Non jazzate vicino ai cimiteri
“Non jazzate vicino ai cimiteri”
Dai caldi grumi umani
disseminati nei tessuti dormienti
di vespai metropolitani
non jazzate, figlioli!
Glissando sui marciapiedi
delle solitudini invernali
sento in lontananza
le blue notes
nella Chicago del Sele.
Partiture già vissute
tra colloqui sincopati
e labbra sensuali
nei venerdì ribelli.
Musicisti sudano passione
per ascoltatori distratti.
Una spinta strisciante
armati di birra
verso la ragazza sola.
E scoppiano riff di quartiere
contro le improvvisazioni
dei demoni senza spartito.
Come escrementi di piccione
firme e polemiche
piovono dal cielo
sui garbati slide
di chi non sbadiglia ancora.
Non ho più paura della notte. Esco!
“Comincio a vedere la luce” ¹
Rivaluto la mia città,
il mio esistere in essa,
con la lente del be-bop
e oltrepassando il cemento
intravedo anime blues
assetate di ragtime e swing.
Nessuno prende più
la vita sul serio
se gli accordi del sax
stregano l’incalzante trio.
Crollano le solide
convenzioni diurne
dinanzi ai disordinati assolo
della mente libera.
Tuttavia non jazzate, figlioli,
vi prego,
vicino ai cimiteri…
Qualcuno potrebbe accorgersi
d’essere già morto!
(¹ brano di Duke Ellington intitolato “I’m beginning to see the light”)
11 luglio 2011 a 14:20
Sul termine Jazz (musicale)
“u jazz”–> “l’ovile” in termini dialettali
non sostate vicino ai cimiteri!—> ah, ah.ah
"Mi piace""Mi piace"
11 luglio 2011 a 14:36
Ecco perché durante le jam session spesso sento gridare da chi ascolta “yo! yo! yo!” che somiglia un po’ all’esortazione del pastore nei confronti del bestiame…
"Mi piace""Mi piace"