Archivio per Terra

Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Fabio Paolucci

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 23 novembre 2018 by Michele Nigro

versione pdf: intervista a Fabio Paolucci

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Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Fabio Paolucci 

 

                         a cura di Francesco Innella e Michele Nigro       

                                                             

Qual è o quale dovrebbe essere, secondo te, la funzione della poesia nella società attuale? Chi fa poesia oggi, come si muove nel contesto socio-culturale o come dovrebbe muoversi?

La poesia dovrebbe essere, oggi come lo è stata ieri, uno strumento per conoscere noi stessi, la natura umana, ed il mondo che ci circonda. La funzione è prettamente sociale, in una società in cui i rapporti interpersonali sono diventati più virtuali che reali. Chi fa poesia oggi è un sognatore, un utopista, che vive intensamente i propri sentimenti: trasmettendoli agli altri, cerca in qualche maniera di spingere il prossimo alla riflessione e all’introspezione e, quindi, di migliorare la società in cui viviamo.

Come nasce la tua poesia? Potresti “illustrarci” la tua poetica e dirci quali sono le caratteristiche peculiari del tuo linguaggio poetico? Quali poeti ti hanno ispirato?

La mia poesia nasce lontano, nella fanciullezza. Mi capitava di avvertire sentimenti e sensazioni talmente forti da opprimermi, fino a quando non le traducevo in versi, dandomi una sorta di liberazione leggendoli ed ascoltandone la musicalità, l’armoniosa composizione. Lo studio al liceo, prima, e all’università poi, delle materie umanistiche, mi hanno consentito di approfondire le mie conoscenze letterarie, utilizzando anche il latino, una lingua “morta” che riesce ad essere ancora oggi molto vibrante ed energica, quasi a trasmettere il concetto che nulla passa e può “rivivere”, se lascia segni forti. Dei poeti che mi hanno ispirato, direi, “tutti e nessuno”, da Catullo a Leopardi e da Trilussa a D’Annunzio, per citarne alcuni.

Quale è stato il criterio con cui hai scelto le dieci poesie inserite nell’antologia “Archetipi Poetici”? Quale tra esse ti rappresenta di più?

Le ho scelte tra quelle, scritte anni fa, che più rappresentano il mio modo di essere e di vivere. Probabilmente, maggiormente “Eco delle Radici”, una poesia che mi è stata ispirata dal forte legame che ho con la mia terra, con le mie radici, il Sannio e la Campania, quasi a colmare con tutto l’amore possibile quelle carenze e le grosse difficoltà che si trova a dover subire proprio per il mancato senso di appartenenza e di rispetto da parte di chi, fino ad oggi, l’ha “amministrata”.

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Poesia triviale di amore e morte

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 5 agosto 2017 by Michele Nigro

Mi condusse nel bosco della fiducia

e abusò della mia benevolenza,

per ore

senza dire una parola

raccontò tutto del suo ego

e me lo mostrò,

con colpi ritmati di piacere

strofinando la mia schiena nuda

sulla corteccia del nostro

talamo fogliato.

 

A mò di anello

con la fascetta rossa

dell’ultimo Partagás

intorno al dito raggrinzito

da umidi connubi solitari

le chiesi di unirsi a me

sul baratro di un bucolico caos.

 

Bifolco vuol dire

due volte folk

ed eravate coppia impopolare

di verderame e stanchezza.

 

C’è gente che

è vestita bene

solo da morta,

e allora lei morì

per vedersi bella

dal cielo.

L’eleganza nella bara

di castagno voyeur

testimone legnoso del loro

giovanile amplesso

fece dimenticare

l’indegno barcollio da birra

tornando di sera, ormai vecchi

da terre lavorate bestemmiando

irrigate con lacrime di pelle

e le risate in vita

dell’intero paese.

(immagine: Vincent van Gogh –

Contadino e contadina che seminano patate, 1885)

 

 

 

Come seppellire i morti a gravità zero

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 10 marzo 2016 by Michele Nigro

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T’adoperi con la vanga del tempo

a ricoprire fatti sfumati

e dolorosi echi di cose andate,

ma la terra aliena dell’irrisolto

non si adagia

compatta e riverente

intorno alle visitate ossa

per mancanza di gravità.

Sepolture indiane

alla luce del sole,

corpi esposti al vento

cosmico

è il consumarsi lieve

degli affanni carnali

senza marmi sacri,

giudicati dalle intemperie.

Pulviscolo cellulare

disperso al tramonto

nell’aria serena dell’infinito,

non nascondi più, esasperato esteta

le spoglie al futuro.

Imbrunire battipagliese

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 14 agosto 2015 by Michele Nigro

Imbrunire battipagliese

(foto by M. Nigro, “Tramonto ipercromatico dalla mia finestra”)

A world of words

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 3 novembre 2014 by Michele Nigro

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Le parole pronunciate oggi

e quelle scritte con fierezza

risiedono nelle viscere fetide

del mondo

da prima che tu nascessi

da prima dell’uomo.

Non crei nulla,

…………………

rilassati!

Oktoberfest

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 17 ottobre 2014 by Michele Nigro

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Omaggio a una ciclica caducità, come morti in battaglia

senza speranza cadono foglie stanche

di vite brevi soleggiate e gloriose,

segni ingialliti di una lenta resa stagionale.

Si lasciano andare

ebbre di ricordi estivi al sapor di clorofilla

lungo linee di gravità trasversale

al ritmo di espirazioni ventose.

 

Piccoli uomini fatti di rami nodosi

legati con spaghi di tempo,

sacerdoti inconsapevoli in templi viventi

pulsanti di linfa sotto tetti di cielo

con gesti magici ereditati

compiono riti arcaici

graditi a un dio agricolo dimenticato.

In anticipo sul Generale

spinti dal cambio d’umore di una terra

in mutazione cromatica

conservano spicchi di natura

energia colorata dietro preziosi vetri rozzi

per le tavole di domani.

 

Nuovi silenzi nei boschi e nuovi frutti

nutrono le quiete scelte radicali.

Un suono di campana

annuncia la fine della guerra

e l’inizio di dolci esili.

Bomba o non bomba, noi arriveremo a Roma!

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 25 settembre 2014 by Michele Nigro

ISIS MILITANT

BOMBA O NON BOMBA, NOI ARRIVEREMO A ROMA!

I temibili guerriglieri dell’Isis provenienti dalla Turchia, dopo aver sconfitto le ultime sacche di resistenza infedele esistenti nei Balcani, giungono indisturbati sulle sponde dell’Adriatico. Decidono, senza esitare e in preda a un’esaltante euforia pseudoreligiosa, di realizzare finalmente le minacce, pronunciate nei mesi precedenti, contro Roma e contro l’occidente cristiano. Così, dopo aver formato una flottiglia di imbarcazioni “prese in prestito” con la forza, attraversano a tutta velocità il mare che li separa dal centro del male, approdando sulla tanto agognata penisola italica, piena di crocifissi da bruciare, di cristiani da sgozzare e di donne da sequestrare.

Appena sbarcati sul suolo italiano, però, li accoglie un forte temporale: un fiume di fango formatosi in maniera repentina travolge e uccide il primo migliaio di jihadisti, abituati ai mari di sabbia dei loro deserti e non ai fiumi di fango di un paese che va in tilt non appena piove. Per nulla sconfortati – perché “Allah è grande!” e vede oltre le disgrazie – proseguono fedeli e giungono nella cosiddetta “terra dei fuochi” dove altre centinaia di soldati votati al martirio trovano la morte, uccisi da tumori fulminanti, raggiungendo le 72 mogli vergini nel paradiso promesso dall’amato profeta Maometto. Mentre si allontanano a gambe levate dalla zona cancerogena, un’autobomba destinata a un noto magistrato anticamorra per errore viene fatta esplodere in anticipo dal dito impulsivo del camorrista latitante Vicienz ‘o Sultan, e uccide sul colpo altre decine di soldati islamici. L’armata dell’Isis, un po’ ridotta di numero ma ancora possente, prosegue imperterrita verso Roma: tuttavia un terremoto del IV grado della scala Mercalli e una conseguente frana decimano ulteriormente le fila del nero esercito. Il capo delle truppe islamiche decide allora di andare per mare, evitando il percorso di terra rivelatosi alquanto sfortunato, ma il capitano della nave dirottata dall’Isis decide di fare un “inchino” davanti all’isola di Ponza. La nave becca uno scoglio e a causa di uno squarcio nello scafo affonda inesorabilmente in pochi minuti: altri santi martiri, morti affogati a causa di quella manovra scellerata, si aggiungono all’elenco.

Giunte finalmente nei pressi di Roma, le poche centinaia di guerriglieri sopravvissuti al naufragio trovano il grande raccordo anulare intasato da un tappo metallico di auto ferme con il motore spento a causa di uno sciopero congiunto dei casellanti e dei benzinai. Decidono così di proseguire a piedi fino a un certo punto e di usare poi un mezzo poco consono allo spirito della missione e all’immagine di un’armata rappresentante un potente califfato: la metropolitana. Ma una “bomba d’acqua” sulla capitale mette fuori uso le centraline elettriche delle linee di Roma Metro. Così, dopo una lunghissima camminata, giunti nei pressi dello Stadio Olimpico, e in coincidenza con il 90° minuto di una partita di calcio terminata con la cocente sconfitta della squadra giallorossa, s’imbattono in un gruppo incazzatissimo di tifosi romanisti, capeggiati dal famigerato curvista Cesare detto “Centosberle” di Centocelle, i quali, vedendoli vestiti di nero, li scambiano per una delegazione di arbitri: pistolettate e coltellate a gogò… Altri morti tra i soldati di Allah. I pochi superstiti, allontanatisi miracolosamente dalla zona dell’Olimpico, incontrano però un nutrito plotone di poliziotti in tenuta antisommossa (e già da diversi giorni di umore pessimo a causa della “spending review” attuata dal governo sulle forze dell’ordine) provenienti da una violenta manifestazione, appena conclusasi, organizzata dai sindacati per protestare contro il Jobs Act di Renzi. Scambiandoli per Black Bloc – sempre per il fatto di essere vestiti di nero – i poliziotti “consumano” i manganelli sulla schiena dei jihadisti e ne spediscono un consistente numero ai vari CTO della capitale. Ridotti a una decina, i poveri soldati dell’Isis arrivano miracolosamente in Vaticano, non più per conquistarlo ormai ma solo per chiedere asilo politico e per rifocillarsi presso la mensa della Caritas in compagnia di Papa Francesco. Ad accoglierli un untuoso cardinale sospettato in passato di essere coinvolto in alcuni casi di pedofilia e di abusi sessuali su seminaristi il quale, rivolgendosi al più giovane dei jihadisti esclama: “Siete così abbronzati e carini ma soprattutto siete tanto stanchi e affamati dopo tutto questo cammino: venite con me, vi ospiterò nella mia canonica!” Amen.

CONQUISTARE ROMA… MA VI CONVIENE?

Elementi

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 23 giugno 2014 by Michele Nigro

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Non lasciarti distrarre dal colore della mia pelle

un giorno non molto lontano sarà polvere

trasportata dal vento del tempo.

Osserva gli elementi eterni in movimento

riflessi nel mio sguardo di vetro

aria, acqua, terra, fuoco

trasformazione ciclica della bellezza cosmica

futura inconsapevole dimora.

Un attimo perfetto, privo di paure umane

fissato nella roccia nera della nuda verità.

E sorrido…

Tempesta solare

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , on 9 gennaio 2014 by Michele Nigro

Vento-solare

Una macchia

compare sul volto della divinità

brillamenti, moniti dall’infinito

disturbano

la gloriosa esistenza del piccolo uomo.

Effetti cosmici

sull’umore tecnologico di scimmie evolute

e radiazioni

sulla pelle elettrica della civiltà.

Navigo a vista in un mare di plasma

tra uragani magnetici

e aurore colorate di morte.

Eruzioni stellari di energia

provocano

un blackout dell’orgoglio mammifero,

il delirio di onnipotenza

devia la sua rotta.

Un posto al sole

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , on 1 marzo 2011 by Michele Nigro

Un posto al sole

Quando l’abitante di Lucifera vide la sua lama affondare nella pelle scura dell’avversario, capì che ancora una volta il suo angolo di luce non sarebbe stato violato.

Un riflesso partito dal metallo dell’arma, illuminando il torace del perdente fino a lambire il collo e la mascella, aveva finito per evidenziare un rivolo vermiglio: il sangue dell’altro come dono sacrificale da offrire al dio sole.

Lucifera e Nictalopia, i due emisferi del pianeta dalla doppia faccia: l’uno perennemente illuminato, l’altro condannato all’oscurità eterna. Da millenni, da quando il lento ma inesorabile mutare del moto rotatorio aveva costretto metà della popolazione di Statikos ad attendere la morte immersa in una notte senza fine, il pianeta viveva in uno stato di guerra permanente: dapprima furono le pallide genti di Nictalopia a muovere battaglia contro i fortunati abitanti di Lucifera. La disperata conquista dei raggi solari necessari per produrre cibo ed energia aveva causato un nuovo odio fratricida.

In seguito alla definitiva sconfitta degli abitanti del lato oscuro, il conflitto aveva trovato una diversa fonte d’ispirazione nel sovraffollamento di Lucifera: la vincente popolazione dell’emisfero illuminato era cresciuta a dismisura e la difesa del proprio posto al sole rappresentava ormai la priorità dei sopravvissuti vincitori.

Combattere con tutte le proprie forze per restare nella luce o migrare verso Nictalopia e andare incontro a morte certa.

Le periodiche stragi gladiatorie organizzate dal Governatore di Lucifera servivano a ristabilire l’equilibrio sotto il sole: la guerra, sola igiene del mondo illuminato. Ma si trattava di una guerra ripartita nel tempo e scientificamente organizzata, di una mattanza progettata secoli addietro e divenuta pian piano usanza tribale, appuntamento pubblico, gioco necessario, per alcuni rito religioso propiziatorio…

Il vincente abitante di Lucifera estrasse il fendente dal corpo esanime del concorrente scelto dalla sorte. Non conosceva il nome di quel casuale conterraneo steso morto dinanzi ai suoi piedi e non aveva nutrito odio nei suoi confronti prima del combattimento: aveva solo difeso il suo futuro e la sua fetta di luce. Aveva semplicemente rispettato la feroce legge di Lucifera.

Senza entusiasmo e con un forzato gesto plateale alzò la sua arma insanguinata verso il sole.

La sconfinata valle assolata intorno alla capitale di Lucifera era un luccichio di lame vincitrici. I legittimi proprietari offrivano alla vitale stella la loro vittoria stagionale.

IMMAGINE by PEDRAM ANVARYPOUR

NOTIZIA CORRELATA: “Scoperto pianeta simile alla Terra”

Genesi rossa

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , on 28 gennaio 2011 by Michele Nigro

<<… L’Uomo disse: “Sia liberata l’acqua dalle catene di questa terra inospitale.”  L’acqua ghiacciata contenuta nelle calotte polari pian piano si sciolse grazie all’aumentata temperatura dell’atmosfera. Una parte di essa si infiltrò nel terreno arido ricco di canali e nostalgico di antichi corsi d’acqua ormai scomparsi; un’altra parte si fermò sulla superficie del pianeta formando laghi, fiumi, piccoli mari e immensi oceani agitati dal giovane ed esuberante vento marziano. E un’altra parte ancora si trasformò in vapore e si addensò in piccole nuvole, bianche e soffici come quelle della Terra. Alcune di esse divennero più grosse delle altre e, a causa delle polveri rosse trasportate dai venti fino in alta quota, assunsero un colorito tra l’arancione scuro e il nero… Strani lampi dalla forma bizzarra attirarono l’attenzione delle prime generazioni di coloni rinchiusi nelle capsule abitative che sorgevano, ormai numerosissime, intorno al punto d’atterraggio dell’Anno Zero. Una pioggia densa e anomala scese lentamente, a causa della bassa gravità di Marte, verso la superficie assetata del pianeta.

L’Uomo diede nomi differenti alle acque che vide comparire con il trascorrere del tempo… E provò un’immensa gioia nel rivedere quel prezioso liquido responsabile di tanta vita…

E fu sera e fu mattina: Seconda Era.>>

(tratto da Genesi rossa)

Emma Saponaro

"Cancella spesso, se vuoi scrivere cose che siano degne d'essere lette." (Orazio)

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