Archivio per Aldous Huxley

CALL CENTER: METAFORA E METAMORFOSI DEL LAVORO PARA-SUBORDINATO

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 9 marzo 2013 by Michele Nigro

Ricevo e volentieri pubblico una recensione attenta, dettagliata, scrupolosa e particolarmente sentita al mio racconto social fantasy “Call Center” da parte dell’amico Valentino Strél’nikov Cerrone. Interessante, all’interno del testo della recensione sul blog di Valentino, il riferimento video al film “Aldous Huxley’s Brave New World” della BBC. Forse il recensore vuole dirci, ispirato dalla lettura del mio scritto, che siamo giunti a livelli sociali di tipo huxleyano od orwelliano?

[la recensione qui presentata si riferisce alla prima edizione del racconto pubblicata nel 2013, non più disponibile; per leggere la seconda edizione (2018) “Call Center – reloaded”, andate qui!]

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In copertina: foto di Nigricante©2018; titolo: “Firestarter 2.0”

copertina Call Center

(sopra: copertina della prima edizione, non più in vendita!)

CALL CENTER: METAFORA E METAMORFOSI DEL LAVORO PARA-SUBORDINATO

Call center” non è solo, come potrebbe apparire da una prima lettura, un mirabile ed impegnato affresco sulla difficoltosa e nebulosa realtà del lavoro para-subordinato, ma anche e soprattutto un viaggio “esperienziale” nelle zone d’ombra e meno focalizzate del nostro sistema economico-produttivo, che ne mette a nudo tutte le insidie, gli ingranaggi perversi, e le terrificanti scorie sociali.

L’autore di tale racconto, coniugando leggerezza narrativa ed impegno sociale, tra spezzoni di poesia, incipit filosofici e richiami musicali di Gaber e Battiato, come un Dante Alighieri nella Divina Commedia, mediante un viaggio “esperienziale” fa emergere con abilità, senza mai essere prolisso e banale, mai rischiando di scivolare nella retorica, un concetto, un fenomeno poco studiato dai grandi media contemporanei: il non luogo di Marc Augè.

Si colgono altresì tratti orwelliani vicini a “1984” e a “La fattoria degli animali” quando mette in luce che il lavoratore va “educato… il comportamento non può tendere alla neutralità o alla riflessione (dannosa in ambito produttivo), bensì a un energico entusiasmo decerebrante capace di far ottenere al lavoratore il tanto agognato premio finale.

Ebbene proprio l’apertura di tale viaggio inizia con un richiamo forte che descrive il binomio micidiale di spersonalizzazione e concreto bisogno che spinge il lavoratore para-subordinato a sottomettersi non solo fisicamente (“Conosco bene le misure del mio spazio lavorativo: mi fermo un millimetro prima di strappare via il jack”) ma soprattutto interiormente (“ritorno fedele con le braccia sul tavolo del box dove mi aspettano i pieghevoli che illustrano le caratteristiche patinate dei meravigliosi prodotti da vendere e il decalogo delle cose da dire o da non dire pensati dall’intellighenzia aziendale.)

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Roghi

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , on 22 ottobre 2011 by Michele Nigro

<<A questa frase (“Vedi un uomo senza passato”, n.d.b.) potrebbe essere contrapposto l’incipit di un fondamentale libro di fantascienza, “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, nel quale l’autore ricostruisce magistralmente un sentimento antitetico a quello espresso da Huxley e appartenente a una futura società videodipendente, molto simile alla nostra, talmente disinteressata all’insegnamento derivante dai libri, da bandirli per legge e incendiarli sistematicamente: “Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. […] …mentre i libri, sbatacchiando le ali di piccione, morivano sulla veranda e nel giardinetto della casa, salivano in vortici sfavillanti e svolazzavano via portati da un vento fatto nero dall’incendio.”

Impossibile non cogliere il riferimento alla famigerata “Notte dei cristalli” nella Germania nazista del 1938: durante il pogrom della notte tra il 9 e il 10 Novembre di quell’anno, oltre alle decine di ebrei uccisi e alle migliaia di deportati, furono saccheggiati e incendiati negozi, frantumate centinaia di vetrine (da qui il riferimento ai “cristalli”), date alle fiamme decine di sinagoghe e vennero bruciati migliaia di libri non graditi dalla propaganda nazista (anche se la “moda” di bruciare i libri ‘non ariani’ era cominciata già qualche anno prima). Si avverava la profezia del poeta Heinrich Heine, che quasi un secolo prima aveva ammonito: “Ricordatevi che prima si bruciano i libri e poi si bruciano gli uomini”.>>

(da “La bistecca di Matrix”, pag. 26-27)

Impronte digitali

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , on 21 ottobre 2011 by Michele Nigro

<<Le librerie presenti nelle nostre case (piccoli universi concentrati) sono come le impronte digitali di un individuo: non ne esistono due esattamente uguali. E per fortuna, aggiungerei. I singoli libri sono come le minuzie dell’impronta: segni univoci e caratteristici che corrispondono a un solo individuo in tutto il pianeta. Dall’osservazione dei testi schierati negli scaffali possiamo ricavare la mappatura esistenziale di una persona e ricostruire l’esatta cronologia degli eventi e dei bisogni interiori che hanno portato alla comparsa di un autore piuttosto che di un altro tra i libri scelti nel corso di una vita. Certo, molto spesso ci si avvicina per caso a un libro e alla fine ce ne innamoriamo: cosa ne sappiamo noi, in realtà, dell’empatia che si viene a stabilire tra noi e il libro? Chi sceglie cosa? Quali prove abbiamo per confermare o per confutare l’esistenza di un’energia tra gli oggetti inanimati e le nostre cellule?

La frase che Aldous Huxley pronunciò dopo che un incendio distrusse nel 1961 la sua casa e con essa tutti i suoi libri raccolti nel tempo, riassume in maniera breve ed efficace lo smarrimento di un uomo che riconosce al mezzo libresco la sua funzione di testimone: “Vedi un uomo senza passato”. Huxley non usa l’espressione “vedi un uomo senza tradizione”: il passato (così come il presente e il futuro) non è costituito da un bagaglio socio-politico-religioso o pseudoculturale che asseconda le economie del momento, ma la storia personale di ognuno di noi è determinata da scelte interiori eterogenee e impercettibili che, a volte, si coagulano sotto forma di libri.>>

(da “La bistecca di Matrix”, pag. 25-26)

“Ti sei mai chiesto quale funzione hai?”

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 30 settembre 2010 by Michele Nigro

Aldous Huxley

[…] Conosciuto maggiormente per gli scritti scaturiti dalle personali sperimentazioni con le droghe (“Le porte della percezione” 1954 e “Paradiso e Inferno” 1956), Huxley non si limitò ai soli romanzi (fanta)scientifici, ma conobbe anche un fertile periodo in qualità di saggista, poeta, drammaturgo, critico e di abile speculatore filosofico. I suoi problemi di vista (Huxley trascorse gran parte della propria esistenza nella quasi totale oscurità fino a quando l’equipe oculistica del dottor Bates di New York non curò efficacemente la sua malattia alla cornea, permettendogli di riacquistare buona parte della vista) daranno vita al meraviglioso volume “L’arte di vedere” del 1942. Eppure le sue difficoltà visive non impediranno alla sua originalità e alla sua lungimiranza di “vedere” al di là del quotidiano e di formulare ipotesi preoccupanti e altrettanto realistiche sul futuro dell’umanità. Unendo la sua curiosità per le scoperte scientifiche al fervore per il dibattito politico e culturale, darà vita a una delle opere fantascientifiche più stimolanti del ventesimo secolo. Infatti ne “Il mondo nuovo” del 1932, l’umanità profetizzata (che negli anni ’30 doveva sembrare lontana da venire e che a noi, purtroppo, sembra attualissima) muove i propri passi in un immaginario stato totalitario, pianificato in nome del razionalismo produttivistico e simboleggiato dal culto di Ford. I cittadini di questa società non sono oppressi né dalla guerra né dalle malattie (al contrario degli scenari dickiani!) e possono accedere liberamente a ogni piacere materiale. Affinché si mantenga questo equilibrio, però, gli abitanti vengono condizionati con la tecnologia e con le droghe (il “soma”) e da adulti occupano ruoli sociali prestabiliti secondo il livello di nascita. Alfa, Beta, Gamma e Delta: le categorie genetiche in cui è suddivisa l’umanità. Una suddivisione che è stabilita geneticamente a livello industriale e che non dà adito a nessun tipo di ribellione perché non c’è consapevolezza della propria categoria, ma si vive e basta. […]

(tratto da “Ritratti d’Autore” a cura di Michele Nigro:

Il Mondo Nuovo – Ritorno al Mondo Nuovo

articolo pubblicato sul mensile “Strange Days”)

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