La casa del Grande Fratello

<<… Un contatto per poter confessare in modo filiale e sinistro le proprie indicibili colpe in nome della beltà, le vezzeggiate vanità ostentate, le scaltre competizioni offerte sull’altare del successo, la facilità del vivere, l’ignoranza come valore, la ricchezza che deriva dal corpo, i libri spavaldamente snobbati, la macchinosa furbizia insita nei giochi dell’immagine, la goliardica sicurezza nei confronti del mondo brutto, i calendari… Come in un’orrida sindrome di Stoccolma che precede l’oblio della morte.

E sì, perché questo era ciò che esigeva l’altro lato dello specchio: la distruzione della personalità mediatica, prima ancora del corpo. Un pentimento registrato su cassetta e imposto con il terrore derivante da un insopportabile silenzio, interrotto solo da agghiaccianti grida di dolore. L’esame di coscienza derivante dalla consapevolezza della fine esigeva tempi interiori non influenzabili dal regista occulto.

Un contatto con il proprio ego, riflettente, a senso unico e senza risposte confortanti, prima di rivolgere la propria violenta disperazione verso la fonte dell’orgoglio fisico o verso i compagni di quel viaggio allucinante.

Essere stati nominati. Ma da se stessi.>>

tratto dal racconto La casa del Grande Fratello

dead set

2 Risposte to “La casa del Grande Fratello”

  1. […] conti. Sei asocial. Se non sei in diretta, allora non lo stai vivendo! Se non entri anche tu nella Casa, se non ti confessi pubblicamente davanti a una telecamera, non farai mai la differenza. Ci […]

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  2. Me gusta el Post con su ritmo casi escrito como una poesia !
    Felicitaciones ! maria-jose Ballota .

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