Altre due “puntate” (qui e qui e ovviamente su Ebook Italia qui e qui) dell’intervista di Anna Maria Di Pietro al sottoscritto, pubblicata da Sara Lettrice su Instagram (i_libri_salvano)… Buona lettura!
Archivio per alienazione
“Versi sciolti” e “Uomini omologati”
Posted in nigrologia with tags 1984, alienazione, autore, Big Brother, controcultura, controllo, cultura, decostruzione, distopia, dittatura, domanda, esistenza, esistenzialismo, fantascienza, fantascienza sociologica, futuro, George Orwell, Grande Fratello, intervista, omologazione, poesia, poeta, poetica, potere, social network, società, solitudine, teatro, vita on 26 febbraio 2018 by Michele NigroFilastracca
Posted in nigrologia with tags alienazione, armi di distrazione di massa, biblioteca, cambiamento, consapevolezza, controcorrente, controcultura, controllo, esperimento, evoluzione, filastrocca, Gianni Rodari, isolazionismo, lettore, lettura, libri, libro, mente, mezzi di comunicazione, morte, narrativa, parole, poesia, popolo, potere, psicologia, relazioni sociali, rivoluzione, sistema, social network, social networking, società, sperimentalismo, sperimentazione, tecnologia, televisione, tempo, usi e costumi, vita sociale, web poetry on 17 novembre 2017 by Michele Nigroa Gianni Rodari
Dalla pagina di un tomo
la parola intorpidita
“ma che fine ha fatto l’uomo?”
dice e fugge inorridita.
E girando per le strade
tra i rumori di città
vede che la gente cade
mentre segue nullità.
Gli occhi fissi su un oggetto
che non assomiglia a un libro,
la parola con sospetto:
“mi dispiace ma non vibro!”
Se la mente è sempre stracca
di recarsi in libreria
perché gli occhi più non stacca
dalla sua diavoleria.
“Sono stanca d’aspettare
tra le pagine ingiallite
quindi muoviti a sfogliare
saggi, rime e storie ardite!”
Il tuo tempo è limitato
e la morte non attende,
prendi in mano un rilegato
che il cervello non s’offende.
♦
(immagine di Pawel Kuczynski)
1917 – 2017
Posted in nigrologia with tags Afghanistan, alienazione, america, anniversario, cambiamento, capitalismo, comunismo, comunista, comunità, consumatore, consumismo, consumo, contadino, coraggio, disincanto, disoccupazione, economia, evocazione, evoluzione, forza, futuro, giustizia, governo, guerra, ideologia, liberazione, libertà, lotta, lotta di classe, marxismo, massa, poesia, politica, popolo, potere, povertà, programmazione, rivolta, rivoluzione, seconda guerra mondiale, sinistra, sistema, socialismo, società, storia, strumentalizzazione, U.S.A., web poetry on 7 novembre 2017 by Michele Nigro“… le barricate in piazza le fai per conto della borghesia
che crea falsi miti di progresso…”
(Up Patriots to Arms, Franco Battiato)
Anche se è autunno e
cadono solo foglie innocenti
stanotte si esce tutti insieme
disarmati idealisti da tastiera, sotto la pioggia
a riprendere, cent’anni dopo, il palazzo
d’inverno della nostra noia a colori,
ma non aspettateci
in piedi e nemmeno seduti, sazi, caldi di vodka
sconfitti, rassegnati, persi nella rete.
Aspettateci ballando, tra un’atomica
e la conquista della Luna
in compagnia di capitalisti moscoviti
e dei nuovi poveri connessi
sui cadaveri delle lotte di classe
e di scioperi disabitati.
Nell’America bigotta
le suocere sono letali
come il fucile di Oswald,
l’algoritmo di Zuckerberg
sfrutterà la vostra rivoluzione
smorzata dai regali di Natale
e i negri arruolati negli slum di Brooklyn
non parlano russo,
copritevi stanotte con fogli di Pravda
perché la chiave del cancello, stavolta
è quella sbagliata.
♦
(immagine: L’assalto al Palazzo d’Inverno
in un francobollo russo emanato nel 1987
per il 70° anniversario della Rivoluzione d’ottobre,
con un dipinto di V. A. Serov)
Silenzio Assenzio
Posted in nigrologia with tags alienazione, amicizia, cambiamento, deserto, dialogo, distanza, esistenza, evoluzione, fuga, liberazione, libertà, lontananza, morte, passaggio, poesia, psicologia, pub, relazioni sociali, ritorno, sentimento, silenzio, società, solitudine, space clearing, storia, tempo, usi e costumi, vita, web poetry on 24 novembre 2016 by Michele Nigro
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“La poesia urbana di Michele Nigro”, di Davide Morelli
Posted in nigrologia with tags alienazione, analisi, analogia, arcaico, artista, autore, capitalismo, consumismo, controcultura, creazione, critica, critica letteraria, cultura, decostruzione, dialogo, dissacrare, edizione, emozione, empirismo, esegesi, esperienza, filosofia, generi letterari, immaginazione, immagine, inconscio, inner space, intellettuale, interiorità, interpretazione, letteratura, lettura, libro, lingua, linguaggio, linguistica, mass-media, mente, metafora, Michele Nigro, multimediale, neurolinguistica, neurologia, parole, poesia, poeta, poetica, poetry, postfazione, postmodernismo, postmoderno, psicanalisi, psicologia, pubblicazione, raccolta, ricerca, ricordi, riflessione, scrittura, scrivere, sentimento, silloge, simbolo, sistema, società, sperimentalismo, testo, tradizione, urbano, vita, web poet, web poetry on 18 agosto 2016 by Michele NigroLa poesia urbana di Michele Nigro
Non voglio scrivere nulla sulla ideologia, sulla personalità o sul retroterra culturale di Michele Nigro. So che è un artista multimediale e sperimentale. D’altronde, come ha dichiarato Nicholas Negroponte, il passaggio dagli atomi ai bit è inarrestabile e internet ne è una conseguenza, sebbene qualche intellettuale consideri il web un’anticultura per eccellenza. A mio avviso il flusso di coscienza di Joyce e l’ipertesto possono coesistere pacificamente¹. Non voglio in questa sede neanche stabilire cosa sia la poesia e cosa sia la poetica. Forse la poesia è un insieme di intuizioni verbali e la poetica è la riflessione sulla poesia da parte dell’autore. Probabilmente sappiamo solo che l’arte, per dirla alla Pareyson, è “il bisogno dell’inutile”. Si noti l’ossimoro. Di più forse non si può scrivere, vista e considerata la polisemia dell’opera d’arte e la polifonia della letteratura contemporanea. Nella storia dell’arte è accaduto anche che un oggetto comune come uno scolabottiglie diventasse un’opera perché era stato trasportato da un negozio a una galleria. Grazie a Dio esiste la libera interpretazione dei testi e delle opere! Quindi la mia non è che una delle tante comprensioni/spiegazioni possibili di questa raccolta poetica. Piuttosto vorrei condividere la mia opinione riguardo a un’altra questione: molti non vedono di buon occhio chi scrive poesie e considerano rispettabili solo i romanzieri. Per molti il poeta non è che un clown disadattato senza più alcun status oppure un esteta acchiappanuvole, perenne parodia di se stesso. E invece è un outsider, che sfida le convenzioni della cultura dominante. Nel mondo dei talk-show e degli sms, la poesia può essere un bisbiglio sommesso che vince l’incomunicabilità e il rumore. Personalmente trovo che oltre al romanzo vi siano altri modi dignitosi per esprimersi. Ad esempio la poesia, l’aforisma, il saggio breve, il racconto, il diario. Certo, chi scrive un romanzo insegue il sogno del best seller o del capolavoro. Ma difficilmente si realizzano queste cose. Io penso che tutto debba nascere da un’esigenza interiore; che sia ingiusto nei confronti di se stessi cercare di adattarsi alla logica di mercato o ai gusti del pubblico. Eppure un tempo non era così: fino al neoclassicismo settecentesco la poesia era considerata superiore alle altre arti. Inoltre sarebbe opportuno ricordare che abbiamo sentore d’eterno ogni volta che proviamo un’esperienza estetica, indipendentemente dalla sua forma. L’autore che non cerca a tutti i costi di scrivere un romanzo di successo ha un merito, se si considera la mercificazione dell’arte nell’industria culturale del tardo capitalismo.
La presente raccolta contiene poesie esperienziali: Nigro ha molti autorevoli pensatori dalla sua parte. Ad esempio per Locke la mente acquisisce conoscenza tramite esperienza empirica. Senza dimenticare tutti gli altri empiristi inglesi, tra cui anche Berkeley, Hume e Mill; e gli psicologi Wundt, K. Lewin e Piaget. Sono molti i predecessori illustri, secondo cui apprendiamo tramite introspezione e osservazione degli altri. Queste sono le modalità principali di apprendimento, anche se impariamo per mezzo di tentativi ed errori, grazie a dei feedback, tramite assimilazione e accomodamento. In queste poesie, reale, immaginario e simbolico si intrecciano. Interpretazione del mondo e creazione poetica si alternano. Questa opera trascende il logocentrismo occidentale. L’inconscio, che non viene rimosso o represso, non prende mai il sopravvento (come nei surrealisti o nei futuristi). L’autore forse vuole dirci che cerchiamo sempre di inglobare il reale in schemi per dare un significato al mondo, che questa nostra attività non è dettata solo dalla logica ma anche da processi psichici inconsci. Questi componimenti sono frutto della consapevolezza del “linguaggiare” descritto da Maturana: il Nostro ha preso atto da tempo che siamo immersi tutta la vita nella conversazione e nel linguaggio interiore. Allo stesso tempo è perfettamente cosciente che “il linguaggio è il significante di un significante” (F. de Saussure). Sa bene che l’inconscio non è solo istinto come sosteneva Freud, ma anche linguaggio. Per Lacan infatti l’inconscio è il significante: ogni volta che parliamo è l’Es che parla. Questi versi sono colloquiali: probabilmente c’è la ricerca di un noi duale. C’è la sfida dell’incontro: un tentativo di completarsi, nonostante gli esseri umani siano come i porcospini di Schopenhauer. Ma il mondo non per questo diventa provvisto di coerenza e di senso. Il rapporto amoroso rivela la sua illogicità.
Come seppellire i morti a gravità zero
Posted in nigrologia with tags alienazione, atarassia, cambiamento, cimitero, consapevolezza, corpo, cosmo, decostruzione, degenerazione, dolore, esistenza, evoluzione, futuro, interiorità, involuzione, libertà, luce, metamorfosi, morte, pace, passato, poesia, poeta, poetica, poetry, psicologia, ricordi, sole, spiritualità, storia, tempo, Terra, usi e costumi, viaggio, vita, web poet, web poetry on 10 marzo 2016 by Michele NigroT’adoperi con la vanga del tempo
a ricoprire fatti sfumati
e dolorosi echi di cose andate,
ma la terra aliena dell’irrisolto
non si adagia
compatta e riverente
intorno alle visitate ossa
per mancanza di gravità.
Sepolture indiane
alla luce del sole,
corpi esposti al vento
cosmico
è il consumarsi lieve
degli affanni carnali
senza marmi sacri,
giudicati dalle intemperie.
Pulviscolo cellulare
disperso al tramonto
nell’aria serena dell’infinito,
non nascondi più, esasperato esteta
le spoglie al futuro.
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Ricordi atomici
Posted in nigrologia with tags alienazione, antico, appartenenza, archeopsiche, archetipo, consapevolezza, coscienza, decostruzione, destino, esistenza, evoluzione, fisica, inconscio, involuzione, liberazione, luogo, meccanica quantistica, memoria, metafisica, metamorfosi, morte, natura umana, passato, patrimonio, poesia, primordiale, ragione, ricordi, sensi, spazio, storia, tempo, trasmutazione, viaggiatore, viaggio, web poetry on 4 luglio 2015 by Michele NigroSono un invito al viaggio
i commenti negativi
di chi non lascia a casa l’io,
particelle prestate alla storia
e sopraffatte dal logos.
Se ritroverete la memoria persa
non riconsegnatela a questo corpo.
I nostri atomi riciclati
hanno già visitato in passato
luoghi che definiamo sconosciuti.
Frammenti ereditati per caso entrano
in vibrazione dinanzi a tracce familiari.
Lacerati dall’irrilevante,
è difficile rassegnarsi al fatto
di essere appartenuti al mondo.
♦
Perché non bisognerebbe partecipare a concorsi letterari a pagamento, o a nessuno di essi.
Posted in nigrologia with tags alienazione, antologia, associazione, autoironia, autore, casa editrice, commerciale, concorso letterario, consumismo, creatività, creazione, critica, critica letteraria, cultura, editoria, generi letterari, gloria, Guy Debord, leggere, letteratura, lettore, lettura, liberazione, libertà, libri, libro, narrativa, narrativa breve, parole, poesia, poeta, promo, psicologia, pubblicazione, racconto, reading, realtà, relazioni sociali, reti sociali, scrittore, scrittori, scrittura, scrivere, silenzio, sistema, società, società dello spettacolo, sogno, solitudine, space clearing, spettacolo, successo, testo, verità on 9 Maggio 2015 by Michele Nigro
“… non si può partecipare
subito a un concorso di poesia
che idea
intitolarla ‘apnea’
vale un primo posto…”
(“Il pescatore di asterischi” – Samuele Bersani)
Chi si appresta a scrivere il seguente post, in passato, ha partecipato a numerosissimi concorsi letterari comprendenti la cosiddetta “quota di partecipazione” o “tassa di lettura”, preferendo di gran lunga la prima definizione, anche se l’effetto è lo stesso, dal momento che viviamo in un paese i cui abitanti sono già abbondantemente tassati da chi governa e non c’è bisogno di esserlo anche in ambito culturale e creativo. Sempre lo scrivente gestisce un “servizio di recensione a pagamento” (ATTENZIONE: servizio non più attivo dal 19/08/2017, n.d.a) e quindi, prima che qualche detrattore di professione metta in evidenza questa sua presunta contraddizione, ci terrebbe a distinguere i due momenti “pagati”: mentre una recensione è caratterizzata da un rapporto privato tra recensore e autore, e il recensore non sfrutta secondariamente l’opera ma mette a disposizione il proprio tempo per recensire, tempo che deve essere valorizzato ricorrendo al vil denaro, nel caso delle opere inviate a un concorso letterario vi sono gli estremi per uno “sfruttamento” delle stesse nell’ambito di una manifestazione sociale o di un evento culturale pubblico, e quindi a volerla dire tutta dovrebbero essere gli autori partecipanti a ricevere un pagamento, dal momento che senza le loro opere la manifestazione letteraria non avrebbe luogo. Poiché anche questa ipotesi apparirà a molti di voi utopica e lontana dalle esigenze pratiche reali di chi organizza degli eventi che comportano una spesa, l’unica soluzione dovrebbe essere quella di indire bandi per concorsi letterari caratterizzati da un rapporto di gratuità tra autori/partecipanti e organizzatori/lettori, facendo affidamento quando possibile a fonti terze di sovvenzionamento.
Tenterò in seguito di elencare quelle che secondo il mio modesto parere sono le motivazioni che dovrebbero spingere un autore a partecipare solo ed esclusivamente a concorsi gratuiti o forse, addirittura, a non partecipare a nessun tipo di concorso:
- al di là del fatto che chi partecipa, con il semplice “esserci”, alimenta già un meccanismo che tiene in piedi l’evento, c’è da dire che accade molto spesso di assistere anche alla conseguente nascita editoriale di antologie rimpolpate dalle opere in concorso e che dalla cui vendita i vari autori partecipanti non ricaveranno una cosiddetta “lira scannata”: i proventi serviranno a qualche opera di beneficenza di cui si perderanno le tracce dopo pochi minuti dalla fine del concorso o a un più realistico recupero di quelle spese anticipate dai volenterosi organizzatori che a volte si autotassano o alleggerendo le già esigue casse di una sconosciuta “associazione culturale” – in ogni angolo del mondo c’è sempre un’associazione culturale che sforna eventi – che per darsi una ragione di esistere più consistente della semplice registrazione negli elenchi dell’associazionismo, sceglie di “scendere in campo”, quello culturale ed editoriale, e salvare finalmente dall’annientamento letterario questa società già ampiamente devastata da WhatsApp e Facebook! La maggior parte dei concorsi, inoltre, non inviando neanche una copia omaggio all’autore (e dico “una”, con la sacrosanta clausola di pagare almeno le altre eventualmente ordinate), costringe quest’ultimo a dover aggiungere alla succitata tassa di lettura anche un’altra tassa di lettura, ovvero la propria: va pagato il piacere vanitoso e vano del leggersi su un prodotto editoriale destinato il più delle volte a circuiti interni (“io leggo te, tu leggi me!”) e sconosciuti alle grandi “correnti” commerciali. In tanti anni di partecipazione a questa tipologia di concorsi, solo una volta mi è capitato di intravedere una di queste antologie tra gli scaffali di un famoso bookstore abituato a metabolizzare altre tipologie di prodotti e a ritmi ben più serrati di quelli di un’antologia con cadenza annuale. Ma a volte questi “prodotti di nicchia” sfuggono al duro filtro del marketing per giungere alla vista del grande pubblico.
Il viaggio
Posted in nigrologia with tags alienazione, anarchia, appartenenza, cambiamento, casa, conoscenza, consapevolezza, contaminazione, controcultura, crisi, cultura, evoluzione, geografia, immergente, inner space, interiorità, internazionale, libertà, lingua, lontananza, luogo, memoria, metamorfosi, mondo, movimento, nevrosi, poesia, ricerca, ritorno, schema, solitudine, spiritualità, strada, tempo, territorio, turismo, viaggiatore, viaggio, web poetry on 22 aprile 2015 by Michele NigroEliminare la fretta del ritorno
a casa
tra sicurezze etichettate
e appartenenze
perdersi per il mondo
privo di memoria e lingua natia
immerso nel viaggio
nuova dimora senza tempo.
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Fuga in avanti
Posted in nigrologia with tags accelerazionismo, alienazione, assertività, cambiamento, controcorrente, controllo, esistenza, evoluzione, forza, fuga, futuro, interiore, interiorità, liberazione, libertà, lotta, mutazione genetica, natura umana, omologazione, parole, passato, poesia, psicologia, qualità della vita, resistenza, ricerca, rivoluzione, sopravvivenza, spazio, sperimentazione, tempo, viaggio, vita, vite parallele, web poetry on 31 marzo 2015 by Michele NigroSpostarsi in avanti con il corpo
a seguire una mente già libera
in viaggio da secoli
attraverso spazio e tempo.
Figure care e pesanti mi rallentano, parole inutili,
schemi abituali, gesti prigionieri di un déjà vu
abbandonati con naturalezza
lungo la strada, per sopravvivere.
Il desiderio di diventare sordo all’oggi
estremo atto liberatorio,
l’onda d’urto dell’insoddisfazione
proietta vestigia ancora calde
verso probabili futuri.
Dietro di te involucri
di esistenze pregresse
come conchiglie frantumate
su spiagge interiori.
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Le forme, la storia e l’anima
Posted in nigrologia with tags Adolf Hitler, alienazione, antropologia, appartenenza, armi di distrazione di massa, attualità, cambiamento, consapevolezza, contenuti, coscienza, demagogia, destino, dittatura, esistenza, evoluzione, fascismo, filosofia, forme, futuro, genetica, ideologia, immobilismo, impegno, impegno civile, interiorità, libertà, lotta, luogo, moda, Mussolini, Napoli, nazismo, partito, passaggio, passato, pessimismo, piazza, politica, popolare, popolo, populismo, potere, religione, ripetitività, ritorno, seconda guerra mondiale, società, spazio, specie, storia, tempo, ucronia, umanità, usi e costumi, visione, vita, vita sociale on 3 marzo 2015 by Michele NigroOsservando questa foto scattata a Napoli, nella mia Napoli, nel 1938 in occasione della visita di Hitler, ho pensato per un istante di trovarmi dinanzi a un fotomontaggio realizzato ad uso e consumo di un’ucronia, ovvero di un racconto fantastico che partendo da un’ambientazione storica reale in seguito devia dal percorso conosciuto a causa di una serie di “se” e conseguenti scenari alternativi ipotizzati (come sarebbe l’Europa oggi se Hitler avesse vinto la guerra; cosa sarebbe accaduto se Ponzio Pilato avesse liberato Gesù e crocifisso Barabba, andando contro la volontà popolare; ecc.).
E invece, come accennavo, questa foto presa in prestito da un post del sito NapoliToday (che a sua volta riprende un articolo di Corrado Ocone pubblicato sul Corriere della Sera), si riferisce a un fatto reale, storicamente documentato, un evento accaduto pubblicamente e quindi confermato da numerosi testimoni. Eppure osservando questa Piazza del Plebiscito inconsueta, lontana dal nostro presente, per certi versi quasi “irreale”, è inevitabile che mi lasci trasportare verso alcune considerazioni non da storico ma da semplice uomo della strada che riflette sul tempo (non quello atmosferico!), sul suo trascorrere, sul cambiamento solo apparente che la storia ci propone attraverso le forme.
Il punto iniziale di questa mia riflessione è rappresentato proprio dalle piazze: quelle storiche e importanti, almeno da un punto di vista architettonico e salvo radicali modifiche determinate da volontà dittatoriali o megalomanie regali autocelebrative travestite da progresso, da cataclismi o da altre insormontabili esigenze urbanistiche, restano invariate e riconoscibili anche dopo secoli; la parte variabile di una piazza, come di una città e di un intero paese, è costituita dalle forme aggiunte, dalle scenografie supplementari del momento più o meno rimovibili: vedere quella Piazza del Plebiscito agghindata con i vessilli fascisti e nazisti, le svastiche e i fasci littori che sormontano l’emiciclo dorico disegnato da Leopoldo Laperuta su “mandato” di Gioacchino Murat, suscita una certa impressione in chi, come il sottoscritto, ha percorso quegli spazi godendo di una libertà ereditata alla nascita. Impressionato non perché scopro, grazie a questa foto storica, che sono esistiti (e purtroppo, anche se in misura minore, esistono ancora) il fascismo e il nazismo, ma con “occhio postumo” metto a confronto “le varie foto” di quello stesso spazio adoperato nel corso della storia in differenti momenti, diametralmente opposti, umanamente incompatibili: dalla visita di Hitler nel 1938 al concerto di Pino Daniele nel 1981! Tanto per fare un esagerato esempio di coesistenza degli eventi (o meglio, dei loro echi) in un luogo, come tanti altri nel mondo, che svolge la funzione di muto testimone di una metamorfosi delle forme voluta dall’uomo. Le piazze cambiano, le forme si alternano: ieri Hitler o Mussolini, oggi altri personaggi più comici, sicuramente meno tragici, ma altrettanto pericolosi e dotati di una carica ideologica che crea altre forme, moderne, adattabili ai tempi, meno eclatanti da un punto di vista scenografico o addirittura subliminali, forse più volgari ma non meno attraenti.
Il mio vuole essere un invito a non perdere di vista le forme attuali, a studiarle per disattivarle grazie a un confronto storico onesto e aperto, ma mai ingenuo e legato a una presunta unicità del tempo presente (che è sempre riducibile a un’unicità delle forme). Sappiamo compiere quest’opera di studio delle forme e dei loro effetti su di noi? In pochi, temo. Ovvero, una volta isolate le parti immutabili della storia, l’uomo e il suo contenuto primordiale costante, sappiamo osservare in maniera oggettiva le forme che agghindano il nostro tragitto temporaneo su questo pianeta? Per riuscire in questa impresa occorrerebbe stare al mondo con distacco, quasi un necessario ossimoro: partecipare alle forme dell’epoca ma senza perdere di vista l’anima laicamente intesa, la zona immutabile dell’umanità (il solo e autentico “monumento” costante nel tempo, più eterno delle piazze), la sua atavica e inossidabile imperfezione (e che, paradossalmente, rappresenta un confortante punto di riferimento per le generazioni che sanno riconoscerla durante i passaggi epocali), il contenuto che resiste ai secoli, alle ideologie e alle mode.
Così come vi è un’architettura secolare, solida, che “registra” i movimenti bizzarri dell’umanità, allo stesso modo esiste un’interiorità granitica che assiste muta all’influenza delle forme sul nostro agire: con l’unica differenza che mentre il monumento nasce inanimato e non “esprime giudizi”, la nostra interiorità apparentemente immobile può essere rianimata – non senza un certo lavoro! – per svolgere la delicata funzione di “guardiano delle forme”. Le religioni, soprattutto quelle operanti in occidente, in un contesto economico fagocitante e di progresso tecnologico ossessionante, hanno da tempo fallito nel loro compito maieutico e di autentica liberazione dell’uomo, assolvendo magistralmente invece a quello di “complice” del potere sistemico. Una speranza deriverebbe attualmente dal progressivo avvicinamento tra spiritualità e scienza, ma questo rappresenta un capitolo a parte…
Accettare questa sorta di “pessimismo storico” non significa disimpegnarsi nel presente (della serie: “l’uomo è sempre uguale e non cambierà mai niente, quindi perché sudare? Tanto vale attendere la morte godendo dei piaceri dell’esistere!”); si tratta invece di un’accettazione consapevole in grado di prepararci alle cicliche cadute causate dalla “debolezza congenita” della specie a cui apparteniamo. Uno sforzo indispensabile se si vuole imparare ad essere originali in maniera profonda (l’originalità non risiede nel generale ma va ricercata nel particolare, senza perdersi in esso), riconoscendo con serenità di essere in fin dei conti solo delle “copie” di persone già vissute e che ripetono le battute di un canovaccio già scritto e ormai sgualcito perché utilizzato da miliardi di esseri umani nel corso dei millenni; uno sforzo per imparare a sorridere di noi stessi e dell’umanità passata e futura, della ripetitività storica in cui siamo immersi fin dalla nascita, e non restare prigionieri delle forme.
versione pdf: Le forme, la storia e l’anima
Non abito più qui
Posted in nigrologia with tags abitudine, alienazione, appartenenza, assimilazione, associazione, cambiamento, chiesa, comportamento, consapevolezza, contaminazione, cultura, decostruzione, dissacrare, dogma, educazione, esistenza, etologia, evoluzione, involuzione, libertà, lotta, mente, metamorfosi, omologazione, passato, personaggio, personalità, poesia, psicologia, ricerca, ricordi, ritorno, rivoluzione, schema, simulazione, sistema, società, sperimentazione, usi e costumi, vita, web poetry on 21 febbraio 2015 by Michele NigroHo provato a indossare
un abito di quand’ero giovane,
antichi gesti sociali, maschere
a me familiari
ridicole manovre disinvolte
per rientrare in spazi mentali
che non mi appartengono più.
Pensieri dalle forme sgraziate
si adattano a grezzi tessuti morali.
Spinti da tragiche nostalgie
ritornano comportamenti
depositati nei caveau del passato,
riesumo l’ingiallito copione
di un personaggio in disuso
ne ricordo ancora le azioni di scena
le rivivo senza comprendere
il perché di questo recupero
e realizzo così
la distanza maturata negli anni.
Allo specchio
non mi riconosco,
la libera pelle di oggi
pulsa indispettita.
Le querce non rimpiangono
le foglie cadute sulla strada
calpestate dalle ruote del tempo,
se ne occuperà
un coraggioso vento
proveniente dal mare dei naviganti a vista.
♦
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