Archivio per letteratura

“Poesie minori Pensieri minimi”, recensione di Davide Morelli

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 5 gennaio 2019 by Michele Nigro

versione pdf: Poesie minori Pensieri minimi, recensione di Davide Morelli

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“Poesie minori Pensieri minimi” di Michele Nigro

Michele Nigro è perfettamente consapevole dei suoi mezzi espressivi e nella premessa dell’opera espone lucidamente la sua dichiarazione di poetica. Tre a mio avviso sono le cose da tenere in conto nella premessa dell’autore: 1) la nascita della poesia è “un fatto misterioso”; 2) la poesia “ci salva ogni giorno”. Infatti secondo Nigro la religione è inutile quando si è poeti perché la poesia è spiritualità, raccoglimento interiore, preghiera; 3) bisogna sempre porre attenzione all’ “evoluzione neurolinguistica” del creatore.

Le composizioni di Nigro sono frutto di un “pensiero poetante”. Particolarmente originali sono l’uso di un linguaggio apparentemente quotidiano (mai totalmente ordinario) e l’utilizzo di quella che viene chiamata “intertestualità secondaria” in quanto fa riferimento spesso a testi di canzoni (ad esempio F. Battiato). Il poeta, citando canzoni, non ha timore di essere considerato anticulturale (per compiere certe operazioni è indiscusso il suo background). Non gli importa neanche di disquisire sulla vexata quaestio riguardante le differenze tra poesia e canzone d’autore. Credo che citare testi di canzoni sia un modo per rimarcare la capacità comunicativa di alcuni cantautori e anche un modo per prendere le distanze dal poetichese, un linguaggio troppo ricercato ed aulico. L’autore adopra talvolta anche termini informatici perché questa è l’epoca del digitale, anche se non è un nativo digitale. Non solo, ma un’altra cosa originale è che trascende la logora distinzione tra privato e politico. Questa raccolta è la dimostrazione oggettiva che un poeta dovrebbe autocensurarsi il meno possibile e non lasciare troppe cose nel suo cassetto per eccesso di pudore. Non dovrebbe mai eliminare scarti e varianti, ma offrirli al pubblico come ha fatto il Nostro.

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POESIA IN CAMPANIA, “Pomeriggi perduti” su Frequenze Poetiche n.13

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 22 dicembre 2018 by Michele Nigro

Come preannunciavo qui, è in distribuzione il n.13 della rivista di poesia internazionale “Frequenze Poetiche” (Anno II – Ottobre 2018) curata da Giorgio Moio. Per la rubrica POESIA IN CAMPANIA, sono state pubblicate nove poesie, precedute da una dichiarazione di poetica, scelte dalla mia raccolta inedita (e non ancora completata) provvisoriamente intitolata “Pomeriggi perduti”.

Un grazie a Giorgio Moio, alla Redazione di FP e ai suoi preziosi Lettori!

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“Non andartene docile in quella buona notte”, Dylan Thomas

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 18 dicembre 2018 by Michele Nigro

La poesia “Non andartene docile in quella buona notte”, letta in questo video da Michele Nigro, è tratta dalla raccolta “Poesie – Dylan Thomas” ed. Einaudi 2002, a cura di Renzo S. Crivelli, traduzione di Ariodante Marianni.

 

Giuseppe Lippi, intervista per “Nugae” n.19

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 16 dicembre 2018 by Michele Nigro

Giuseppe Lippi

La triste notizia riguardante la dipartita del grande Giuseppe Lippi, mi induce a riproporre su questo blog un’intervista che rilasciò nel 2009 per la rivista letteraria “Nugae” n.19, l’ultimo del periodico da me diretto: un numero monotematico dedicato a “H. P. Lovecraft e la letteratura dell’orrore”.

Segue uno stralcio:

<<N. I detrattori di Lovecraft accusano lo scrittore americano di razzismo e di scarsa considerazione del mondo femminile. Accuse che trovano riscontro nei racconti del Solitario di Providence. E’ possibile giustificarlo in un certo qual modo, reinterpretarlo o preparare una difesa in suo favore?

L. Non credo ci sia bisogno di alcuna giustificazione, men che meno di difese. Quando avviciniamo gli scrittori di altre epoche storiche (comprese le più recenti) dobbiamo avere la cortesia di misurarli con il metro dei tempi in cui vissero, non il nostro. Nel caso di Lovecraft bisogna riconoscere che è stato anche scrittore razzista, o per meglio dire xenofobo: aveva paura degli stranieri. I suoi personaggi femminili sono evanescenti o negativi, è facilmente dimostrabile, ma una volta detto questo bisogna ricordare che i pregiudizi erano così diffusi nella società del suo tempo che l’atteggiamento di Lovecraft appare del tutto in linea con il sentire comune della cittadinanza bianca. Dopotutto, quello che a lui interessava era l’altro mondo, mentre di questo aveva una concezione essenzialmente letteraria. Certo, come molti autori imbevuti di teorie popolari ha trasmesso idee preconcette quando non infondate, tra cui la supremazia del sangue nordico sulle altre stirpi. Ragionando in questo modo mistico e un po’ fumoso, che gli serviva essenzialmente da difesa, può aver fatto qualche danno: a livello personale, per esempio, ritengo che sia stato Lovecraft a risvegliare il mio timore del diverso (facendomi sentire un alien a mia volta); ma la fascinazione che provo per le sue tematiche “proibite” non ne è scalfita perché la riflessione di Lovecraft sulla paura è più importante dei suoi sgradevoli effetti collaterali. Infine, per saldare il mio debito preciserò che a un lettore giovane la lettura dei suoi racconti migliori non offre solo un conforto in negativo, ma numerosi appigli positivi. Innanzi tutto nel permetterci di trovare in Lovecraft un amico, un confratello spirituale; in secondo luogo, nell’indicarci che nonostante i suoi orrori ― che forse sono semplicemente necessari ― il mondo può essere riconosciuto, esplorato e, in definitiva, apprezzato. Probabilmente non verremo mai a capo del suo mistero, eppure il tentativo va fatto ed è tanto più significativo sul piano umano quanto più l’impresa risulta difficile. Lovecraft è stato un uomo spaventato che ha svolto una ricerca nei meandri della paura: si è immerso nel terrore ed ha osato andare oltre, nel tentativo di superarlo.>>

Per leggere l’intera intervista:

intervista a GIUSEPPE LIPPI (da Nugae n.19)

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Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Pasquale Fernando Giuliani Mazzei

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 13 dicembre 2018 by Michele Nigro

versione pdf: intervista a Pasquale Fernando Giuliani Mazzei.

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Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore

Pasquale Fernando Giuliani Mazzei

 

a cura di Francesco Innella e Michele Nigro

 

Qual è o quale dovrebbe essere, secondo te, la funzione della poesia nella società attuale? Chi fa poesia oggi, come si muove nel contesto socio-culturale o come dovrebbe muoversi?

La poesia è evocazione perché non è prosa descrittiva ma è ritmica, ovvero, è certamente sintesi anche del mondo di cui è contemporanea ma, non descritto nella lingua quotidiana del discorso libero, bensì in versi, che sono un’elaborazione metrica dell’elaborato prosastico, tuttavia senza esserne la tautologia, anzi, esprimendo l’antipatia tra creatività e banalità.

Anche nella società condizionata dal solipsismo cronico procurato dall’uso irresponsabile dei social media, la funzione eziologica di ogni forma d’arte rimane catartica, perché esprime il criterio critico del suo autore che si rivela soltanto se non si isola nell’elitarismo ma è dialettico.

Come nasce la tua poesia? Potresti “illustrarci” la tua poetica e dirci quali sono le caratteristiche peculiari del tuo linguaggio poetico? Quali poeti ti hanno ispirato?

Presumo che, come per tutti, la mia poesia nasca dalla semplice esigenza di comunicare le mie emozioni, cioè, di scandagliare il profondo della mia personalità e di confrontarlo con la realtà attuale; dunque, attraverso la poesia tento di esprimere le mie opinioni individuali, sociali e politiche anche con una ricerca filologica delle parole, italiane, dialettali, straniere, risalendo alla origine del fonema e del linguaggio gestuale primario.

I miei poeti preferiti sono Omero, Virgilio, Dante Alighieri, Thomas Stearns Eliot, Pier Paolo Pasolini, John Lennon, Carole King ed altri.

Quale è stato il criterio con cui hai scelto le dieci poesie inserite nell’antologia “Archetipi Poetici”? Quale tra esse ti rappresenta di più?

Nella scelta delle mie poesie, ho provato a dissipare i miei dubbi ricostruendone il percorso cronologico e diversificato nelle lingue, negli stili e, forse, quella che mi rappresenta di più tra di esse, è la prima inserita nell’antologia, “Composizione n.1”.

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Cinque Terre

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 12 dicembre 2018 by Michele Nigro

a George Gordon Byron

Gli inerpicarsi sudati

in strane, inattese

primavere d’inverno

su nere rocce salate

scavate dal ritmo naturale

di una poesia infinita,

essere giovani di nuovo

tra spruzzi feroci

dal mare natalizio

che ignora

i non degni di Byron.

 

La sete di altri scorci

inesplorati, senza futuro

e sprazzi di storia

nel rosso tramonto che

annuncia speranze d’orizzonte,

una preghiera involontaria

diventa strada tra pietre

antiche

come voci evocate.

 

Proteggimi, pieve di costiera!

agitata da onde di tempo,

al tremolio di devote candele

con spuma di persi pensieri

hai salutato nei secoli

schiere di ignoti partenti

su legni

verso lontane fortune.

Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Michele Nigro

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 6 dicembre 2018 by Michele Nigro

versione pdf: intervista a Michele Nigro

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Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Michele Nigro

  

 a cura di Francesco Innella

 

Qual è o quale dovrebbe essere, secondo te, la funzione della poesia nella società attuale? Chi fa poesia oggi, come si muove nel contesto socio-culturale o come dovrebbe muoversi?

La funzione della poesia dovrebbe essere quella di non avere funzioni; l’atto poetico non trasforma direttamente la società, né la migliora né la peggiora: è una pratica solitaria, intima (anche per il lettore; altro che poetry slam e sciocchezze simili!); una ricerca arcaica che, pur essendo influenzata dal contesto socio-culturale, dovrebbe seguire una via autonoma e interiore. Le diatribe con il mondo editoriale, le pubblicazioni, i “firmacopie”, i vari “premifici”, le vendite, le presentazioni, persino questa intervista, sono solo degli incidenti che nulla hanno a che fare con la creazione di un verso. Non credo nell’azione civile della poesia, anche quando ci riferiamo a esempi autorevoli. I poeti engagé sono tali per vendere di più, e perché quella della solitudine è una sfida che fa paura. Sono un anarco-individualista: credo nell’influenza sul singolo e del singolo, nel tempo. Ci vuole fede… Tanta fede!

Come nasce la tua poesia? Potresti “illustrarci” la tua poetica e dirci quali sono le caratteristiche peculiari del tuo linguaggio poetico? Quali poeti ti hanno ispirato?

Non ho mai “deciso” di scrivere; è la parola che viene a cercare me, in modi e tempi non concordati: se il mio radar è acceso, può prendere forma qualche verso interessante intorno al quale si condensa tutta la struttura di quella che in seguito ho l’ardire di chiamare ‘poesia’. Utilizzo il verso libero ma questo non significa trascurare una musicalità, un ritmo non rimato interno alla struttura. Non amo i “belletti” e i ricamini, non me ne frega niente della metrica, del “bel verso” e della tradizione. Mi è capitato di introdurre termini “moderni” nei miei versi (anche in altre lingue), ma come dicevo poc’anzi la poetica, intesa come ricerca interiore individuale, deve conservare una sua arcaicità.

Fare una cernita di chi mi avrebbe influenzato è praticamente impossibile: le mie letture eterogenee spaziano dai poeti della Beat Generation a Shakespeare, da Giorgio Manganelli a John Donne, dall’amato Edgar Lee Masters (la cui Antologia mi è entrata nelle ossa) al nostro Alfonso Gatto, da Whitman a Salinas; per non parlare dei miei numerosi coevi… Non mi ha ispirato nessuno, a livello conscio: cerco di emulare me stesso. Cerco solo di realizzare la poetica di Michele Nigro.

Quale è stato il criterio con cui hai scelto le dieci poesie inserite nell’antologia “Archetipi Poetici”? Quale tra esse ti rappresenta di più?

Non ho adottato alcun criterio: ho lasciato carta bianca al curatore iniziale che ha selezionato le poesie presenti nell’antologia prelevandole dalla mia raccolta edita “Nessuno nasce pulito” (ed. nugae 2.0 – 2016). Mi piace che sia stata scelta A prophecy. Tuttavia, dovendo rifare l’antologia oggi non lascerei più quelle: appartengono a una raccolta di poesie il cui stile, tranne pochi casi, sto già rinnegando. La poesia è movimento in se stessi: rinnegarsi è importante.

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“Umanità del poeta”, a cura del Prof. Giovanni Blasi

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , on 3 dicembre 2018 by Michele Nigro

Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Fabio Paolucci

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 23 novembre 2018 by Michele Nigro

versione pdf: intervista a Fabio Paolucci

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Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Fabio Paolucci 

 

                         a cura di Francesco Innella e Michele Nigro       

                                                             

Qual è o quale dovrebbe essere, secondo te, la funzione della poesia nella società attuale? Chi fa poesia oggi, come si muove nel contesto socio-culturale o come dovrebbe muoversi?

La poesia dovrebbe essere, oggi come lo è stata ieri, uno strumento per conoscere noi stessi, la natura umana, ed il mondo che ci circonda. La funzione è prettamente sociale, in una società in cui i rapporti interpersonali sono diventati più virtuali che reali. Chi fa poesia oggi è un sognatore, un utopista, che vive intensamente i propri sentimenti: trasmettendoli agli altri, cerca in qualche maniera di spingere il prossimo alla riflessione e all’introspezione e, quindi, di migliorare la società in cui viviamo.

Come nasce la tua poesia? Potresti “illustrarci” la tua poetica e dirci quali sono le caratteristiche peculiari del tuo linguaggio poetico? Quali poeti ti hanno ispirato?

La mia poesia nasce lontano, nella fanciullezza. Mi capitava di avvertire sentimenti e sensazioni talmente forti da opprimermi, fino a quando non le traducevo in versi, dandomi una sorta di liberazione leggendoli ed ascoltandone la musicalità, l’armoniosa composizione. Lo studio al liceo, prima, e all’università poi, delle materie umanistiche, mi hanno consentito di approfondire le mie conoscenze letterarie, utilizzando anche il latino, una lingua “morta” che riesce ad essere ancora oggi molto vibrante ed energica, quasi a trasmettere il concetto che nulla passa e può “rivivere”, se lascia segni forti. Dei poeti che mi hanno ispirato, direi, “tutti e nessuno”, da Catullo a Leopardi e da Trilussa a D’Annunzio, per citarne alcuni.

Quale è stato il criterio con cui hai scelto le dieci poesie inserite nell’antologia “Archetipi Poetici”? Quale tra esse ti rappresenta di più?

Le ho scelte tra quelle, scritte anni fa, che più rappresentano il mio modo di essere e di vivere. Probabilmente, maggiormente “Eco delle Radici”, una poesia che mi è stata ispirata dal forte legame che ho con la mia terra, con le mie radici, il Sannio e la Campania, quasi a colmare con tutto l’amore possibile quelle carenze e le grosse difficoltà che si trova a dover subire proprio per il mancato senso di appartenenza e di rispetto da parte di chi, fino ad oggi, l’ha “amministrata”.

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Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Vittorio Orlando

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 18 novembre 2018 by Michele Nigro

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Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Vittorio Orlando

 

a cura di Francesco Innella e Michele Nigro

 

Qual è o quale dovrebbe essere, secondo te, la funzione della poesia nella società attuale? Chi fa poesia oggi, come si muove nel contesto socio-culturale o come dovrebbe muoversi?

La funzione della poesia nell’attuale società è quella di risvegliare la coscienza del singolo uomo e di tutta l’umanità. Desideroso di cambiamento, il poeta ha la funzione di sollevare il velo. Di smascherare l’illusione. “Temo l’olocausto di moribonde e frali anime. Veggente di un futuro tragico”.

Come nasce la tua poesia? Potresti “illustrarci” la tua poetica e dirci quali sono le caratteristiche peculiari del tuo linguaggio poetico? Quali poeti ti hanno ispirato?

La mia poesia nasce dalle mie esperienze di vita. Il mio lungo viaggiare nel Mediterraneo. Soprattutto la conoscenza della Grecia, di città come Corinto, Mileto, Atene, del Peloponneso e di tutte le sue isole nel Mediterraneo e della Turchia. La passione per la storia, per l’arte e l’archeologia. Lo stile poetico è classico e moderno allo stesso tempo. Ricercato come è del ricercatore. Scava dentro la terra e dentro il cuore. Mi hanno appassionato le letture dell’Odissea e dell’Iliade di Omero, le opere di Dante e la letteratura classica.

Quale è stato il criterio con cui hai scelto le dieci poesie inserite nell’antologia “Archetipi Poetici”? Quale tra esse ti rappresenta di più?

Ho scelto le poesie che considero più vicine al mio sentire e che sono di monito. Vivo in una nazione che continua a illudere la popolazione con vane promesse e usa il potere nelle forme più diaboliche. I riferimenti nelle poesie sono rivolti a una certa politica di sinistra che si mostra in un modo e agisce in un altro. L’italiano sottomesso e deriso, beffeggiato. Libertà ostentata che nasconde invece il controllo e la totale manipolazione delle menti. L’immoralità dei politici, il potere di controllo e di decisione che le banche hanno, sono questi i temi delle mie poesie. La povertà che aumenta. Non esiste più la classe media. La cultura non ha più alcun valore. Ciò che conta sono i soldi e più ne hai, più hai il diritto di comandare e decidere. Un sistema di forte individualismo, indifferente ai bisogni dell’altro. “Beati i viandanti, che percorrono impervie strade, beati i solitari, beati i saggi che non hanno patria”. Una Patria ormai perduta: “Piango la perduta Patria!”

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“Archetipi poetici”: videointervista a Francesco Innella

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 14 novembre 2018 by Michele Nigro

videointervista (in stile Diego Bianchi di “Propaganda Live”) presso “Artè – Sala da tè & caffè culturale”, Battipaglia (Sa).

Il poeta e saggista battipagliese Francesco Innella è uno dei curatori dell’antologia “Archetipi poetici” (AA.VV.) di recente pubblicazione: ho rivolto a Innella non solo domande riguardanti l’antologia ma anche lo “stato dell’arte” in ambito poetico, la lettura in Italia, la ricerca di una propria poetica, lo studio del linguaggio

Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Francesco Innella

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 11 novembre 2018 by Michele Nigro

versione pdf: intervista a Francesco Innella

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Antologia “Archetipi Poetici”: intervista all’Autore Francesco Innella

 a cura di Michele Nigro

 

Qual è o quale dovrebbe essere, secondo te, la funzione della poesia nella società attuale? Chi fa poesia oggi, come si muove nel contesto socio-culturale o come dovrebbe muoversi?

Il poeta oggi ha perduto la sua funzione di “vate” ed è inserito nella società effimera dell’apparenza, per cui fare poesia significa, alla fine, la creazione di un genere letterario che diventa sempre più specifico, che desta soltanto l’interesse di una ristretta cerchia di cultori perdendo, in maniera forse irreversibile, il favore del grande pubblico.

Il poeta si trova in contatto con un sottobosco molto variegato, formato dai concorsi letterari, per lo più a pagamento, che sono inutili, dalle riviste specializzate, in cui non è facile entrare, dalle case editrici a caccia di autori che pubblicano a proprie spese (la cosiddetta EAP, editoria a pagamento, n.d.r.). Come ci si può orizzontare in un mondo simile? Molti poeti preferiscono rinchiudersi nelle loro torri d’avorio.

Come nasce la tua poesia? Potresti “illustrarci” la tua poetica e dirci quali sono le caratteristiche peculiari del tuo linguaggio poetico? Quali poeti ti hanno ispirato?

Un giorno fui posseduto dal daimon e sentii che il mio destino era segnato: dovevo diventare uno spazio vuoto, dove una voce estranea detta.

Ho sempre coltivato il verso breve, suggestionato dall’ermetismo.

Il mio percorso poetico è stato all’inizio esistenziale, ero legato al disagio della vita contemporanea, poi sono passato alla poesia filosofica, fino ad approdare a una poesia “sapienziale”. Rivolta alla scoperta dell’Io interiore. In seguito ho scoperto l’haiku: una forma sintetica di poesia nata in Giappone, essenziale ed illuminante, una vera forma poetica di meditazione.

Il mio vero maestro è stato Cesare Pavese: ho assimilato il suo modo di costruire la poesia, grazie a lui ho imparato il mestiere di poeta e poi me ne sono distaccato.

Quale è stato il criterio con cui hai scelto le dieci poesie inserite nell’antologia “Archetipi Poetici”? Quale tra esse ti rappresenta di più?

Ho preferito inserire poesie legate alla quotidianità, al dato esistenziale, a quelli che sono i conflitti umani che non si risolvono mai, perché nessuno ne ha la volontà. Quella che più mi rappresenta è Viaggio Astrale.

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Emma Saponaro

"Cancella spesso, se vuoi scrivere cose che siano degne d'essere lette." (Orazio)

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Pomeriggi perduti

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