I lustrascarpe di Istanbul
e il trucco della “spazzola del buon samaritano”.
Le tecniche di “phishing” a Istanbul hanno conservato il sapore delle cose antiche.
Nella Capitale europea della Cultura, dove grattacieli e case in legno dell’impero ottomano convivono in un equilibrio che nasconde una saggezza millenaria, i metodi per spillare soldi ai turisti si avvalgono ancora di un approccio umano che non ha nulla in comune con le fredde e tecnologiche truffe informatiche dell’occidente. Anche in Turchia esisteranno certamente ladri specializzati nell’uso di internet e di e-mail truffaldine create per attirare i “ricchi pesci occidentali” (le cronache, anzi, c’insegnano che la maggior parte dei web server utilizzati per le operazioni di phishing bancario sono ubicati proprio in alcuni paesi dell’est europeo), ma a Istanbul, ai lustrascarpe che pullulano nelle strade, certe cose piace farle de visu, senza intermediari tecnologici, adoperando il dialogo e la capacità di saper commuovere l’interlocutore. I commercianti orientali e mediorientali, lo sappiamo, sono famosi da sempre per la loro abilità nella vendita, nel saper contrattare i prezzi e nel farti credere di aver fatto un buon affare: questa abilità affinata nel corso dei secoli travalica i confini dei vari bazar e s’insinua ovunque, anche nei mestieri più insignificanti e nelle occasioni di guadagno estemporanee. Anche i lustrascarpe, a Istanbul, non si limitano al semplice “shoe shining” (da cui, “napoletanizzando” il binomio inglese, è nato il termine post bellico “sciuscià” reso celebre dall’omonimo film-capolavoro di Vittorio De Sica) aspettando che qualcuno chieda loro di lustrare le scarpe infangate: il commercio di successo non è fatto di attese ma di intraprendenza, di “psico-imprenditoria”, di furbizia e di audacia linguistica. Ecco che gli abilissimi sciuscià di Istanbul si sono inventati una tecnica, ampiamente diffusa tra gli appartenenti alla “corporazione” e forse esistente da quando esistono scarpe da lucidare, per attirare clienti e per spillare soldi alla fine di una prestazione apparentemente gratuita, fornita per ringraziare il “pesce” di turno.

Il trucco utilizzato dai lustrascarpe di Istanbul è quello da me definito della “spazzola del buon samaritano”: con passo costante, morbido, calibrato, mai eccessivamente veloce per non distaccare la “preda” e con la coda dell’occhio usata come un mirino, il lustrascarpe di Istanbul, con tanto di cassetta del mestiere sulla spalla, crema lucidante e set di spazzole, vi precede casualmente lungo il vostro tragitto (ogni strada di Istanbul è potenzialmente adatta, ma il ponte di Galata – grazie alla sua linearità e al transito obbligatorio a cui devono sottostare i passanti – rappresenta il “luogo ideale” per sperimentare il trucco) e con il sincronismo di un aviatore che sgancia le proprie bombe sugli obiettivi fa cadere, apparentemente in maniera accidentale, una delle spazzole lungo il cammino del turista!
Il turista, ovvero il buon samaritano in vacanza a Istanbul, pensando di compiere una buona azione gridando al lustrascarpe di aver perso uno degli “attrezzi”, non sa di essere volontariamente entrato a far parte del gioco dello sciuscià turco! Infatti dopo il rito dei ringraziamenti in stile “mille e una notte”, dopo aver tirato in ballo le benedizioni di Allah, Maometto, fino all’ultimo sultano dell’impero ottomano, il lustrascarpe “vi offre” come premio per la vostra bontà una pulitura di scarpe apparentemente gratuita durante la quale (gli sciuscià di Istanbul non si scoraggiano facilmente: si sono specializzati persino nella lucidatura dei sandali con il rischio evidente di spazzolarvi piacevolmente la pelle dei piedi!) vi andrà a snocciolare, utilizzando un inglese maccheronico ma efficace, le disavventure della propria famiglia dalla sestultima generazione fino ai nostri giorni. Padri cardiopatici in terapia intensiva ad Ankara, madri disabili in qualche sperduto villaggio anatolico, dodici fratellini in un orfanotrofio di Smirne, cugini in attesa di trapianti, bradisismi, terremoti, alluvioni, tsunami, rapimenti da parte di alieni, meteoriti… Il carnet delle sciagure utilizzato dal lustrascarpe di Istanbul per far commuovere il malcapitato farebbe invidia al migliore autore di “soap opera” americana! Alla fine della lucidatura, mescolando, in maniera abile e raffinata, retorica e manualità artigiana, il buon sciuscià vi chiede la modica somma di 10 lire turche non tanto per la lucidatura – ci tiene a precisare! – quanto piuttosto per le sciagure poc’anzi elencate: somma che scende gradualmente verso le 3 lire quando “l’attore con spazzola” si accorge che state abbandonando la scena in maniera infastidita e con la ormai palese sensazione di essere stati presi leggermente per i fondelli! Alcuni pagano (i giapponesi, per esempio, pagano sempre: lo fanno per educazione… E’ una questione di onore!), altri – come me – non pagano neanche se interviene in massa tutta la famiglia dei lustrascarpe di Istanbul. L’ “operazione commozione” a volte funziona, altre volte no! Quello che ho descritto è ovviamente un gioco simpatico tra turista e lustrascarpe da cui, una volta imparate le regole, ci si può sottrarre abilmente: basta deviare in un vicolo subito dopo lo “sgancio della spazzola”, fermarsi per vedere una qualsiasi cosa dall’altra parte della strada oppure far finta di non aver visto la spazzola cadere e passare oltre…
Istanbul è una città dinamica, interattiva, maestra di vita, acrobatica, dialetticamente imprevedibile e feroce: imparare a giocare con essa equivale a saper interagire con l’intero universo, allenando il proprio corpo e la propria mente a nuove strategie, cercando nuove soluzioni…
Da dove deriva questa saggezza pratica tramandata di generazione in generazione per via orale? Come è possibile che in una città di 16 milioni di abitanti tutti, o quasi tutti, i lustrascarpe conoscano la stessa tecnica? Mentre mi pongo queste domande inutili, dimentico di essere mezzo napoletano, di aver vissuto a Napoli, e che a Napoli trucchi simili (e, non me ne vogliano gli sciuscià di Istanbul, anche più complessi di questi) venivano magistralmente adottati ancor prima del 1453 e della nascita dell’impero ottomano! Ma abbiamo dimenticato, forse, di essere stati anche noi degli sciuscià e che in Italia, nonostante il nostro essere orgogliosamente membri del G8, esistono ancora realtà urbane che spingono il cittadino, diciamo così, “borderline” a specializzarsi in tecniche di sopravvivenza che rasentano l’ “arte”: l’arte del campare.
L’aspetto “umano” di questo trucco, che appartiene ancora ai cosiddetti “peccati veniali” e non certamente alla categoria dei “crimini”, è che basa il proprio successo sull’ingenuità del turista stanco, sul suo disorientamento linguistico, culturale, geografico e topografico, sulla sua velocità di adattamento in un territorio che il lustrascarpe invece conosce e soprattutto (cosa che noi occidentali dovremmo imparare a riscoprire invece di continuare a parlare con i nostri computer o attraverso i telefonini) sull’intelligenza della dialettica: riuscire a capire il prossimo pesando le sue parole, essere capaci di saper pilotare il dialogo, prevenire le mosse senza malizia ma con arguzia, dominare la materia, lo spazio e il tempo… Sono cose che non s’imparano dai libri ma per strada! Sono cose che i lustrascarpe di Istanbul conoscono benissimo.
Ci sarebbero tantissime altre tecniche “più pericolose” (tra quelle conosciute) da descrivere per cercare di prevenire determinate situazioni spiacevoli: ad esempio, la tecnica del “giubbino in vendita” per sfilare portafogli ai malcapitati oppure la tecnica dell’ “informazione non richiesta” da parte di gentili e sorridenti personaggi che si mettono a completa disposizione per carpire la fiducia del turista e con essa anche i soldi del pollo di turno…
E’ vero, lo posso confermare perché ci sono stato e sono stato bene, senza avvertire nessuna sensazione di pericolo: ISTANBUL NON E’ PERICOLOSA! Ma aggiungerei in maniera realistica: “Non è neanche Shangri-La!”
Quindi: occhio!!! Quanto basta…
Buon viaggio!
(articolo pubblicato sotto forma di commento anche qui:
http://www.scoprireistanbul.com/wp/istanbul-non-e-pericolosa.html )
40.608772
14.983035
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.