Morirete, un giorno
e non avranno capito nulla
del vostro passaggio su questa terra.
Così come loro stessi del proprio:
l’ignoranza esistenziale è democratica.
Quelli che oggi presumono
senza comprendere
forse moriranno dopo di voi
o insieme a voi. O prima, peccato:
non assisteranno alla fine
dello spettacolo allestito
dall’infinito per divertire il divino
che tutto sa.
Restate in vita, dunque
abbiate fede pur nella finitezza che v’opprime
stringete i denti e la carne alle ossa
tenete duro nonostante il buio,
sopravvivete a voi stessi
e alla stupidità, per i restanti anni.
Partecipate all’equivoco, giocateci
non disperate come piace al nemico
rendete difficile il cammino
alle voci di un corridoio post mortem,
smentitele dal vivo con l’esempio
e non solo a parole
lasciatele morire sotto i colpi del tempo
che tutto guarisce e risolve,
seppellite i detrattori ma senza gioire
perché tutti siamo detrattori di qualcun’altro,
siate l’autopsia di voi stessi
non affidatela ad altri, a frettolosi
anatomopatologi dell’anima
e preparate una fossa profonda
in cui far riposare le persone superficiali
che oggi decantano, non autorizzate
le gesta sminuite o esaltate
di esistenze che non gli appartengono.
Dopo gli errori insiti nell’essere umani
c’è bisogno di fatti salvifici, cercati o fortuiti
prima dei puntuali conti presentati lì
dove l’imbuto di Kronos si restringe intorno al collo.
Sarà meglio morire vecchi e nella verità
che giovani e tumulati dalla menzogna.
Quando il vento dell’anima
abbandonerà i vostri corpi, che non saranno più vostri
ma della terra,
nulla potrà essere aggiustato.
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(immagine:
“¡Y tenía corazón! / Anatomía del corazón / La autopsia”
quadro di Enrique Simonet – 1890)