<<La trattazione della figura storica di Hitler spesso suscita polemiche accese: mi riferisco alla proiezionedel film “La caduta”, riguardante gli ultimi giornidi Hitler nel bunker di Berlino e da molti considerato come un’opera che umanizza il Führer, e alla più recente‘discussione’ suscitata dalla professoressa Angela Pellicciariche ha scelto di adottare il testo scritto daHitler – “Idee sul destino del mondo” – nel liceo romanoLucrezio Caro. Lei non crede che, per agevolarela crescita di una coscienza storica matura econsapevole da affiancare alla Memoria, si debbanoconsentire anche la lettura e la visione di tale materiale?
Anche io da ragazzo ho sentito il bisogno di leggere il “Mein kampf” di Hitler. Però io possedevo già gli strumenti per capire quel libro, gli stessi strumenti utilizzati per leggere, in seguito, i “Protocolli dei Savi di Sion”. Ciò che mi lascia perplesso di questa “professoressa” è la mancanza, da parte sua, della necessaria cultura scientifica nel valutare il testo. Chi insegna sa benissimo che un libro così pericoloso, senza un apparato critico, dato in mano a degli innocenti, a persone non consapevoli e non dotate di una cultura tale da poter affrontare la drammaticità di quel testo, può causare grossi danni. Non solo la mancanza di scientificità, mi preoccupa, ma addirittura questa professoressa ha scelto una versione con l’introduzione di un noto neofascista di Ordine Nuovo, implicato nelle famigerate stragi dell’Italia degli anni ’70: Franco Freda.
Oltretutto la scuola presso cui insegna aveva invitato il mio amico deportato Piero Terracina e la professoressa non si è presentata, giustificandosi dicendo che soffre molto quando sente le testimonianze della Shoah e quindi, per non soffrire, ha preferito non esserci. La vicenda si commenta da sé.>>
<<Il potere dirompente della fantasia che fuoriesce dagli spazi angusti della pagina scritta, si manifesta attraverso un calore interiore che scioglie le catene dell’anima. Scrive Mariantonia Liborio nella prefazione a “Viaggio intorno alla mia stanza” di Xavier de Maistre: “Dentro le mura di qualsiasi prigione è sempre possibile, grazie alla folle de la maison, scegliere di essere farfalla e volare senza problemi, attenti solo a evitare gli ostacoli, dal dentro al fuori, senza altra legge che il capriccio, senza altri limiti che l’universo.”
Solo che nel caso di de Maistre il viaggio, reso possibile da quarantadue giorni di arresti domiciliari, viene compiuto grazie all’utilizzo di una fantasia itinerante applicata agli oggetti e ai confini domestici. Con la lettura si va oltre: si integrano altri mondi e altri tempi nel proprio mondo e nel proprio tempo. Anche se i risultati illustrati dalla prefatrice, in fin dei conti, sono identici a quelli offerti dalla lettura: “l’immaginazione al potere” diventa realtà e lo slogan sessantottino (preso in prestito dal Futurismo di Marinetti: i futuristi furono dei sessantottini ante litteram sfruttati dal fascismo), nonostante il diradarsi delle nebbie fumogene della polizia e l’arruolamento aziendale dei “figli dei fiori”, che alla fine hanno dovuto mangiare il pane offerto loro dal Sistema, riprende vita non tra le strade affollate di rivoluzionari o mentre viene urlato dall’alto di qualche barricata metropolitana (“… le barricate in piazza le fai per conto della borghesia che crea falsi miti di progresso…”) ma nel silenzio di una stanza.>>
Quando pensiamo alla cosiddetta ‘primavera araba’ ci vengono subito in mente le immagini del giovane egiziano che si dà fuoco per protesta davanti al Parlamento, della fuga dalla Tunisia di Ben Ali, della protesta finita nel sangue del popolo libico, degli scontri in Siria… Spesso, però, le rivoluzioni si nutrono anche di ‘lotte culturali’ incruente ma significative: lotte che affondano le proprie radici in bisogni semplici, scontati per noi occidentali, intrisi di praticità e quotidianità.
Un nutrito gruppo di irriducibili donne saudite, in questi giorni, sta protestando in nome di un diritto che potrebbe far sorridere la parte rosa ed emancipata del nostro mondo libero: il diritto a guidare un’automobile. Non si tratta di una sterile protesta di piazza in attesa di futuri cambiamenti legislativi ma di una manifestazione attiva e disobbediente: le donne di “Women2drive”, questo il nome del comitato che ha organizzato la protesta delle disobbedienti al volante, chiedono di poter circolare liberamente in auto e di non essere arrestate dalla polizia saudita se la mattina accompagnano i propri figli a scuola utilizzando l’automobile del marito-padrone fondamentalista. Tutto qui.
Non posso, in qualità di occidentale amante della cultura orientale e mediorientale ma che resta dubbioso dinanzi a tali eccessi interpretativi della legge coranica (si tratta, è vero, di una legge dello stato, ma sono fin troppo evidenti le connessioni con le varie proibizioni di origine ‘religiosa’), non ripercorrere una tappa in particolare dell’emancipazione della donna occidentale. E l’occasione mi viene fornita dalla rilettura del Manifesto della donna futurista scritto nel 1912 dalla bella francese Valentine de Saint-Point (nella foto), amante di Marinetti. Interessante il suo anti-femminismo (forse vedeva nel femminismo una sconfitta indiretta della natura femminile, un elemosinare diritti appartenenti alla mascolinità tradendo di fatto le potenzialità intrinseche nell’essere donna) e la sua successiva conversione all’Islam.
“Noi vogliamo glorificare […] il disprezzo della donna”
Parole da non fraintendere ma da interpretare provocatoriamente (parliamo di una provocazione lanciata all’inizio del XX secolo e non durante la ‘rivoluzione sessuale’ del ’68) in vista di un’emancipazione della donna raffigurata come ‘angelo del focolare’, tutta casa-chiesa-famiglia. Incalza la de Saint-Point nel 1912: “La maggioranza delle donne non è superiore né inferiore alla maggioranza degli uomini. Esse sono uguali. Tutte e due meritano lo stesso disprezzo.” E poi: “Ecco perchè nessuna rivoluzione deve rimanerle estranea; ecco perchè invece di disprezzare la donna, bisogna rivolgersi a lei.” Conclude: “DONNE, PER TROPPO TEMPO SVIATE FRA LE MORALI E I PREGIUDIZI, RITORNATE AL VOSTRO ISTINTO SUBLIME: ALLA VIOLENZA E ALLA CRUDELTÀ.”
È edificante poter rileggere il Manifesto della donna futurista (vi invito a farlo) alla luce dei fatti sopra descritti, facendo riferimento alla disobbedienza delle donne-guidatrici di Riad: la freschezza e l’attualità del pensiero della de Saint-Point è a dir poco entusiasmante.
Dopo la ‘primavera araba’ i tempi sono maturi, forse, anche per la realizzazione di un ‘futurismo saudita’.
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L'uomo abita l'ombra delle parole, la giostra dell'ombra delle parole. Un "animale metafisico" lo ha definito Albert Caraco: un ente che dà luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l'ombra che le permette di splendere. Il Logos, infatti, è la struttura fondamentale, la lente di ingrandimento con la quale l'uomo legge l'universo.