Archivio per pessimismo
Gabbiano pensante
Posted in nigrologia with tags assertività, avventura, cambiamento, comunità, consapevolezza, coraggio, disincanto, diversità, educazione, emarginazione, esistenza, esperienza, evoluzione, fantasia, fede, filastrocca, fortezza, forza, Gianni Rodari, illusione, imparare, interiore, libertà, lotta, mito, mitologia, morale, partenza, pensiero, pessimismo, poesia, pregiudizio, psicologia, resilienza, resistenza, ricerca, risorgere, ritorno, schema, scuola, sistema, società, storia, strada, successo, tempo, Ulisse, viaggio, vita, vivere, volo on 1 aprile 2017 by Michele Nigro6 aprile 1989
“Il primo volo”
Un giorno per istinto un gabbiano ci provò
ma dall’alta scogliera una caduta pigliò:
si sentiva sicuro
il suo becco era duro
eppure qualcosa lo tradì
e rassegnato disse: “riproverò venerdì!”
Era un giorno di tempesta
ed il mare era in festa;
ecco che il gabbiano deluso
ancora una volta si ruppe il muso.
“Accidenti!” pensò l’uccello
“io questo mondo lo facevo più bello”
e tutto insicuro se ne tornò nel nido
gridando al vento: “di questo mare io non mi fido!”
Eppure il povero gabbiano inesperto
non aveva capito che il mare era lì per lui, certo.
Quante apparenze l’avevan fatto gonfiare,
ma è bastato un insuccesso per non farlo più volare.
Il vento dei libri non l’aiutava più:
lui cercava, scrutava, leggeva, ma il morale era giù.
Nel suo nido non trovava pace
e si ripeteva: “io non sono capace!”
Eppure il mare era lì, pronto a istruirlo
dalle alte scogliere fino in cielo a issarlo.
Allora tutti pensarono che il gabbiano era fesso
e che non sapeva combattere contro se stesso.
La comunità dei vecchi gabbiani decise:
“questo uccello la propria volontà uccise,
buttiamolo fuori dalla comunità adesso
forse imparerà la strada egli stesso!”
Ma un gabbiano più saggio disse:
“voi conoscete la storia di Ulisse?”
e tutti gli altri lo guardarono con le teste fisse.
“Da un’isola chiamata Itaca un giorno
Ulisse intraprese un viaggio che sembrò senza ritorno.
Il suo cuore era entusiasta
e diceva sempre: “si parte e basta!”
Nessuno lo poté fermare a terra
nemmeno la donna per cui avrebbe mosso guerra.
Era impaziente di obbedire e partire
aveva voglia di combattere e scoprire,
ma ahimè per vent’anni non trovò la via
ed il ritorno a casa diventò un’utopia.
Quindi, amici miei, come potete condannare
un giovane gabbiano che non ha trovato la via per volare?
Ulisse impiegò vent’anni e alla fine tornò
questa penna acerba in venti secondi a spiccare ci provò.
Allora, saggi gabbiani, perché non aspettiamo
e della storia di Ulisse ci ricordiamo?”
Les négligents
Posted in nigrologia with tags armi di distrazione di massa, cambiamento, comportamento, consapevolezza, controcorrente, controllo, esistenza, evoluzione, immagine, libertà, lotta, pensiero, pessimismo, politica, popolo, potere, psicologia, ribellione, rivoluzione, sistema, società, storia, usi e costumi, visione, vita on 6 febbraio 2017 by Michele Nigro“Lo sa che io ho perduto due figli”
“Signora lei è una donna piuttosto distratta.”
(“Amico fragile”, Fabrizio De André)
Chi sono gli sbadati? Sono persone stanche di badare al mondo. Vorrebbero che per una sola volta fosse il mondo a badare a loro; e nella fatale attesa di questa improbabile attenzione muoiono, investiti dalla Storia, sulle strisce dell’ingenuità.
…
Qui sont les négligents? Ils sont ces qui sentent la fatigue de prendre soin du monde. Pour une fois ils voudraient que soit le monde à se preoccuper pour eux; mais l’attente de cette improbable attention se relève fatale et ils meurent, accrochés par l’Histoire, en train de traverser sur les zébras de la naïveté.
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Aperto di notte (Nattåpent), di Rolf Jacobsen
Posted in nigrologia with tags ecologia, energia, evoluzione, geografia, inner space, interiorità, involuzione, libertà, lotta, metrica, modernismo, modernità, natura, nazismo, omologazione, pessimismo, poesia, poeta, poetica, primordiale, progresso, proteste, raccolta, recensione, rivoluzione, scientismo, silenzio, società, solitudine, sviluppo, tecnologia, territorio, traduzione, umanità, velocità on 11 gennaio 2017 by Michele NigroPotremmo definire Rolf Jacobsen come “poeta ecologista”? Sì, ma sarebbe una definizione limitante. La sua critica nei confronti della moderna cultura tecnologica rappresenta solo l’aspetto socio-politico e culturale di una “protesta” che punta il dito verso un’involuzione di pensiero dell’umanità, causa di una perdita di valori scambiata per progresso. Scrivono nell’Introduzione all’edizione di LucidaMente (inEdition) di Nattåpent i traduttori Randi Langen Moen e Christer Arkefors: “Apparentemente canta l’evoluzione tecnologica, le costruzioni moderne, ma più che altro immette queste cose nuove nella sua immagine globale del mondo […] e cerca in esse bellezze e poesia tutt’altro che evidenti. Non è un segno di compiacenza da parte del Poeta ma l’espressione di una profonda paura nel suo animo: dove ci sta portando la tecnologia?” Solo una poetica del mondo potrà salvarci: nonostante le tante brutture concepite in nome di un necessario sviluppo, il Poeta c’invita con insistenza a cercare e a cercare ancora il vero senso e la vera bellezza di questo pianeta trascurato dai suoi stessi abitanti. Jacobsen diventa così poeta geografo e utilizza i luoghi del pianeta come se fossero i tratti somatici di un essere vivente, i suoi monti, le sue valli e le pianure, le ore di luce e di buio, come elementi esistenziali; perché – sempre dall’Introduzione – “… i due mondi che Jacobsen esplora [sono] quello esterno del pianeta Terra e quello interiore dell’uomo”.
Alla sua visione ottimistica del mondo, che in alcuni componimenti sembrerebbe assumere un respiro whitmaniano, all’entusiasmo nel farne parte e alla voglia di conoscerlo, alterna una certa prudenza critica nei confronti dell’evoluzione umana in chiave tecnocratica, come nella poesia O.K. – O.K.: “Ma la svolta seguente del nostro cammin / mi ha reso più pensieroso. Visto dal cielo tutto diventa piccolo / e un po’ spregevole.” E in Mai prima, riprendendo il tema dei rumori che permeano la nostra quotidianità (già affrontato in Jam – Jam) e che rappresentano un’occasione di fuga dalla sensazione di angoscia dell’uomo moderno: “Mai prima / si son dovute gridare le parole così forte / […] per far scomparire i pensieri e renderci innocui.”
Il Poeta non è critico a prescindere nei confronti della tecnologia: sono le modalità d’utilizzo e gli scopi reconditi a generare in lui una forte perplessità. Unica soluzione è continuare a decantare le bellezze del creato e i suoi lenti processi naturali da contrapporre alle moderne ed esasperanti velocità umane (Coralli); descrivere l’unicità dei paesaggi norvegesi (Nord); combattere l’omologazione e la solitudine nella moltitudine: “No, non fermate le proteste, / la forza di volontà oppure la rabbia. / Ma fate qualcosa contro la solitudine, / il gelo e la noia nel cuore” (Pressione assiale – insufficienza cardiaca).
E Rolf Jacobsen riuscì ad andare controcorrente prima di tutto con il suo modo unico di fare poesia; ancora dall’Introduzione: “Tralasciando la metrica tradizionale, Jacobsen riesce a trovare lirica nel bitume della città, nei binari della ferrovia.” E in seguito: “Rolf Jacobsen rappresenta il modernismo scandinavo, in cui una caratteristica fondamentale è la libera forma poetica dal punto di vista della metrica.”
Sebbene impegnato “sul campo” – le poesie Mai prima e Ascolta, piccolo mio scritte rispettivamente per la protesta degli artisti del 1984 e per il referendum nucleare in Svezia nel 1980 – Jacobsen non dimentica mai di coltivare la propria interiorità, di combattere per se stesso, per difendere quei valori vissuti in prima persona e minacciati dalla modernità, per riscoprire la naturalità e le peculiarità della propria terra (Jacobsen “bioregionalista scandinavo” come il poeta americano James Koller?); perché come scrive nella poesia Il paese diverso: “I tempi sono cattivi, la quotidianità vuole il suo tra-tran. / Strade affollate, sudare sangue, assilli.”
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Wall
Posted in nigrologia with tags arte, cambiamento, capitalismo, comunismo, controllo, democrazia, dittatura, dolore, economia, guerra, ideologia, libertà, lotta, lotta di classe, luogo, morte, muro di Berlino, nazismo, occidente, oriente, passato, paura, pessimismo, poesia, politica, popolo, potere, ribellione, rivolta, rivoluzione, seconda guerra mondiale, sistema, società, storia, tempo, terrorismo, umanità, viaggio, web poetry on 22 novembre 2015 by Michele NigroMuro di capricci politici e divisioni studiate
di famiglie separate nella notte, cemento di stato
padre a est, madre a ovest, speranza senza bussola
una mano tra il filo spinato saluta lontano
non lascia tracce sulla sabbia rastrellata,
muro di fredde guerre
da riscaldare al sole mortale dell’atomo.
Muro contro muro
abbattuti da fallimenti ideologici
e da colori ragazzi
mescolati dai fari assassini
di sentinelle devote,
da traballanti economie
e lunghe file per l’aria.
Un tricolore francese
su vecchie mura nemiche
e un leitmotiv marsigliese
segnano nuovi giorni
di dolore e sangue,
e nuovi mattoni
per moderne paure
a oriente del progresso.
Pensieri ribelli dipinti
e lasciati fiorire sul Muro del potere,
da luogo bizzarro della storia
a meta turistica.
Un filo d’umana follia
unisce le diverse forme
dell’assurdo
tra un selfie e un currywurst.
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(immagine: Muro di Berlino – East Side Gallery,
novembre 2015 – foto by M. Nigro)
Živago
Posted in nigrologia with tags amore, bellezza, cimitero, consapevolezza, esistenza, forza, futuro, immortalità, libertà, lotta, memoria, morte, movimento, musica, passato, pessimismo, poesia, religione, ricerca, ricordi, sentimento, sopravvivenza, spiritualità, storia, tempo, vita, web poetry on 1 novembre 2015 by Michele NigroCome plettri ventosi
su corde di cielo
le punte dei cipressi
in eterno movimento
suonano fedeli alla speranza
la balalaika di Živago,
un inno lieve ma possente
foglie stanche diventano poesia
l’esistenza oltre la fine
uno sguardo al di sopra delle lapidi
in onore di una vita presente
che reclama altra vita,
sensuale vendetta
simulante eterna beltà
da offrire con gioia ai morti
urlanti dal passato.
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In morte del batterista
Posted in nigrologia with tags controllo, destino, energia, epilogo, escatologia, esistenza, fede, guerra, immobilismo, lotta, mondo, morte, movimento, musica, pessimismo, poesia, pregiudizio, resistenza, ripetitività, ritmo, sistema, società, suono, verità, vita, vivere, web poetry on 22 ottobre 2014 by Michele NigroChe ne è del tuo ritmo serrato
con cui ti difendevi dai cauti consigli
di morti viventi nell’istante del successo
e aggiravi i movimenti negativi del mondo?
Sudore inutile, combattendo in nome di verità
nate sconfitte da rumori ignoranti in sala parto.
Ora che non t’agiti più sulle pelli, cultore del fare
spargono false biografie intorno alla salma immobile
dinamo spenta del crederci,
e neanche uno spasmo per scacciare la mosca
inviata dal pregiudizio
a verificare la certezza del trapasso.
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