Partenza, sera, notte
(partenza)
Treni dolenti attesi
su banchine sospese nell’anima
in compagnia di
speranzosi tramonti,
brune sfumature di soli
svaniti ormai dal viso
tra le passate onde,
e musiche solitarie
in cerca di forze nascoste.
Il momento del distacco
da conosciute
quietudini casalinghe,
in bocca sapore di sfida
fino alla città feroce maestra
tra le braccia di un altro
ignoto familiare caos.
Dolce e malinconico
era il calore serale,
illusorio residuo all’orizzonte
sul lucido ferro binario
della sera d’Aprile.
Passaggio di consegne
sul finire del giorno,
coraggiose promesse
in viaggio verso domani.
(sera)
I colori invernali della natura
scolpiti dall’ultimo sole all’imbrunire
mi salutano, muti.
L’eleganza dell’essenza
l’umile bellezza senza gloria,
il silenzio della semplicità.
Trionfa l’anima nera
sui rumori del mondo.
(notte)
Avrò ancora bisogno di
stelle fisse in gelidi cieli,
di aria notturna
prima della partenza d’inverno.
Avrò ancora bisogno di speranza
sul finire dell’anno,
sopravvivenza agli errori.
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