Archivio per pace
Teomondo Scrofalo
Posted in nigrologia with tags agricoltura, bene, conforto, contadino, dimenticanza, dio, divino, dolore, energia, esistenza, fede, interiorità, lotta, medicina, morte, natura umana, pace, piacere, poesia, preghiera, psicologia, religione, resilienza, resistenza, risorgere, sensazione, spirito, storia, tramonto, tristezza, vino, vita, web poetry on 21 dicembre 2018 by Michele NigroIL SILENZIO E L’ASCOLTO – Conversazioni con Panikkar, Jodorowsky, Mandel e Rocchi
Posted in nigrologia with tags arte, atarassia, attesa, cambiamento, cantautore, casa, consapevolezza, controllo, corpo, dialogo, esistenza, evoluzione, Franco Battiato, ignoranza, immobilismo, interiore, interiorità, intervista, libertà, lontananza, mente, mistero, musica, pace, parlare, parole, presenze, psicologia, realtà, sentire, silenzio, sospensione del giudizio, spirito, spiritualità, tempo, vita on 10 novembre 2018 by Michele NigroPOST PUBBLICATO INIZIALMENTE SUL GRUPPO “SCALO A GRADO”: per leggere anche gli altri articoli, vieni a trovarci:
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<<Mai come in questo periodo ho sentito l’esigenza di riprendere in mano questo libricino pubblicato qualche anno fa per i tipi di Castelvecchi (a cura di Giuseppe Pollicelli che insieme a Mario Tani nel 2013 ha diretto il film documentario “Temporary Road. (Una) Vita di Franco Battiato”) e intitolato “provocatoriamente” IL SILENZIO E L’ASCOLTO – Conversazioni con Panikkar, Jodorowsky, Mandel e Rocchi.
Perché “provocatoriamente”? Perché, diciamocelo, a noi estimatori/fan è mancata e continua a mancare un po’ quella capacità di stare in silenzio e in ascolto. Su questo gruppo forse si è sentita di meno questa incapacità perché siamo tutte personcine di un certo livello: è vero, è piaciuto anche a noi fare qualche commento sulle recenti foto casalinghe del Maestro (commenti giustificati da un’assenza che era divenuta insostenibile da un punto di vista umano più che discografico), ma decisamente non abbiamo assistito a “pontificazioni” e ipotesi di “gomblotto” come altrove. Così mi raccontano…
Infatti, cogliendo l’occasione di parlare di questo libro, intendo ritornare alla vocazione principale di questo “gruppo di studio” che non è “sapere cosa ha mangiato Battiato a pranzo in compagnia di Madonia” bensì libri, contenuti musicali, temi “battiateschi” a noi cari, musica, esoterismo, viaggi, spiritualità… ecc.
Ritornando al libro. Chiede Battiato a Panikkar: “Parliamo del silenzio”, il quale risponde: “… Il silenzio non si può creare se non si sa ascoltare […] Ma anche saper ascoltare le chiacchiere degli altri. Ascoltando trasformi quello che ascolti… […] … io sono il mio corpo. Pertanto, per poter entrare nel silenzio, devo saper stare zitto non solo con le parole ma anche con il corpo. Senza una certa immobilità del corpo non si può conseguire l’immobilità dello spirito. Uno dei grandi dogmi occidentali è quello della volontà: se fai una cosa, questa deve avere un fine. […] È un guaio questo voler sempre prendere l’iniziativa.”
Cosa farà Battiato nei prossimi mesi e anni? Non lo sappiamo e non spetta a noi fare ipotesi: restiamo “in silenzio e in ascolto”. È liberatorio dire “non lo so!” Essere ignoranti.
Dice ancora Panikkar: “… ti trovi davanti al mistero e hai coscienza di non poterlo giudicare. Sei consapevole di conoscere soltanto una parte infinitesimale della realtà…”
Stare zitti con il corpo, sembrare o essere “sciupati e assenti”, e fregarsene! Anzi, VOLER essere (o sembrare) assenti. Fare la propria strada. Dare ascolto solo al proprio orologio interiore, non parlare, seguire i propri tempi, dimenticare i clamori, le pretese dei fan, le ipotesi di “giornalucoli” di provincia… Godersi il presente. Aspirare a conseguire l’immobilità dello spirito; trasformare una convalescenza nel passaggio a un livello di energia e di presenza differente e incomprensibile da un certo efficientismo occidentale.
Fatevene, facciamocene una ragione!>> (m.n.)
(ph M. Nigro)
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Guido piano, guido forte…
Posted in nigrologia with tags autoironia, avventura, cammino, campagna, casa, città, comunità, dimenticanza, ecologia, esperienza, estate, evoluzione, festeggiamento, forza, libertà, lontananza, lotta, luce, musica, narrativa breve, natura, notte, notturno, oscurità, pace, paese, racconto, ricerca, ritorno, silenzio, storia, strada, tecnologia, umorismo, viaggio, vita on 30 luglio 2018 by Michele NigroGuidare di notte, d’estate, finestrino aperto sul cielo stellato in alto, e su paesi e borghi illuminati in basso, galleggianti nel buio di valli senz’afa, astronavi di contrada che non decolleranno mai.
Guido piano, guido forte: forse guido un pianoforte; la musica dall’autoradio, come leitmotiv del mio perdermi quasi voluto tra strade senza lampioni, m’incoraggia a sperare in un ritorno verso casa. Sulla faccia un venticello ancora tiepido residuato dal giorno assolato, mentre ascolto la gomma della ruota mordere l’asfalto di una strada scricchiolante e viva al mio passaggio. Rari gruppetti di cartelli stradali con salvifiche informazioni, come oasi arrugginite e impallinate all’orizzonte rivelato dai fanali: il tempo di leggere, fermarsi in mezzo al non traffico, di riconoscere la direzione desiderata, e via! Convinti e solitari: ce la farò nonostante l’errore iniziale. Tutte le strade, anche quelle più “strane”, alla fine ci riportano a casa. E i paesaggi più suggestivi li incontriamo proprio quando sbagliamo strada. O quando allunghiamo. Penso alla critica delle persone precise e puntuali: “ma hai sbagliato strada!”. A cui risponderei con un filosofico: “e chi se ne frega?”. Per fortuna sono solo e sbaglio quanto mi pare.
Complesse acrobazie su asfalti disastrati e abbandonati all’incuria della burocrazia amministrativa, senza navigatori intelligenti o un po’ stupidi, bensì “a naso”, come un tempo, tra incroci deserti e serrate chiacchiere di cicale accaldate. I fari lunghi irriverenti illuminano vegetazioni a bordo strada, gatti appostati “con occhi di bragia” per cacciare topi e lucertole, o schiacciati da auto ipnotizzanti e veloci, e già in putrefazione. Poveri mici abbagliati dalla tecnologia! A volte pigri o saltellanti cani di quartieri campagnoli, volpi raminghe che guadagnano cespugli discreti. Case con luci fioche sulla porta d’entrata, a indicare familiarità, “qui ci abitano esseri umani!”. O per dire a figli nottambuli dove infilare la chiave. Case antiche o moderne, avvolte dall’oscurità, dalla quiete di abitanti dormienti o tramortiti dalle ultime luci blu di camini catodici.
Guido piano, guido forte: forse guido un pianoforte. I tasti neri della notte si alternano a quelli bianchi di lampioni ordinati che, in attesa del nuovo sole, salvano dalla paura dell’oscuro ignoto, porzioni alternate di strada. Luce-buio, luce-buio, luce-buio… così, per chilometri. Lì dove ci sono, altrimenti ci si arrangia con la lontana luce di luna e stelle. Sotto ognuno di essi si potrebbe addirittura leggere un buon libro, ma non c’è tempo. Se abitassi qui, chissà… mi fermerei a leggere al fresco della strada notturna e deserta, sfruttando l’illuminazione pubblica, godendo del silenzio di zone dimenticate, non dico da Dio ma almeno dal vescovo, e dalla massa balneare che affolla altre strade, altri quartieri, altre città, quelle di mare. Voi, imperterriti frequentatori di terre interne senza porti, vi state perdendo la vita sociale e frizzante della costa, il pullulare tipicamente estivo di occasioni carnali, di carni che non si vendono al supermercato ma che, vive e giovani, odorano di crema abbronzante e sole al sapore di sale.
Intanto, risalendo verso la cima di colline calve per il vento costante, mi imbatto nelle luci rosse intermittenti di instancabili pale eoliche, quelle che prima, da sotto, vedevo piccole come girandole in mano a bambini di fiera: gira, gira, gira… soffia, soffia, soffia, anche di notte il vento catturato da questi mobili alberi meccanici produce energia per la comunità. Segnala, segnala, segnala! Guai se questi lampeggianti non segnalassero a notturni voli d’elicottero la presenza di quest’invenzione umana che di giorno è ben visibile, roteante e a volte sincrona come in un balletto classico. Che gran giramento di… pale, questi draghi metallici con occhi rossi intermittenti e aliti di vento senza fuoco dalle viscere dell’aria. Sì, ma la coda? Creature eleganti e schierate come giganteschi soldati controvento. Eserciti di robot con spade rotanti in servizio permanente effettivo per l’umanità e le sue esigenze energetiche. Come muti danzatori nel vento, su una gamba sola, allenati e disciplinati, muovono braccia grandi e leggiadre sulla cima del mondo.
E io, povero Don Chisciotte della Mancia campana, su un ronzino a scoppio, passando sotto le pale a vento di questa notte di luglio (pale contro cui, a differenza dell’hidalgo spagnolo, non tento nemmeno di combattere), penso a cosa accadrebbe, a me e al mio mezzo, se una di quelle pale – una sola di quelle, enormi e quindi pesanti quanto basta – si staccasse e colpisse con sfortunata precisione l’equide metallico di cui mi servo. Su quella strada in cima alla collina, poco frequentata, ritroverebbero chissà dopo quanto tempo la mia auto schiacciata, forse con i fari ancora funzionanti e illuminanti, dall’unica pala sfuggita alla corolla eolica.
Abbandonando il sicuro centro abitato, dove la festa continua tra vino e salsicce per chi pernotterà lì, sapevo a cosa andavo incontro, quali rischi avrei corso immergendomi nell’oscura periferia del borgo civilizzato e accogliente.
Guido piano, guido forte: forse guido un pianoforte… Perché la scala non musicale di questa strada che non suona, ma risuona di cicaleggi e fuochi d’artificio in lontananza per feste patronali sconosciute, mi riporta lentamente a valle, lì dove abbondano le Autostrade d’Italia: quelle lisce, con la segnaletica dipinta a terra, illuminate a giorno, piene di cartelli, pompe di benzina e bar, di svincoli, di possibilità esistenziali e di scelte geografiche.
Avanti, dunque, oh marmittico Ronzinante! Riportami a casa…
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versione pdf: Guido piano, guido forte…
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(Immagine: “Don Chisciotte contro le pale eoliche”, di Agnese Leone)
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Grado Celsius
Posted in nigrologia with tags atarassia, cambiamento, dolore, esistenza, estate, gente, inverno, lotta, mondo, movimento, nevrosi, notte, notturno, oscurità, pace, poesia, poeta, popolo, psiche, psicologia, sentire, silenzio, società, sogno, solitudine, strada, vita, voce, web poet, web poetry on 2 Maggio 2018 by Michele NigroCon l’arrivo dei primi caldi
di notte
dalla finestra aperta
mi raggiungono psicosi da strada.
Uno che vagando tra i vicoli
geme un lamento “mamma! mamma!”
crisi d’astinenza dalla vita
una sirena insonne tra i miei sogni
colpi disperati di campana
schiamazzi da calura
e coltelli facili.
Amo il gelo che tutto acquieta
sotto un velo immobile
molecole indecenti si placano,
cerco l’inverno che zittisce
come severo maestro
i dolori infreddoliti del mondo.
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immagine: Night scene of Nyboder
Harald Rudyard Engman, 1958
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Il momento perfetto
Posted in nigrologia with tags atarassia, attimo, dimenticanza, distanza, equilibrio, esistenza, evoluzione, ignoranza, immortalità, interiorità, libertà, lontananza, memoria, morte, natura umana, pace, poesia, psicologia, ricordi, sospensione del giudizio, spazio, spiritualità, tempo, visione, vita, vite parallele, vivere, web poetry on 19 febbraio 2018 by Michele NigroEsisteranno, un giorno che non chiameremo più giorno
anche per noi
un tempo e uno spazio
(non più tempo, non più spazio)
in cui diluire la vita incompresa, la non riuscita
e quella non digerita, in cui disperdere
le questioni di principio e gli affanni
i quotidiani attriti dell’inutile fare
gli orgogli della carne e le posizioni in classifica.
Dove tutto sarà quasi pace, ingiudicato e incolore
o colorato a piacere, con le mani e i piedi della notte camminata
di stelle e vino, sospesi
solo una musica lieve e ricordi blandi di
una certa vita lasciata indietro, laggiù o lassù
da qualche parte, insomma… Senza nomi di città,
o di strade, o cognomi strani, o numeri civici e di telefono.
Ignoti, ignoranti e ignorati
in eterno.
Non c’importerà più di niente
perché niente saremo.
Forse vivi, forse no
in ogni caso non lo scopriremo.
Finalmente
sorridendo, senza sapere come
ci dimenticheremo
sui marciapiedi dell’universo.
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Piombo
Posted in nigrologia with tags animazione, anime, armi, consapevolezza, controllo, cult, fantascienza, fede, Giappone, guerra, guerrafondaio, immaginario collettivo, manga, massa, memoria, mondo, morte, natura umana, nucleare, pace, paura, poesia, politica, pop, popolare, post apocalittico, post-atomico, programma televisivo, progresso, psicologia, resilienza, resistenza, ricordi, scientismo, scienza, società, sopravvivenza, speranza, storia, tecnologia, televisione, tempo, terrore, tv, umanità, web poetry on 18 aprile 2017 by Michele NigroRicordi? La tivvù passava
Goldrake, Mazinga, Jeeg Robot
esplosioni nucleari aliene
in un Giappone già sconfitto.
Alle scuole medie
disegnavo rifugi
antiatomici colorati e minuziosi
con tutto quel piombo
che dava speranza
al futuro dell’umanità e ai miei
acerbi spermatozoi.
Poi i potenti rinsavirono
fu un vortice di firme, strette di mano
crolli, trattati di pace
ipocriti disarmi senza equilibrio.
Crisi d’identità
da oriente a occidente,
cani affamati senza museruola e padroni
abbaiavano nelle notti di provincia.
Dove saranno
in quale scatola degli anni ottanta
i miei progetti, odor di matita e gomma
per esorcizzare la paura del caldo nulla
e della morte da poco conosciuta?
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The Giver – Il mondo di Jonas
Posted in nigrologia with tags 1984, amore, analogie, atarassia, bellezza, cambiamento, cinema, cinematografia, consapevolezza, contaminazione, controllo, critica televisiva, distopia, dittatura, emozione, equilibrio, esistenza, eugenetica, eutanasia, evoluzione, fantascienza, fantascienza sociologica, film, fuga, futuro, generi letterari, George Orwell, ibridazione, inner space, interiorità, istinto, liberazione, libero arbitrio, libertà, libri, lotta, memoria, pace, politica, popolo, post apocalittico, potere, psicologia, quest, recensione, ricerca, ricordi, rivoluzione, romanzo, sci-fi, science fiction, sentimento, sf, sistema, società, storia, umanità on 11 aprile 2017 by Michele Nigroversione pdf: The Giver – Il mondo di Jonas
Una delle caratteristiche più frequenti nei recenti film di genere fantascientifico è senza alcun dubbio il processo di ibridazione da cui nascono: l’originalità, sempre più rara, è stata sostituita da più sicuri incroci tra porzioni di precedenti pellicole di successo (anche di generi differenti), come in una sorta di grande esperimento di ingegneria genetica adattata alla cinematografia. Lungi da me il voler giudicare come negativa questa tecnica d’ibridazione, che nella maggior parte dei casi fornisce risultati gradevoli, sarebbe tuttavia interessante analizzarne – in altra sede e in maniera più approfondita – l’origine, gli obiettivi, le tecniche narrative che utilizza per rendere credibile il risultato finale: si tratta di mancanza di idee come accennavo all’inizio? Voglia di “contaminazione” tra generi? Sperimentalismo transmediale libro-film? Sta di fatto che questi film derivano quasi sempre da altrettanti romanzi, quindi l’ibridazione avviene a monte. È letteraria.
Non sfugge a tale fenomenologia il film intitolato The Giver – Il mondo di Jonas (tratto dal romanzo The Giver – Il donatore di Lois Lowry): l’accostamento più facile da fare sarebbe quello con il film Hunger Games, ma scavando in profondità è interessante rilevare quante altre analogie meritano di essere scoperte e analizzate. La storia contenuta nel film di Phillip Noyce ha letteralmente “rubato” l’idea della riscoperta dei colori (e delle emozioni) a un altro grande film sottovalutato: Pleasantville. L’assegnazione di mansioni al compimento del 18° anno d’età assomiglia alla divisione in fazioni presente nel romanzo Divergent di Veronica Roth (dal momento che il romanzo della Roth è del 2011, mentre quello di Lowry è del 1993, sarebbe il film Divergent ad avere un “debito” con The Giver – Il mondo di Jonas; anche se entrambi i film sono del 2014!). L’estirpazione delle emozioni dall’animo umano è un chiaro riferimento al film Equilibrium di Kurt Wimmer; la società quasi apatica, senza classi e senza memoria di The Giver ricorda un po’ quella degli Eloi di H. G. Wells; l’iniezione mattutina per debellare gli impulsi sessuali e sentimentali è l’equivalente, in termini di controllo sociale, dell’assunzione di soma ne Il mondo nuovo di Aldous Huxley; l’amore controllato (e inibito) tra uomo e donna non può non rievocare il rapporto proibito tra Winston e Julia nel celebre romanzo 1984 di George Orwell. Per non parlare della deriva eugenetica, presente in numerose opere letterarie e cinematografiche fantascientifiche. Interessante il riferimento antiabortista (i bambini non conformi allo standard vengono “congedati”: un modo pulito per dire uccisi) e quindi antispartano contenuto nel messaggio filmico. Riferimento che potrebbe essere esteso anche al tema delicato e attuale dell’eutanasia: quando una società legifera sulla nascita, sulla morte e sui sentimenti ed emozioni contenuti nell’intervallo di tempo compreso tra questi due momenti, può definirsi libera? Sembrerebbe chiedersi la voce narrante di questa storia. Anche se, come accade nella realtà, non è la condizione esistenziale in sé ma la necessaria presa di coscienza a fare la differenza in termini di azioni da intraprendere.
L’idea di una società distopica “con il trucco” non è originalissima: nella maggior parte dei casi si tratta di società post-apocalittiche, perché deve esserci sempre un evento passato sconvolgente – una guerra, un’epidemia, una quasi estinzione – per far cambiare rotta all’umanità e per farle scegliere un nuovo inizio basato su scelte radicali applicate da un’oligarchia. Come a voler dire: “abbiamo sbagliato, è vero, ma da oggi in poi si riga dritto, con nuove regole e guai a chi sgarra!” Innumerevoli sono gli esempi, fantascientifici e non, letterari e cinematografici, di società apparentemente perfette ma che nascondono regole di vita disumane e innaturali: The Island film di Michael Bay, L’uomo che fuggì dal futuro (THX 1138) di George Lucas, La penultima verità (The Penultimate Truth) romanzo di Philip K. Dick, The Truman Show film di Peter Weir, La fuga di Logan (Logan’s Run) film di Michael Anderson, La possibilità di un’isola romanzo di Michel Houellebecq… ecc. Continuate voi: sono sicuro che avete almeno un titolo di film o di romanzo da aggiungere all’elenco!
Partenza, sera, notte
Posted in nigrologia with tags attesa, bellezza, cambiamento, città, consapevolezza, coraggio, disincanto, esistenza, esperienza, essenza, evoluzione, futuro, interiore, inverno, libertà, lontananza, mondo, natura, notte, notturno, oscurità, pace, partenza, passato, poesia, poet, poeta, poetica, poetry, primavera, ricerca, ricordi, ritorno, scelta, sentimento, silenzio, sole, solitudine, sopravvivenza, speranza, storia, tempo, tramonto, umiltà, viaggiatore, viaggio, vita, web poet, web poetry on 30 marzo 2017 by Michele Nigro(partenza)
Treni dolenti attesi
su banchine sospese nell’anima
in compagnia di
speranzosi tramonti,
brune sfumature di soli
svaniti ormai dal viso
tra le passate onde,
e musiche solitarie
in cerca di forze nascoste.
Il momento del distacco
da conosciute
quietudini casalinghe,
in bocca sapore di sfida
fino alla città feroce maestra
tra le braccia di un altro
ignoto familiare caos.
Dolce e malinconico
era il calore serale,
illusorio residuo all’orizzonte
sul lucido ferro binario
della sera d’Aprile.
Passaggio di consegne
sul finire del giorno,
coraggiose promesse
in viaggio verso domani.
(sera)
I colori invernali della natura
scolpiti dall’ultimo sole all’imbrunire
mi salutano, muti.
L’eleganza dell’essenza
l’umile bellezza senza gloria,
il silenzio della semplicità.
Trionfa l’anima nera
sui rumori del mondo.
(notte)
Avrò ancora bisogno di
stelle fisse in gelidi cieli,
di aria notturna
prima della partenza d’inverno.
Avrò ancora bisogno di speranza
sul finire dell’anno,
sopravvivenza agli errori.
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Seismology
Posted in nigrologia with tags antico, arcaico, archeopsiche, assertività, autoironia, cambiamento, consapevolezza, danza, esistenza, esistenzialismo, evoluzione, fede, interiorità, lotta, luogo, morte, pace, poesia, psicogeografia, psicologia, religione, resistenza, ricerca, ricordi, sentimento, sentire, spiritualità, storia, tempo, terremoto, tramonto, viaggio, vita, web poetry on 13 novembre 2016 by Michele Nigro“La pietra non si offende,
ma neanche ti ama” (f.p.)
Al ritmo di bizzarri sismi
impari a danzare con la terra,
irriverente sberleffo alla sorte
caparbio allenamento
a vedere come andrà,
se altro tempo ti è concesso
mentre intorno tutto muore
passi assetati di vita piena
cercano un motivo di misterica fede
tra antiche pietre al tramonto,
si colorano di pace
ignorando
le doloranti faglie del passato.
♦
(foto di M. Nigro
San Pietro alli Marmi, Eboli)
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