Qual è o quale dovrebbe essere, secondo te, la funzione della poesia nella società attuale? Chi fa poesia oggi, come si muove nel contesto socio-culturale o come dovrebbe muoversi?
Non trovo parole più adatte di quelle pronunciate da Tomaso Kemeny, per rispondere a questa domanda: “credo nell’inestinguibile folgorazione del verbo” che consente di illuminare i tempi odierni e riscatta sofferenza e buio dilagante.
Nell’antichità la poesia costituiva il tramite con il sacro. Ancora oggi dovrebbe essere la sua funzione primaria. Il poeta, testimone attento e soggetto in continua evoluzione, contribuisce a mantenere viva la percezione della Bellezza seminando meraviglia. Il poeta osserva e trascende, e la sua forza evocativa può produrre cambiamento in quanto consente di fare esperienza della totalità.
Come nasce la tua poesia? Potresti “illustrarci” la tua poetica e dirci quali sono le caratteristiche peculiari del tuo linguaggio poetico? Quali poeti ti hanno ispirato?
È davvero troppo chiamare poesia i miei pensieri! E sono lusingata di vedere pubblicate in questa antologia alcune mie “ricerche”. Questo posso affermare: la forma poetica dei miei pensieri risponde ad una esigenza di ricerca che riguarda il mio essere in sé e il mio essere in relazione con ciò che mi circonda. Il tentativo è quello di riuscire a scrivere mantenendo un necessario distacco da emozioni e sensazioni del tutto personali, sperando in un risultato efficace. Per questo ho trovato essenziale per il mio percorso affrontare la lettura dei poeti facenti parte del movimento mitomodernista. Ma sono solo all’inizio e certamente la strada da percorrere è ancora lunga e impegnativa!
Quale è stato il criterio con cui hai scelto le dieci poesie inserite nell’antologia “Archetipi Poetici”? Quale tra esse ti rappresenta di più?
La scelta è ricaduta su poesie che mi “vedono” in parte a colloquio con me stessa, in parte immersa nella contemplazione della natura e dello scorrere del tempo. Fenomeno tra fenomeni in continuo divenire, colti in un istante, fugace ed eterno.
Pensando alla poesia che dovrebbe rappresentarmi maggiormente, sceglierei la prima, intitolata “Da che parte voglio stare”: lontana dal tumulto del mondo, ma accogliente verso la luce che plasma e trasforma l’esistenza.
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L'uomo abita l'ombra delle parole, la giostra dell'ombra delle parole. Un "animale metafisico" lo ha definito Albert Caraco: un ente che dà luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l'ombra che le permette di splendere. Il Logos, infatti, è la struttura fondamentale, la lente di ingrandimento con la quale l'uomo legge l'universo.
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