Archivio per futuro

È stato molto bello…

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 15 febbraio 2019 by Michele Nigro

“… È stato molto bello
Finisce la tarda estate
È stato molto bello
Si prolungano le ombre oltre la sera
Non domandarmi dove porta la strada
Seguila e cammina soltanto…” (f.b.)

NIGRICANTE

blog esperienziale di Michele Nigro

11 aprile 2010 – 15 febbraio 2019

Grazie!

Da oggi in poi mi potrete leggere sul nuovo blog “Pomeriggi perduti”!

Mi occupi

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 24 novembre 2018 by Michele Nigro

Ignara del tuo futuro esserci

e del dolore

nel guardare altrove,

mi occupi,

posare gli occhi

sul volto simile

di chi non sei tu,

per salvarmi dall’oblio,

gesti ripetuti

sulla pelle di domani

crudele riverbero del noi,

mi occupi,

all’orizzonte, forse

nuove terre per la semina,

eppure, mi occupi sovrana

con truppe di ricordi

e presidi

di sguardi mai spenti.

(immagine:

Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant

tratta dal film Un homme et une femme

di Claude Lelouch – 1966)

Ciao!

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 22 novembre 2018 by Michele Nigro

L’economia sul saluto

spietata e sincera

si dipana tra le strade d’inverno,

slalom tra volti del passato

guardando altrove

verso nuove speranze

lontano dal nostro vissuto

non mi fermi

non ti fermo

non ci fermiamo a divagare

risparmio energie per spiegare

e avere ragione con ritardo.

Sono il presente

solo il presente

sono il presente – mi ripeto – che

sarà il passato di domani.

 

Le cose belle di sempre

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 26 settembre 2018 by Michele Nigro

(La dispensa)

E prima di partire

faccio scorta

di immagini e di vento

di stelle sorgenti

di colori e ronzii

nel silenzio dell’angolo,

riempire occhi e mente

con strade deserte

foglie morenti

frutti appesi al tempo

e la voce di lei

che mi raggiunge nell’assenza.

 

Nuvole nere incombono

sulle cose che cambiano

spinte dai primi sospiri

autunnali, non ancora

decisi nel dire addio

a quest’estate maledetta.

 

Fanno bene all’anima

il suono lontano di una campana

i monti definiti dall’ultima luce

il saluto di un amico che studia la psiche

le comuni radici a cui bisogna ritornare

il vecchio e il suo cane

in cerca degli anni perduti

sotterrati chissà dove

come ossa di storie sbiadite

le zolle marroni di terra arata

che presto accoglieranno

sementi di futuro.

 

Osservando una ghianda

nel palmo della mano

rivedo il giovane

che non divenne rinomata

tavola di quercia tarlata

dagli obblighi

ma agile desco

per frugali banchetti

su cui bere vino

e fare versi.

 

Prima di partire

metto da parte

in avide dispense

le cose belle di sempre

per gli inverni

che non tarderanno.

Vox populi

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 20 settembre 2018 by Michele Nigro

La voce di donna registrata

dell’ “è arrivato l’arrotino!”

insiste da un’auto lenta

tra le vie di quartiere,

cerca casalinghe vedette

in vestaglie macchiate di figli

senza più il filo della lama

smussato dal ripetersi

e dalla moda dei metoo.

 

Mi ricorda gli annunci spietati

ma dolcemente femminili

della compagna-operaia

alla popolazione tibetana,

da minacciosi altoparlanti

di propaganda e nuovi sol

le disposizioni dell’invasore,

inesorabili dispacci dal passato

come da un redivivo Esercito

della Repubblica Popolare Cinese.

Tornando dal bosco…

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 3 settembre 2018 by Michele Nigro

DSCI0082

Ernst Jünger, nel suo “Trattato del ribelle”, intimava ai non piegati di “passare al bosco”, per coltivare in clandestinità le proprie idee… Un “consiglio” simile lo diede anche il buon Henry David Thoreau in “Walden ovvero Vita nei boschi”.

Tornando da una meravigliosa “passeggiata” in un bosco della mia terra, percorrendo una strada lastricata di pietre, che s’inerpica immersa in una galleria verde, conducendo il camminatore verso la cima di un monte definito sacro dagli “indigeni”, dove una grande croce di ferro illumina le notti della valle sottostante, confermando la presenza di un Cristo che veglia sugli uomini deboli e peccatori, mi sono chiesto a dispetto di Jünger e Thoreau: “cosa portiamo indietro con noi, invece, ritornando dal bosco?”

Panni impolverati, sudati, a volte infangati o con tracce d’erba; uno zaino da rimettere a posto, in attesa della prossima avventura; scarponi da lucidare; un po’ di muscoli indolenziti dalla salita e qualche piccola vescica sotto i piedi da bucare; le consuete riflessioni, che accompagnano il cammino, sulle esperienze esistenziali finite e sulla vita che, imperterrita, mi attende… Tutto nell’ordinario. Dopo una doccia rigenerante che lava via il sudore, è il turno delle foto naturalistiche scattate durante la salita (e la discesa) da “scaricare” sul computer: restano impresse nella mia mente — non lavate via insieme alla polvere — le immagini (più importanti di qualsiasi foto) della bellezza ammirata, pregata, celebrata, quella che fa arrestare il passo ogni dieci metri perché vuoi vedere e gustare quella parte di bosco da un’angolazione un tantino diversa dalla precedente. E sì perché la natura non si ripete, non è mai la stessa: ad ogni passo la combinazione tra rocce, terra, alberi, radici, arbusti, foglie cadute, rami secchi, tronchi marci, funghi, ciclamini, ragnatele, felci, dirupi che costeggiano il cammino, luce che trapela dall’alto attraverso il fitto fogliame, è destinata a mutare. Non esiste un risultato di questa combinazione uguale a un altro; e allora non puoi proprio perderti quel “quadro”, quell’istantanea irripetibile, quel fotogramma di un film documentario in cui sei attore, stavolta, e non spettatore passivo. Vuoi imprimerla in te la combinazione. E ti fermi cento, diecimila volte… Come a voler ridire, ancora incredulo, a te stesso più che alla natura: “ma è cosa mai che sei così bella?” E sai anche che ciò che immortali con la tua macchina fotografica sarà sempre poca cosa rispetto alla bellezza vista direttamente, attraverso la retina dell’occhio, grazie anche alla rielaborazione del nostro amato cervello.

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Caffè Albania

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 12 agosto 2018 by Michele Nigro

Ricordi il caffè degli albanesi,

l’angolo cieco e sicuro di Roma dove

s’intrecciavano le mani rassegnate

degli amanti

prima di un altro addio?

Quella dolce gioia dolorosa

poetica fonte di parole che

hanno scavato a lungo in noi

stanotte ha trovato conforto

non in nuove carezze di donna

come tu pensi

ma nel suono lieve di una fontana

lontana, circondata dal silenzio

del buio stellato e delle amicizie spente.

 

Attendevo da anni

di riscoprire quel rito giovanile

dell’acqua bevuta in città deserte

tornando dai goliardici viavai

che precedono l’alba

di rinnovate speranze.

Nuovo sol dell’avvenire

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 25 giugno 2018 by Michele Nigro

Finì così, all’alba
di un’estate indecisa,
la nostra sinistra
adolescenza
romantica e sognatrice
di zaini su strade d’idee
e mondi da costruire.
Ora che siamo adulti stanchi
neri di rabbia e disincanto
cerchiamo risposte brevi
al tramonto di una crisi eterna.

Ma tu, nel dubbio
in attesa di un nuovo sol dell’avvenire
non smettere di ammirare le mie gambe
pronte ad andare.

Acqua di ritorno

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 17 giugno 2018 by Michele Nigro

Adorava i temporali
estivi, tra sprazzi e lazzi
erano meme bagnati
su gambe scoperte
alla sua natura autunnale
dimenticata tra eccessi di
sole e promesse di viaggi.

Ora le campane chiamano
all’ordine di civiltà domenicali
e tuoni ribelli e grondaie
impreparate ad acque inattese
alla vita ormai persa
che scorre nel mare calmo
della morte che accoglie,
sperando di ritornare
giovane umidità
e nuvole
e di nuovo pioggia
tra i vivi di domani.

Intervista monodomanda di Roberto Guerra su “Call Center – reloaded”

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 22 Maggio 2018 by Michele Nigro

ebook e cartaceo

Michele Nigro alias Nigricante, il reloaded per il racconto “Call Center” e in edizione cartacea. Una metafora attualissima sul destino socioeconomico e psicosociale del nostro tempo, tra avvento irreversibile della robotica e dell’automazione, e il suo impatto reale nel mercato del lavoro non attrezzato per pilotare la mutazione in atto. A ruota libera, che ne pensi?

Non è attrezzato perché mancano (ancora?) le basi per una definizione seria e politicamente strutturata del lavoro stesso in quest’epoca di cambiamenti: così facendo il tutto viene delegato agli squali del pseudoliberismo economico. L’ideologia è scomparsa, la politica offre soluzioni da “paghetta” settimanale giusto per restare a galla dal punto di vista elettorale. Gli unici ad avere le idee chiare su come sfruttare i lavoratori sono gli aguzzini aziendali che masticano risorse umane, delocalizzano, licenziano, assumono facendo firmare contratti in bianco… Fanno i loro comodi indisturbati: e siamo arrivati ai braccialetti di Amazon per sapere quante volte vai a pisciare! Quale sarà il prossimo stadio dell’automazione e dell’efficientismo? E noi glielo lasceremo fare per esigenze impellenti? È solo il mercato del lavoro ad essere impreparato o è impreparato anche il sistema politico che dovrebbe regolamentarlo, proteggendo i cittadini che a quel sistema dà energia nelle urne? Da qui il voto di protesta dello scorso 4 marzo…

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Giacevi così mi parve…

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 24 aprile 2018 by Michele Nigro

La casa del custode

con la sua luce tenue

da una vita privata

veglia ancora oggi

su quello che fummo,

in epoche che sembravano

clementi come un ultimo giorno

di scuola e di speranze.

 

Hai avuto la tua occasione

esanime dalle zampe verdi

che giaci sulla banchina

della mia partenza a tratti,

in attesa dell’aruspice passante

per leggere in te

ardui futuri da sovvertire.

 

Tentenni ancora

nei pressi della stazione,

non hai dimenticato

quella possibilità di andare.

 

Emma Saponaro

"Cancella spesso, se vuoi scrivere cose che siano degne d'essere lette." (Orazio)

il giardino dei poeti

la poesia è la fioritura del pensiero - il miosotide non fa ombra alla rosa, ciascuno la sua bellezza

Pomeriggi perduti

quasi un litblog di Michele Nigro

Mille Splendidi Libri e non solo

"Un libro deve essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi"

Poetarum Silva

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Leggo e cammino

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Quaderno di poesia on-line

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L'uomo abita l'ombra delle parole, la giostra dell'ombra delle parole. Un "animale metafisico" lo ha definito Albert Caraco: un ente che dà luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l'ombra che le permette di splendere. Il Logos, infatti, è la struttura fondamentale, la lente di ingrandimento con la quale l'uomo legge l'universo.

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