I comunisti mangiano i bambini

“I comunisti mangiano i bambini”

(omicidio politico in salsa splatter)

Quella serata era stata pensata con semplicità.

L’atmosfera calda e impenetrabile della villa di Arcore, una cenetta accompagnata da una buona annata con cui pasteggiare, gli amici di sempre: Fedele Confalonieri non s’era lasciato sfuggire l’occasione di riproporre sul pianoforte della sala da pranzo uno dei cavalli di battaglia di Charles Trénet; Mariano Apicella ascoltava sul divano con la sua immancabile chitarra tra le mani in attesa di poter cantare in onore del padrone di casa; Marcello Dell’Utri, apparentemente isolato, era intento a valutare meticolosamente uno dei costosi incunaboli da poco acquistati dal Cavaliere presso un noto libraio di San Pietroburgo, amico della famiglia di Putin… Non distante, in una “zona rosa” della sala, Veronica, bella più che mai, discuteva su questioni estetiche con le altre mogli intervenute al seguito.

Sua “Emittenza” Silvio Berlusconi, comodamente seduto su uno dei sofà, si godeva il quadretto sorseggiando un ottimo rosato e pensava in cuor suo di meritare una serata come quella. Soprattutto dopo le ultime fatiche parlamentari causate dagli immancabili scontri sull’approvazione del “Lodo Alfano – quater”, grazie al quale le più alte cariche dello Stato avrebbero potuto “agevolare” gli appalti e sovvenzionare ufficiosamente le imprese industriali di amici e parenti, senza dover subire la noiosa gogna di una certa “magistratura rossa” sempre a caccia di cavilli illiberali.

“Uso criminoso” della legge! Uso criminoso… Uso criminoso… Usava spesso, durante i suoi discorsi, questo binomio: “uso criminoso”.

“Signore e Signori, la cena è servita!” – annunciò morbidamente il maggiordomo.

Gli ottimi piatti, elegantemente gustati dai convitati, non rubarono neanche per un attimo la scena al Cavaliere che, come al solito, tra un boccone e l’altro, elargiva sketch e barzellette come se fossero caramelle, accompagnate dalle risate d’ufficio degli amici che, conoscendolo da una vita, sapevano già che non avrebbero potuto evitare assolutamente l’appuntamento con l’umorismo da crociera del Primo Ministro.

“Veronica! Consentimi di dirti in presenza dei nostri comuni amici – cominciò Berlusconi un piccolo sermone postprandiale coinvolgendo la first lady – che questa sera il nuovo cuoco che hai scelto dopo numerose e accurate ricerche da te personalmente effettuate, ha superato sé stesso e vorrei conoscerlo…”

L’applauso di Confalonieri fu spontaneo e contagiò immediatamente gli altri invitati.

Veronica Lario fece un cenno al maggiordomo che si diresse subito verso la cucina della villa di Arcore per comunicare al nuovo cuoco l’apprezzamento del Cavaliere e per invitarlo ad entrare nella sala da pranzo e consentire così al suo datore di lavoro di esprimere direttamente il piacere provato durante le varie portate.

“Avrei voluto coinvolgere anche il resto della mia famiglia in questa cena, ma la mia segretaria non è riuscita a mettersi in contatto con i miei figli, nonostante le ripetute telefonate sui loro cellulari e presso le loro abitazioni…!” – ammise un po’ dispiaciuto il Capo del Governo italiano, forse perché bisognoso di avere la propria famiglia tutta riunita dopo lo stress politico accumulato a Roma durante le ultime settimane.

“Anch’io ho cercato di contattarli – intervenne diplomaticamente Veronica – ma lo sai come sono fatti… Avranno approfittato del weekend per portare i bambini sulla neve!”

“Abbiamo una villa a Courmayeur…” – riprese quota il Cavaliere.

“Quella dove hai ospitato anche Putin?” – interruppe Dell’Utri.

“Esattamente!… E ogni tanto i miei figli, che adorano sciare molto più di me, vanno lì per qualche giorno insieme ai miei adorati nipotini…” – spiegò Berlusconi agli amici mentre sull’entrata della sala da pranzo si era silenziosamente materializzata, come se fosse stato un fantasma, la figura stranamente smilza e vestita di bianco del cuoco che, con uno sguardo mefistofelico e osservando uno ad uno i volti dei commensali, non appariva per niente intimidito dall’imminente incontro con uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo.

“Venga avanti! – disse risoluto il Cavaliere – Mia moglie ha fatto un grande investimento, assumendola…”

“Grazie Signor Primo Ministro! Mi chiamo Michel ed è un vero piacere per me poter cucinare nella villa di Arcore…” – affermò placidamente il cuoco di origini francesi.

“È stato tutto veramente ottimo, – incalzò Berlusconi – ma il piatto che mi ha, come dire, rianimato i sensi è stato senz’altro il secondo piatto a base di carne…”

“Sapevo che le sarebbe piaciuto!” – rispose il cuoco adottando un’espressione impropriamente diabolica per l’occasione.

“Posso sapere qualcosa di più su quel piatto? Non che m’illuda di poterlo cucinare da solo, è ovvio…!” – chiese sorridente Berlusconi, mentre già immaginava le battute dei comici di sinistra sul “Presidente-Cuoco”, dopo quelle ampiamente sopportate in passato sul Presidente-Operaio e sul Presidente-Vigile del Fuoco…

“Senz’altro Cavaliere: si tratta di Entrecôte à la bordelaise, un secondo piatto di inequivocabile origine francese a base di carne a cui, però, …eh, eh, eh!… sono riuscito a dare un tocco di classe estremamente personale! Oserei dire… ideologico!” – il cuoco cominciava a parlare in modo strano e ad assumere un tono confidenziale nei confronti del Cavaliere Berlusconi.

“E quale sarebbe questo tocco?” – chiese Berlusconi che ancora non aveva perso il suo solito sorriso a trentadue denti.

“Al posto del taglio più tenero del manzo ho usato un altro tipo di carne… Una carne che le sarebbe dovuta risultare familiare già dopo il primo boccone… Ma lei era troppo preso dalle sue stupide barzellette e dal suo squallido sarcasmo da night club, per accorgersene…” – il cuoco cambiò tono ed espressione con la rapidità di un camaleonte.

“Ma cosa sta dicendo questo lurido idiota!? – urlò Berlusconi alzandosi dalla sedia – Di che carne si tratta?”

“Della carne dei suoi adorati… nipotini!” – rispose il cuoco senza mezzi termini e tra il raggelato stupore degli invitati che saltando sulle proprie sedie non attesero molto prima di abbandonarsi a dei comprensibili conati di vomito.

Veronica ormai priva di sensi e soccorsa da quei pochi amici non ancora svenuti, non poteva più ascoltare le lucide spiegazioni del sanguinario cuoco che lei stessa aveva fortemente voluto nella cucina della villa.

“Ora sei uno di noi! Ah, ah, ah!” – rise inumanamente il cuoco mentre osservava Berlusconi inginocchiarsi disperato – “Sei anche tu, da questo momento, un comunista che mangia i bambini! Ah, ah, ah!”

“Maledetto cuoco bolscevico!” – Berlusconi tentò un’ultima reazione politica.

“E morirai COMUNISTA!” – rispose in maniera lapidaria il cuoco estraendo una pistola tenuta nascosta sotto il grembiule da cucina.

“Io c’ho la maggioranza!”

“Muori!”

“Il popolo m’ha eletto!”

“Schiatta!”

“Io c’ho la Fininvest!”

“Fottiti!”

“Io ho fatto Milano 2!”

“Crepa!”

“Cribbio!”

Un unico ed inesorabile colpo di pistola attraversò il cranio asfaltato del Cavaliere.

(m.n.)

Una Risposta to “I comunisti mangiano i bambini”

  1. L’ha ripubblicato su Pomeriggi perdutie ha commentato:

    E mentre in un ristorante romano PD e M5S, tra una pajata e un carciofo alla giudìa, avviano le trattative per un probabile governo giallorosso, mi è tornato in mente un mio vecchio cavallo di battaglia gastronarrativo… ripescato dal migliore periodo antiberlusconiano…

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