Archivio per deserto

Caffè Albania

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 12 agosto 2018 by Michele Nigro

Ricordi il caffè degli albanesi,

l’angolo cieco e sicuro di Roma dove

s’intrecciavano le mani rassegnate

degli amanti

prima di un altro addio?

Quella dolce gioia dolorosa

poetica fonte di parole che

hanno scavato a lungo in noi

stanotte ha trovato conforto

non in nuove carezze di donna

come tu pensi

ma nel suono lieve di una fontana

lontana, circondata dal silenzio

del buio stellato e delle amicizie spente.

 

Attendevo da anni

di riscoprire quel rito giovanile

dell’acqua bevuta in città deserte

tornando dai goliardici viavai

che precedono l’alba

di rinnovate speranze.

Pomeriggi perduti

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 16 agosto 2017 by Michele Nigro

versione pdf: Pomeriggi perduti

(elogio della lontananza)

Spegnete i saperi

elettrici di sera

i confortanti aggeggi

le reti a maglie larghe

delle bugie a colori,

i fogli stampati

destinati all’oblio

a traslochi incartati

con titoli scaduti.

 

Spegnete tutto!

La verità custodita

senza proclami

dal vento d’estate

da nuvole nere

e salvifiche piogge

a mitigare arsure

a decifrare siccità interiori

si poserà come unguento

sulle ferite della mente offesa.

Continua a leggere

The Waste Land

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 6 agosto 2016 by Michele Nigro

“… Cogli l’essenza

non l’apparenza…”

(Camisasca/Di Bella)

Property Andrew Hefter

Fanno terra bruciata

intorno al mio silenzio,

da fuori osservo

le sbarre di una cella

che non abito.

 

Già libero

sorrido

del vostro lasciarmi

solo.

immagine di Andrew Hefter

… o in alternativa, più ironicamente…

… o forse sarebbe più adatta questa?

… insomma, scegliete voi!

Dylan

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 13 febbraio 2015 by Michele Nigro

Bob Dylan Holding Lit Match Under Keys

Si trasformerà prima o poi

l’amore non dato e ricevuto

in strada da percorrere a piedi

verso quel mondo di sogni resi reali

dalla sorridente disperazione

di chi non si arrende

vagabondo che cerchi di cancellare

il suo volto dagli archivi del dolore.

Incroci deserti e polverosi, binari roventi

fontane poco generose, indicazioni sbiadite dal sole

fedele zaino macchiato di voglia d’andare, senza chitarra

la musica è già in te

ne hai fatto scorta

prima di staccare la spina dalla mortale routine

quanti chilometri per lenire

le ferite non viste

quanti volti nuovi

per capire cosa farne di te.

Passi notturni: i prodromi

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 30 gennaio 2015 by Michele Nigro

 

luci-nella-pioggia

Fredda oscura notte

su strade deserte

vago tra persiane chiuse

come occhi stanchi

da calunnie e dolori non mortali.

Pregiudizi assopiti

alzo gli occhi da terra

per notare le cose

che di giorno ignoro.

Resto in compagnia di me

ritrovando la calma,

per una pace

destinata a perire

al sorgere del sole.

Cani ossomani fugaci

come raffiche di gelido vento

democratici silenzi

tremolanti bagliori

di città remote e vicine.

Romantici viaggi della mente

in possibili futuri.

Bettole di luppolo e rock.

(2005)

“Passi notturni”

Bomba o non bomba, noi arriveremo a Roma!

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 25 settembre 2014 by Michele Nigro

ISIS MILITANT

BOMBA O NON BOMBA, NOI ARRIVEREMO A ROMA!

I temibili guerriglieri dell’Isis provenienti dalla Turchia, dopo aver sconfitto le ultime sacche di resistenza infedele esistenti nei Balcani, giungono indisturbati sulle sponde dell’Adriatico. Decidono, senza esitare e in preda a un’esaltante euforia pseudoreligiosa, di realizzare finalmente le minacce, pronunciate nei mesi precedenti, contro Roma e contro l’occidente cristiano. Così, dopo aver formato una flottiglia di imbarcazioni “prese in prestito” con la forza, attraversano a tutta velocità il mare che li separa dal centro del male, approdando sulla tanto agognata penisola italica, piena di crocifissi da bruciare, di cristiani da sgozzare e di donne da sequestrare.

Appena sbarcati sul suolo italiano, però, li accoglie un forte temporale: un fiume di fango formatosi in maniera repentina travolge e uccide il primo migliaio di jihadisti, abituati ai mari di sabbia dei loro deserti e non ai fiumi di fango di un paese che va in tilt non appena piove. Per nulla sconfortati – perché “Allah è grande!” e vede oltre le disgrazie – proseguono fedeli e giungono nella cosiddetta “terra dei fuochi” dove altre centinaia di soldati votati al martirio trovano la morte, uccisi da tumori fulminanti, raggiungendo le 72 mogli vergini nel paradiso promesso dall’amato profeta Maometto. Mentre si allontanano a gambe levate dalla zona cancerogena, un’autobomba destinata a un noto magistrato anticamorra per errore viene fatta esplodere in anticipo dal dito impulsivo del camorrista latitante Vicienz ‘o Sultan, e uccide sul colpo altre decine di soldati islamici. L’armata dell’Isis, un po’ ridotta di numero ma ancora possente, prosegue imperterrita verso Roma: tuttavia un terremoto del IV grado della scala Mercalli e una conseguente frana decimano ulteriormente le fila del nero esercito. Il capo delle truppe islamiche decide allora di andare per mare, evitando il percorso di terra rivelatosi alquanto sfortunato, ma il capitano della nave dirottata dall’Isis decide di fare un “inchino” davanti all’isola di Ponza. La nave becca uno scoglio e a causa di uno squarcio nello scafo affonda inesorabilmente in pochi minuti: altri santi martiri, morti affogati a causa di quella manovra scellerata, si aggiungono all’elenco.

Giunte finalmente nei pressi di Roma, le poche centinaia di guerriglieri sopravvissuti al naufragio trovano il grande raccordo anulare intasato da un tappo metallico di auto ferme con il motore spento a causa di uno sciopero congiunto dei casellanti e dei benzinai. Decidono così di proseguire a piedi fino a un certo punto e di usare poi un mezzo poco consono allo spirito della missione e all’immagine di un’armata rappresentante un potente califfato: la metropolitana. Ma una “bomba d’acqua” sulla capitale mette fuori uso le centraline elettriche delle linee di Roma Metro. Così, dopo una lunghissima camminata, giunti nei pressi dello Stadio Olimpico, e in coincidenza con il 90° minuto di una partita di calcio terminata con la cocente sconfitta della squadra giallorossa, s’imbattono in un gruppo incazzatissimo di tifosi romanisti, capeggiati dal famigerato curvista Cesare detto “Centosberle” di Centocelle, i quali, vedendoli vestiti di nero, li scambiano per una delegazione di arbitri: pistolettate e coltellate a gogò… Altri morti tra i soldati di Allah. I pochi superstiti, allontanatisi miracolosamente dalla zona dell’Olimpico, incontrano però un nutrito plotone di poliziotti in tenuta antisommossa (e già da diversi giorni di umore pessimo a causa della “spending review” attuata dal governo sulle forze dell’ordine) provenienti da una violenta manifestazione, appena conclusasi, organizzata dai sindacati per protestare contro il Jobs Act di Renzi. Scambiandoli per Black Bloc – sempre per il fatto di essere vestiti di nero – i poliziotti “consumano” i manganelli sulla schiena dei jihadisti e ne spediscono un consistente numero ai vari CTO della capitale. Ridotti a una decina, i poveri soldati dell’Isis arrivano miracolosamente in Vaticano, non più per conquistarlo ormai ma solo per chiedere asilo politico e per rifocillarsi presso la mensa della Caritas in compagnia di Papa Francesco. Ad accoglierli un untuoso cardinale sospettato in passato di essere coinvolto in alcuni casi di pedofilia e di abusi sessuali su seminaristi il quale, rivolgendosi al più giovane dei jihadisti esclama: “Siete così abbronzati e carini ma soprattutto siete tanto stanchi e affamati dopo tutto questo cammino: venite con me, vi ospiterò nella mia canonica!” Amen.

CONQUISTARE ROMA… MA VI CONVIENE?

Regredito

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 21 settembre 2014 by Michele Nigro

the-matrix-red-or-blue-pill_original

Privo di gusci tecnologici

e distrazioni elettriche

l’uomo nevrotico ritorna al pensiero di se

cantando l’elogio della disinformazione.

È costretto da una spaziale restrizione

del suo io drogato di app

a ricercare, non senza spasimi

un’essenza dimenticata.

Le tenebre preindustriali

la lentezza dell’azione storica

un silenzio antifuturista, vicario di glorie meccaniche.

Suoni naturali

fino a ieri seppelliti sotto chili di pubblicità

trasportati da un vento arcaico

rammentano l’onesta posizione nel cosmo

all’essere pensante che si crede dio.

L’uso della parola non bastava

la mente esplora oltre il dicibile.

Comincia così il vero spettacolo

della vita interiore.

matrix-baby

Anestesia

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 17 Maggio 2014 by Michele Nigro

800px-morton_ether_1846_1280258

La volontà fa quello che può

contro l’avanzata del buio artificiale,

innumerevoli stati di coscienza

dopo millenarie lotte evolutive

capitolano simili a baluardi indifesi

dinanzi alle truppe chimiche della scienza.

Privo di memoria e dolore, tagliato fuori dagli eventi

in quale angolo silenzioso si rifugia l’io scacciato dalla realtà?

La coscienza superiore in esilio

vaga senza tempo

tra deserti primordiali e oasi d’archetipi

in cerca di un passaggio per il ritorno.

Insinuazioni bibliche su “Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma”

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 13 Maggio 2014 by Michele Nigro

1J6nWClkefuFPmLK32VU6DV52EJ

Insinuazioni bibliche su

“Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma”

(le misteriose nascite di Gesù il Nazareno e Anakin Skywalker)

La saga fantascientifica di “Guerre Stellari” possiede una struttura eterogenea e attinge elementi da varie fonti; in particolare è disseminata di riferimenti biblici velati o palesi: le frequenti ambientazioni desertiche in ricordo del “deserto dei padri” di origine veterotestamentaria e il deserto come luogo di ricerca spirituale silenziosa, di isolamento e di espiazione, di passaggio, di sospensione storica e di attesa (ad es. il vecchio “Ben”, Obi-Wan Kenobi, in “Star Wars Episodio IV – Una nuova speranza”); l’aridità del pianeta Tatooine, e le sue abitazioni povere, ricordano alcune zone della Palestina ai tempi di Gesù il Nazareno; l’Impero Galattico di Darth Sidious è molto simile all’Impero romano di Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto; Coruscant è come Roma caput mundi, o sarebbe meglio dire caput universi, con tanto di Senatus Populusque Romanus in versione galattica… Numerosi anche i riferimenti alla cultura religiosa cristiana: ad esempio l’organizzazione dei Cavalieri Jedi ricalca in molti punti quella monastico-spirituale di certi ordini religiosi cavallereschi (o religioso-militari) appartenenti alla nostra cristianità medievale (anche se le spade laser dei Jedi ricordano di più le katana, le tradizionali spade giapponesi utilizzate dai samurai). L’obiettivo di George Lucas non è stato certamente quello di riproporre in chiave science fantasy la storia contenuta nella Bibbia (lo dimostra il fatto che nella saga convergono, come già ricordato, più elementi eterogenei, non solo di natura biblica, provenienti da culture e tempi differenti, e da fonti letterarie e cinematografiche differenti), ma di sicuro ha, per così dire, “preso in prestito” alcuni elementi di origine biblica. Il più importante dei quali è contenuto nel primo film della trilogia prequel intitolato “Star Wars Episodio I – La minaccia fantasma” che, come gli estimatori della saga sanno, affronta in maniera approfondita, a distanza di circa vent’anni dalla proiezione nei cinema degli episodi IV, V e VI, i fatti “storici” e le vicissitudini personali dei protagonisti che sono alla base delle avventure descritte di seguito nella cosiddetta “trilogia originale”.AnakinShmi
In “Star Wars Episodio I” la madre del piccolo Anakin Skywalker, Shmi Skywalker, confida al maestro Jedi Qui-Gon Jinn che Anakin non ha un padre, che il suo concepimento è stato un inspiegabile miracolo, frutto presumibilmente della cosiddetta Forza, un’energia onnipresente che pervade e sostiene l’intero universo, e ad opera dei midi-chlorian di cui si dirà tra breve. La scienza ha fornito un nome poco romantico a questo fenomeno presente in natura tra alcune piante e animali: partenogenesi, ovvero riproduzione verginale, quando lo sviluppo dell’uovo avviene senza che questo sia stato fecondato.
Dice Shmi:

<<Non c’è stato un padre.
Io l’ho portato in grembo, l’ho fatto nascere, l’ho cresciuto.
Non so spiegare cos’è successo…>>

Questo evento straordinario non può non richiamare alla mente il dogma religioso, citato nella Bibbia, riguardante il cosiddetto concepimento verginale di Gesù da parte di sua madre Maria, scelta da Dio per mettere al mondo il proprio tumblr_m50xvc0XXf1rpl92qfiglio. Le differenze tra i due concepimenti, a ben vedere, sono irrilevanti (i recenti avvicinamenti, confermati più dalla scienza che dalla religione, tra spiritualità e meccanica quantistica ci suggeriscono un’interessante indistinguibilità tra il concetto di “divinità” tipicamente intesa e quello di energia “intelligente”): in entrambi i casi le cause del concepimento, in un certo modo, sono “conosciute”. Il Dio degli Ebrei e la Forza nella saga di “Star Wars” sono punti di riferimento insostituibili nella concezione dell’universo e comunemente accettati. Nel caso della Forza, però, interviene anche una sorta di spiegazione scientifica a supporto della struttura mistica che caratterizza la fede dei Cavalieri Jedi: i midi-chlorian, forme di vita microscopica che vivono intumblr_inline_mzm5ltF1sj1r2ai2c simbiosi all’interno delle cellule di tutti gli esseri viventi e che permettono la percezione della Forza, come se fossero una specie di ponte tra gli esseri viventi dell’universo e la Forza stessa, la connessione tra la mente di un individuo e la Forza. I mistici di tutte le religioni del nostro mondo, non possedendo i midi-chlorian inventati per la saga di “Star Wars”, hanno dovuto affidarsi ad altri “ponti”, sviluppando altre facoltà spirituali meno fantasiose ma altrettanto portentose. In comune tra i Cavalieri Jedi e i nostri mistici vi è l’annullamento del pensiero in favore della percezione. Come insegna il maestro Qui-Gon Jinn ad Anakin:

<<Senza i midi-chlorian non esisterebbe la vita, e noi non saremmo consapevoli della Forza. In ogni istante essi ci parlano, comunicandoci il volere della Forza. Quando imparerai a placare la mente, sentirai che ti parlano.>>

Continua a leggere

Madre&Moglie

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 17 marzo 2014 by Michele Nigro

Mamme deformate dalla vita

rincasano senza sorrisi, lente come cammelli

attraversando il deserto della monotonia,

piegate dal peso di delusioni in offerta speciale

e buste gonfie di sogni infranti o mai sognati.

Travasate da una famiglia all’altra

proiettano telenovelas e speranze su figli ingrati

desiderati per tradizione o per caso

mentre preparano cene acrobatiche

a mariti indifferenti e stanchi,

perdendosi l’ennesimo tramonto.

raz_a

Psicogeografia agostana

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 15 agosto 2011 by Michele Nigro

“Tutta mia la città!”

La crisi economica avrebbe determinato le nuove scelte turistiche degli italiani, ma io non ci credo. È sempre esistito uno zoccolo duro di ‘custodi della città’ durante il periodo estivo. Essere insensibili al richiamo nevrotico dell’uscita turistica a tutti i costi rappresenta la scelta cinica e anticonformista dell’uomo metropolitano: una presa di posizione filosofica ed esistenziale che va oltre la mera disponibilità economica. Una filosofia del recupero che non interessa solo gli oggetti, ma anche i luoghi e certi stati d’animo dimenticati, ad essi legati. Si sceglie l’immobilità come se fosse un pacchetto turistico acquistato in agenzia. Un’immobilità che diventa l’occasione per un’esplorazione accurata (e rivalutazione) del proprio ecosistema inflazionato; una non-partenza che paradossalmente è motivo di scoperta. Il contrasto tra immobilità e vitalismo isterico, magistralmente rappresentato nel film cult di Dino Risi “Il sorpasso”, esiste dal momento in cui è esistito il dualismo tra il “consumare per essere” e “l’essere per consumare”; tra il non fare senza pentimenti e il disperato presenzialismo.

Ma quando si ha la fortuna di poter sperimentare la dolce solitudine metropolitana, allora succedono cose interessanti: il quotidiano diventa insolito; l’ovvio acquista un fascino non calcolato;  le strade abituali e semi-deserte usate come assolati laboratori psicogeografici, forniscono elementi di studio in altri momenti dell’anno difficili da captare. Svuotata dalla gente che di solito anima i negozi aperti e le vie di comunicazione, la città effettua in maniera inesorabile la sua autodiagnosi di ‘claustrofobia architettonica’: capiamo finalmente come un meccanismo feroce di palazzi e lingue asfaltate e trafficate possa influenzare nell’intimo il pensiero (e le azioni) dell’uomo inconsapevole. Solo grazie allo svuotamento atipico possiamo valutare quelle forme urbane che a lungo andare fanno male (o bene) all’animo di chi vi abita. Siamo ciò che mangiamo. Scriviamo, pensiamo come ciò che abitiamo: un livello superiore del discorso che ci porterebbe verso quella che io definisco “psicogeografia della scrittura”

La vacanza spesa in città si trasforma in senso del possesso di spazi pubblici: “La piazza è mia! La piazza è mia!” – ci teneva a far sapere ‘lo scemo del villaggio’ del film di Giuseppe Tornatore “Nuovo Cinema Paradiso”. Che, forse, non era del tutto scemo. O come cantava il disperato in amore nella canzone “Tutta mia la città” degli Equipe 84, rivisitata alcuni anni fa da Giuliano Palma: “… Tutta mia la città, un deserto che conosco…!” Conoscere il proprio deserto significa essere padroni del proprio spazio e del proprio tempo senza cadere nell’isterismo di massa: saper stare anche da soli per riscoprire l’immagine scarificata dei luoghi che frequentiamo distrattamente e in maniera automatica, spinti dalle pressioni del vivere civile, dai pericoli urbani che ci distraggono dal dettaglio, suggestionati dagli sguardi sospettosi delle persone ‘normali’ che non si pongono domande.

Approfittando del deserto urbano imposto da una certa pseudocultura e dal marketing del movimento stagionale, viene naturale concedersi un esperimento di “psicogeografia” su due ruote: una videocamera fissata sul manubrio di una bicicletta, una città quasi deserta a Ferragosto, la ricerca di una deriva psicogeografica estiva, l’elogio dell’anti-turismo… Le immagini affidate al caso e all’estro del ciclista svelano la “città nuda”. Come colonna sonora i rumori stradali di una cittadina di provincia e di una pedalata tranquilla e costante, interrotta da qualche stridente frenata d’ufficio.

Emma Saponaro

"Cancella spesso, se vuoi scrivere cose che siano degne d'essere lette." (Orazio)

il giardino dei poeti

la poesia è la fioritura del pensiero - il miosotide non fa ombra alla rosa, ciascuno la sua bellezza

Pomeriggi perduti

quasi un litblog di Michele Nigro

Mille Splendidi Libri e non solo

"Un libro deve essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi"

Poetarum Silva

- Nie wieder Zensur in der Kunst -

Leggo e cammino

Amo leggere, amo camminare e amo fare le due cose insieme (non è così difficile come sembra)

Maria Pina Ciancio

Quaderno di poesia on-line

LucaniArt Magazine

Riflessioni. Incontri. Contaminazioni.

Fantascritture - blog di fantascienza, fantasy, horror e weird di gian filippo pizzo

fantascienza e fantastico nei libri e nei film (ma anche altro)

Le parole e le cose²

Letteratura e realtà

L'Ombra delle Parole Rivista Letteraria Internazionale

L'uomo abita l'ombra delle parole, la giostra dell'ombra delle parole. Un "animale metafisico" lo ha definito Albert Caraco: un ente che dà luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l'ombra che le permette di splendere. Il Logos, infatti, è la struttura fondamentale, la lente di ingrandimento con la quale l'uomo legge l'universo.

internopoesia.com/

Il blog di Interno Poesia

Iannozzi Giuseppe - scrittore e giornalista

Iannozzi Giuseppe aka King Lear -scrittore, giornalista, critico letterario - blog ufficiale

Emanuele-Marcuccio's Blog

Ogni poesia nasce dalla meraviglia...

DEDALUS: corsi, testi e contesti di volo letterario

Appunti e progetti, tra mura e spazi liberi

i sensi della poesia

e in pasto diedi parole e carne

La Camera Scura - il blog di Vincenzo Barone Lumaga

Parole, storie, pensieri, incubi e deliri

La Mia Babele

Disorientarsi..per Ritrovarsi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: