Brucia Battipaglia! Brucia!
Non uno o due palazzi, non solo i tetti o le case abbandonate, ma tutta voglio vederti ardere nel dolceamaro imbrunire delle tue insipide giornate vissute sotto il sole che sbianca gli imperi palazzinari e le stupide piazze cattodestroidi del buon cittadino madonnaro e borbonicamente parco.
Che brucino pure le viuzze e le comprese dove resistono ed esistono sacche incombuste di antico provincialismo stagnante! Che brucino pure i palazzi nuovi e vecchi dei passatisti, le case alte e basse dei piccolo-borghesi, al centro e in periferia… Ovunque!
Il fuoco sarà il nostro nuovo Signore. Un’immensa fornace senza camino. Nessuno potrà e dovrà salvarsi da questo salvifico incendio. Nessuno… Distruggere la materia per educare lo spirito.
La notte non sarà più la stessa dopo che il tuo fuoco avrà illuminato a morte gli angoli infetti del tuo esistere senza senso. Le alte temperature fonderanno gli orgogli minuti e la tracotanza di chi crede di essere il centro dell’universo, creando un fiume di materia fusa ribollente e ustionante.
Una lava morale occuperà le strade dello shopping. Luminosi tizzoni roventi sostituiranno le insegne delle tue sciocche Notti Bianche estive e dei tuoi effimeri bar che nascono come funghi velenosi in questa società precaria e disoccupata.
Voglio vederti in cenere, Troia! La cenere calda, nera e ancora fumante dei mattini che seguono le battaglie dimenticate dell’Uomo.
Anche la mia casa, anche quella, voglio osservarla attentamente mentre va in fumo tra i gemiti supplichevoli dei parenti già assediati dalle fiamme della Libertà: dall’alto della collina da cui ci scruta annoiato l’imputtanito castello, voglio godermi assiso e con una birra in mano lo spettacolo notturno delle vie rese vermiglie dal Fuoco Purificatore mentre consuma tutto e tutti…
Neanche io, peccatore tra i peccatori, alla fine mi salverò… E sarò felice di morire: il fuoco raggiungerà il Castelluccio e sentirò lo sfrigolio delle mie carni stanche mentre scolerò l’ultimo sorso di Vita sulla pira immonda di questo noioso e assolato tumore urbano.
Un odore di incenso e catrame si leverà dal letto ardente: come dire fede e progresso mescolati nel vento fumoso e fuligginoso della Speranza che brucia. Corpi illusi e surriscaldati tenteranno invano di salvarsi gettandosi nella vasca di Piazza Amendola. Ma non ci sarà acqua dolce, di mare o pompiere esperto, non ci sarà miracolo di madonna capace di spegnere l’inesorabile fine ardente della tua limitata visione; non ci sarà nubifragio estivo in grado di smorzare il soave scoppiettio delle ultime travi tarlate che mantengono in piedi la Tradizione.
Un barbecue cosmico fatto di carni umane, statue di madonne, piazze destrorse, santi, figure retoriche, associazionismi parrocchiali, immondizie mentali e patetici carboni fossili provenienti dalla Storia ignorata.
Rinascerai più splendente di prima, fenicea cittadina della Piana del Sele.
Questa sarà un’estate diversa: non più boschi, ma città!
A me una tanica di parole infiammabili!
Brucia Battipaglia! Brucia…!
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