri, cerca in qualche maniera di spingere il prossimo alla riflessione e all’introspezione e, quindi, di migliorare la società in cui viviamo.

Come nasce la tua poesia? Potresti “illustrarci” la tua poetica e dirci quali sono le caratteristiche peculiari del tuo linguaggio poetico? Quali poeti ti hanno ispirato?

La mia poesia nasce lontano, nella fanciullezza. Mi capitava di avvertire sentimenti e sensazioni talmente forti da opprimermi, fino a quando non le traducevo in versi, dandomi una sorta di liberazione leggendoli ed ascoltandone la musicalità, l’armoniosa composizione. Lo studio al liceo, prima, e all’università poi, delle materie umanistiche, mi hanno consentito di approfondire le mie conoscenze letterarie, utilizzando anche il latino, una lingua “morta” che riesce ad essere ancora oggi molto vibrante ed energica, quasi a trasmettere il concetto che nulla passa e può “rivivere”, se lascia segni forti. Dei poeti che mi hanno ispirato, direi, “tutti e nessuno”, da Catullo a Leopardi e da Trilussa a D’Annunzio, per citarne alcuni.

Quale è stato il criterio con cui hai scelto le dieci poesie inserite nell’antologia “Archetipi Poetici”? Quale tra esse ti rappresenta di più?

Le ho scelte tra quelle, scritte anni fa, che più rappresentano il mio modo di essere e di vivere. Probabilmente, maggiormente “Eco delle Radici”, una poesia che mi è stata ispirata dal forte legame che ho con la mia terra, con le mie radici, il Sannio e la Campania, quasi a colmare con tutto l’amore possibile quelle carenze e le grosse difficoltà che si trova a dover subire proprio per il mancato senso di appartenenza e di rispetto da parte di chi, fino ad oggi, l’ha “amministrata”.

Verso libero o estetica tradizionale. Un’antica diatriba: secondo te è una contrapposizione che ha ancora ragione di esistere?

Il verso libero è ormai tradizionalmente estetico, come la metrica e le altre forme espressive poetiche. L’arte della parola segue la libertà di movimento degli individui: non è il verso o il termine adoperato, a colpire, ma l’uomo che attraverso il mezzo letterario si mette a nudo, distruggendo e ricreando sé stesso, ritrovandosi.

Manifesto di gruppo o poetica individuale: oggi la critica letteraria è in grado di individuare un comune denominatore tra tutti gli slanci espressivi in circolazione oppure ha rinunciato alla sua funzione discernente?

Oggi, la critica è sommersa da infinite forme espressive, risultando difficile coglierle tutte. La poesia supera spazio e tempo e la forma più alta di poesia è la vita di ogni donna e di ogni uomo su questa terra.

Esiste un archetipo poetico? E quale influenza può avere sul Poeta?

Personalmente, credo non possano esserci archetipi poetici in senso strettamente letterario. È la nostra esperienza, con il nostro percepire la realtà, gli esempi dei valori e dei principi, i sacrifici, le battaglie quotidiane, i sentimenti forti, le piccole vittorie e le sconfitte, a rendere la vita di ognuno di noi una Poesia.

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Fabio Paolucci. Nato a Salerno (1982), è ricercatore storico, archivista, saggista e giornalista pubblicista. Laureato con lode in ‘Beni Culturali’ e in ‘Gestione e conservazione del patrimonio archivistico e librario’, si è specializzato in ‘Archivistica, Paleografia e Diplomatica’ presso la Scuola dell’Archivio di Stato di Napoli ed è ricercatore all’Archivio del Capitolo di San Pietro in Vaticano. Tra le sue pubblicazioni: La famiglia Di Popolo da Calabritto. Storia, genealogia e documenti di un’antica famiglia contadina irpina (Boopen, 2010), Le famiglie campane. Tra storia, genealogie e personaggi illustri (Kairós, 2012), Francesco Flora. Le radici, l’uomo, la storia (Fausto Fiorentino Editrice, 2012) e quattro volumi per il Capitolo di San Pietro in Vaticano sulle epigrafi pagane e cristiane dell’area vaticana (ECV – Edizioni del Capitolo Vaticano, 2013-2015). Ha inoltre pubblicato, per la collana Catasti Onciari del Regno di Napoli di Arturo Bascetta Editore, i volumi Colle Sannita nel 1752, Praiano nel 1752, Reino nel 1753, Calabritto nel 1755, Nereto nel 1748, Cetara di Cava nel 1754 e Bonito nel 1752 (Arturo Bascetta Editore 2017-2018).

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Per leggere l’antologia “Archetipi poetici”:

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