versione pdf: intervista a Francesco Innella

Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Francesco Innella
a cura di Michele Nigro
Qual è o quale dovrebbe essere, secondo te, la funzione della poesia nella società attuale? Chi fa poesia oggi, come si muove nel contesto socio-culturale o come dovrebbe muoversi?
Il poeta oggi ha perduto la sua funzione di “vate” ed è inserito nella società effimera dell’apparenza, per cui fare poesia significa, alla fine, la creazione di un genere letterario che diventa sempre più specifico, che desta soltanto l’interesse di una ristretta cerchia di cultori perdendo, in maniera forse irreversibile, il favore del grande pubblico.
Il poeta si trova in contatto con un sottobosco molto variegato, formato dai concorsi letterari, per lo più a pagamento, che sono inutili, dalle riviste specializzate, in cui non è facile entrare, dalle case editrici a caccia di autori che pubblicano a proprie spese (la cosiddetta EAP, editoria a pagamento, n.d.r.). Come ci si può orizzontare in un mondo simile? Molti poeti preferiscono rinchiudersi nelle loro torri d’avorio.
Come nasce la tua poesia? Potresti “illustrarci” la tua poetica e dirci quali sono le caratteristiche peculiari del tuo linguaggio poetico? Quali poeti ti hanno ispirato?
Un giorno fui posseduto dal daimon e sentii che il mio destino era segnato: dovevo diventare uno spazio vuoto, dove una voce estranea detta.
Ho sempre coltivato il verso breve, suggestionato dall’ermetismo.
Il mio percorso poetico è stato all’inizio esistenziale, ero legato al disagio della vita contemporanea, poi sono passato alla poesia filosofica, fino ad approdare a una poesia “sapienziale”. Rivolta alla scoperta dell’Io interiore. In seguito ho scoperto l’haiku: una forma sintetica di poesia nata in Giappone, essenziale ed illuminante, una vera forma poetica di meditazione.
Il mio vero maestro è stato Cesare Pavese: ho assimilato il suo modo di costruire la poesia, grazie a lui ho imparato il mestiere di poeta e poi me ne sono distaccato.
Quale è stato il criterio con cui hai scelto le dieci poesie inserite nell’antologia “Archetipi Poetici”? Quale tra esse ti rappresenta di più?
Ho preferito inserire poesie legate alla quotidianità, al dato esistenziale, a quelli che sono i conflitti umani che non si risolvono mai, perché nessuno ne ha la volontà. Quella che più mi rappresenta è Viaggio Astrale.
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