Wall
Muro di capricci politici e divisioni studiate
di famiglie separate nella notte, cemento di stato
padre a est, madre a ovest, speranza senza bussola
una mano tra il filo spinato saluta lontano
non lascia tracce sulla sabbia rastrellata,
muro di fredde guerre
da riscaldare al sole mortale dell’atomo.
Muro contro muro
abbattuti da fallimenti ideologici
e da colori ragazzi
mescolati dai fari assassini
di sentinelle devote,
da traballanti economie
e lunghe file per l’aria.
Un tricolore francese
su vecchie mura nemiche
e un leitmotiv marsigliese
segnano nuovi giorni
di dolore e sangue,
e nuovi mattoni
per moderne paure
a oriente del progresso.
Pensieri ribelli dipinti
e lasciati fiorire sul Muro del potere,
da luogo bizzarro della storia
a meta turistica.
Un filo d’umana follia
unisce le diverse forme
dell’assurdo
tra un selfie e un currywurst.
♦
(immagine: Muro di Berlino – East Side Gallery,
novembre 2015 – foto by M. Nigro)
30 ottobre 2019 a 08:29
L’ha ripubblicato su Pomeriggi perdutie ha commentato:
tratta dalla raccolta “Nessuno nasce pulito” (ed. nugae 2.0 – 2016)
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24 novembre 2015 a 13:18
Poesie come queste si rivolgono all’umanità, a quella parte dello spirito che ci accomuna un po’ tutti. Un “sentire comune”, un avvertire un peso storico che si scontra con l’oggi.
Tanti i muri, quelli che dividono, quelli che uniscono, quelli che salvano, quelli che determinano.. fuori, ma anche dentro di noi. Perché di fronte ad ogni muro ci poniamo, ognuno in maniera diversa; ne auspichiamo una nuova ricostruzione, ne sortiamo il fascino come se fosse necessità impellente, mattone su mattone uniti da malta impastata con i nostri pensieri, sempre più in alto, sempre più spesso questo muro.
Poi ti volti e ti accorgi che altro c’è da “costruire”, per altro dovremmo usare i nostri pensieri scossi dal vento dell’odio, che non si ferma d’avanti a nessun muro e s’insinua nelle nostre pieghe più profonde, gettando radici per nuovi “malati virgulti”.
Questa nostra storia che si ripete: vicolo cieco, ferro inchiodato su casa diroccata, albero sempreverde sprovvisto di frutti, nessun raccolto a ricordarci “sazietà” in carestia.
Lunga è l’attesa di bacche rosse, sperando che non lo siano, per il sangue versato.
Metto da parte dei chicchi di riso per ora, dovranno bastare.
Grazie!
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24 novembre 2015 a 13:35
Mi dai l’opportunità di utilizzare una parte del tuo commento per citare il “The wall” dei Pink Floyd… anche in quel caso il muro interiore del protagonista (Pink) si trasformerà in un muro esterno, in un atteggiamento malato e dittatoriale che travolgerà il mondo… perché pensiamo sempre che certe cose avvengano in quanto calate dal cielo e non perché concepite da un animo umano malato… quando poi questa malattia diventa sistema politico allora si giunge ai muri storici. Grazie per aver letto e commentato! 😉
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24 novembre 2015 a 13:43
Grazie a te per le riflessioni. 😉
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