I due lati della casa
René Magritte – L’impero della luce (L’Empire des lumières)*, 1953–54
I due lati della casa
La mia casa ha due viste
due modi di intendere la vita.
Una si apre sulla strada trafficata
esistenza che cerca compagnia
tra schiamazzi e strusci estivi
automobili, giostre e feste patronali.
L’altra si nutre da millenni
di pipistrelli e vecchie querce
sul mare stellato
della notte arcaica e silenziosa.
Oscillo, eterno cercatore,
tra appartenenza e libertà
progresso e conservazione
tra il presente e i ricordi
bisognoso di entrambi i lati.
Il fumo aromatico di una pipa solitaria
si sovrappone al nitido schema
della costellazione dell’Orsa Maggiore
mentre fioche luci di fari lontani
scompaiono e riappaiono
divorate dai boschi notturni e briganti
di una Lucania ancora vergine.
La fontana ormai asciutta
legata agli echi di giochi bambini
difende i propri spazi melmosi
dalle nuove costruzioni
di generazioni senza memoria.
Da strade poco illuminate
riemergono le passeggiate di ieri
masticando erbe selvatiche
tra i passi avvolti dal silenzio del tempo
di persone assenti e quasi dimenticate,
e nuove rotte di aerei ignoranti
come stelle cadenti orizzontali.
Intorno ai lampioni di campagna
vortici di insetti assetati di luce
simulano, fedeli nei secoli,
movimenti cosmici senza nome.
Sospeso sui balconi di una casa ambigua
il corpo respira quiete
tra progetti futuri e pesanti eredità
tra desideri e doveri
sogno e risveglio
fantasia e realtà
antico e moderno
ricerca e disincanto
natura e asfalto
mistero e certezza
poesia e tecnica…
Fino alla fine della notte.
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♦
*
14 luglio 2019 a 20:04
L’ha ribloggato su Pomeriggi perdutie ha commentato:
… per leggere la versione editata e pubblicata di “I due lati della casa”: vedi raccolta “Nessuno nasce pulito” (edizioni nugae 2.0)…
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31 luglio 2013 a 14:58
Mi hai fatto pensare a “Vite Parallele” di Battiato. Scontato, dirai tu, e hai ragione!
Ma chi non vive “vite parallele” che si alternano in noi? E delle volte mi chiedo quale sia quella reale, quella vissuta in pieno. E’ quella mia “intima”, “celata”, perché custodita gelosamente e che si nutre di momenti di assoluta solitudine. Per te il fumo di una pipa, vecchie querce, pipistrelli nella notte; per me altro, ma sempre “altro” diverso da quello che è il quotidiano. E sai quante volte mi chiedo quanto ci sia di realmente “voluto” in tutto ciò che si fa ogni giorno? E quanto non ci sia di imposto, di necessario perché magari ci si aspetta che si sia in un modo, anziché in un altro. E così oscilliamo nella continua ricerca di un equilibrio che ci faccia stare in pace con il nostro “essere”.
Ma la ricerca di questa “pace” contempla lotte intestine cruenti e sfiancanti, tra ciò che eravamo e ciò che siamo, tra ciò che abbiamo e che vorremmo, ma che non avremo mai e lo sappiamo già.
E il corpo che fa? “Respira quiete.. fino alla fine della notte” o, come dice Franco Pistoni nella sua “Acustica del Mar Egeo” – Fino alla fine, fino alla fine del mondo. –
Grazie Michele!
“L’Acustica del mar Egeo”
Imbottiti come sono,
di mare e martiri lune,
i miei sguardi zavorra
che attendono lettere o navi dall’Egitto
condanna dei profeti li macchia
li spreme
nessun oblio alla fame.
Contr ‘ora di marzo
Il sole mi determina a neve
Alla ricerca sempre
Di non so più che cosa
Fino alla fine
Fino alla fine del mondo.
Franco Pistoni
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29 settembre 2013 a 15:24
Questo commento mi era sfuggito…
E’ l’ “altro” che ci salva e ci conserva nel tempo nonostante errori e disaccordi, distrazioni e vanità… Ti accorgi che stai nutrendo l’altro te stesso quando fai le cose che ami e ti senti attraversato da un’energia che pensavi di aver dimenticato… Vado a riascoltare vite parallele di Franco! 😛
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