Archivio per democrazia cristiana

Alcune considerazioni su “1978 – 2018: comunicato n.7”

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 22 agosto 2018 by Michele Nigro

Ricevo e con piacere condivido alcune considerazioni elaborate a caldo dall’amico scrittore Carmine Senatore (che dal 1978 in poi, dopo che mi trasferii con la famiglia da Pompei a Battipaglia, fu mio maestro presso le scuole elementari statali “E. De Amicis”) e seguite alla lettura del mio racconto semi-autobiografico “1978 – 2018: comunicato n.7” . Stavolta non è l’insegnante che legge e valuta il “tema” del proprio alunno, ma è l’uomo che a distanza di quarant’anni, attraverso il mio scritto, – proprio come è accaduto a me scrivendolo – rivaluta seppur brevemente un’epoca storica, le sue vicende, i personaggi, il proprio vissuto personale anche dal punto di vista politico. Grazie Carmine per questa tua nota! Michele.

Una disamina attenta e lucida dei fatti del 1978. La cattura di Aldo Moro, conclusasi con la sua morte, l’uccisione degli uomini della sua scorta (tra i quali anche un Ricci), le Brigate Rosse e i loro comunicati, si inseriscono nelle vicende personali di un uomo “sconosciuto”, la sua tragica fine dopo la malattia, dopo le speranze e il sogno di diventare poliziotto e allontanarsi dal suo paese, da una vita difficile e forse senza futuro. Il cancro e infine la morte. Clamore per la morte dello statista e silenzio per quella di un uomo qualsiasi, che lasciava la moglie e tre bambini piccoli. Stessa situazione personale… ma quanta diversità nell’opinione pubblica.

Analisi e giustificazioni delle Brigate Rosse per il rapimento e l’assassinio di Moro, la nascita del compromesso storico, la fermezza nella trattativa per liberarlo. Quanti democristiani, quante forze oscure, interne e internazionali, furono contrari alla sua liberazione. Pagine ancora buie, fitte di mistero e che lasciano un’ombra profonda sui fatti di allora.

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Palpatarella for president!

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 30 gennaio 2015 by Michele Nigro

palpatarella

Velinismo: tra “arte” e meretricio politico

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 24 giugno 2011 by Michele Nigro

Il dibattito sul velinismo è cominciato quasi contemporaneamente all’azione di sdoganamento del corpo della donna da parte di una certa televisione commerciale. Ma cosa significa ‘velinismo’? E siamo proprio sicuri che lo sdoganamento a cui accennavo sia così recente?

Raccolgo dal web alcune definizioni, più o meno giuste, di ‘velinismo’ (il mio dizionario non è sufficientemente aggiornato): 1) “Il velinismo (sin: cultura della velina o dittatura della velina; maschile: dittatura del calcio e del tronista) è una tendenza italiana a riempire programmi televisivi di vallette più o meno semi nude, che si è sviluppata alla fine degli anni 80′ nei programmi televisivi…”; 2) “L’aspirazione massima di una ragazza è fare la velina, per arrivare a questo bisogna esserci, apparire, sbalordire. I sistemi più sono trasgressivi, più funzionano; allora queste ragazze vogliono far parlare di loro e se non hanno qualcosa, se la prendono senza troppi indugi…”; 3) “Il velinismo è la versione femminile di un sistema dove tutto si compra. Un sistema che richiede di accettare sempre l’obbedienza, sia per le donne sia per gli uomini…”; 4) “Sembra che oggi in Italia, nel massimo momento di regressione ad un patriarcato conservatore e becero, l’unico spazio di potere e successo per le donne sia rimasto quello identificato dall’orrendo neologismo del velinismo…” E così via. La discussione innescata dal velinismo (anche se il termine ‘velina’ è successivo alla comparsa delle prime showgirl della tv commerciale vestite in maniera succinta), come si nota leggendo le poche definizioni sopra riportate, è molto variegata: sarebbe un errore relegare il fenomeno in un angolo esclusivamente moralistico. Il velinismo è molto di più: è semiologia, è politica, è cultura, è ‘filosofia’ di vita, è comunicazione.

La ‘questione’ dell’uso volontario (ma di fatto indotto da un sistema prevalente di valori più o meno discutibili) del proprio corpo da parte della donna ha sicuramente ottenuto una maggiore attenzione grazie alla nascita della cosiddetta televisione commerciale: una televisione che esiste e sopravvive utilizzando i proventi derivanti dalla pubblicità e quindi impegnata costantemente a coinvolgere emotivamente, culturalmente e commercialmente i propri telespettatori. Il teleascoltatore della tv commerciale da protagonista passivo si trasforma in un deus ex machina coccolato, interattivo e artefice (così gli fanno credere) della propria felicità. Tutto è possibile nei nuovi e colorati studi televisivi della tv commerciale: la ricchezza sembra a portata di mano; il pensionato calvo e con la dentiera si atteggia a latin lover; la casalinga che soffre di artrite reumatoide azzarda qualche passo di danza con il ballerino muscoloso messo a disposizione; la giovinezza da riscoprire è un must; le forme esplodono; la vitalità è distribuita a chili; le donne sembrano più facili… Tutto è raggiungibile nella tv commerciale e i grigi disfattisti non sono benvenuti. Uno dei sogni atavici del maschio italiano diventa realtà: una donna seminuda, sessualmente disponibile, poco eloquente o addirittura muta, si aggira tra gli studios della tv commerciale in cerca di un anonimo uomo medio da sedurre a distanza, attraverso l’audace telecamera che osa sui suoi seni abbondanti. L’acquisto dei prodotti pubblicizzati rappresenta l’unico modo per essere indirettamente partecipi di questo nuovo rito collettivo mediato dallo schermo televisivo; per ‘possedere’ (in una maniera sessualmente indiretta) la bellezza, la felicità, la disinibizione, la spensieratezza economica, l’abbondanza, l’arte amatoria, addirittura l’immortalità. Il teleascoltatore non è più seduto sul divano di casa in attesa del segnale di chiusura notturna dell’emittente ma è presente negli studi televisivi, dialoga e scherza con il conduttore, riesce persino a toccare la ballerina formosa e a portare via un po’ di soldi con un gioco a premi; è complice nella realizzazione dei trucchi dello spettacolo…

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