Archivio per maestro

Indicazioni di tempo (spiegate da un ignorante come me)

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 29 agosto 2017 by Michele Nigro

Indicazioni di tempo

(spiegate da un ignorante come me)

 “Signora mia, in che tempi viviamo!” (cit.)

… l’interpretazione è tutto nella vita!

 

Tempi lenti:

Larghissimo… c’è spazio per tutti, anche per chi non suona. Entrate!

Adagissimo… quasi quasi ordino un caffè al ginseng

Lentissimo… un brano al rallenty

Grave… sì, ma quanto è grave!? Rintraccio i familiari?

Largo o Lento o Largamente o Lentamente… insomma decidetevi!

Larghetto… che fa rima con fighetto. Però nun t’allargà!

Tenuto… non ho detto mantenuto!

Sostenuto… proprio non si regge in piedi, eh?

Adagio… chi va adagio, va sano ed è randagio!

Adagietto… parente del larghetto, ma un po’ più agile… meno chiatto

Andante moderato… come piace a Casini e Berlusconi

Andante… sì, ma “a ‘ndo andi?” chiederebbe Funari/Guzzanti

Vieni avanti Andantino!

Se fosse un Andante grazioso… beh, comincerei a preoccuparmi! (E non vi dico se fosse solennecon fuocodolce, tranquillodecisoappassionatomaestosomarzialeaffettuoso, agitatocon brioamabile. Capitolo a parte!)

Con moto o Mosso… io non uscirei in barca, poi fate voi…

Meno mosso, più mosso, un poco mosso… mari calmi, invece, sul versante adriatico! (La meteomusicologia è una scienza affascinante…)

Marcia moderato… per fascisti che se la prendono con calma

Moderato… non incline al facile litigio, insomma un buon democristiano della Prima Repubblica!

Tempi veloci:

Rapido… Lamezia-Milano (come la canzone di Brunori Sas)

Veloce… ma andate tutti di fretta? Rilassatevi!

Allegretto… hai alzato un po’ il gomito, dimmi la verità!

Allegro moderato… forse solo qualche bicchiere!

Allegro assai… se è di Napoli allora sarà assaje, a’ zeffun’… a’ beverun’… a’ migliara!

Allegro o Allegramente… l’importante è stare bene con se stessi

Vivace… ma intelligente

Ma non troppo… insomma una via di mezzo

Vivo… che è la prima cosa: la salute ha la priorità su tutto!

Vivacissimo… Professò, vi autorizzo a dargli due sganassoni!

Allegrissimo… No però, bere vino a scuola no!

Presto… che è tardi!

Prestissimo… che mi parte il direttore d’orchestra! Lo vorrei almeno salutare…

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Prefazione a “La Svolta” di Carmine Senatore

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 4 dicembre 2014 by Michele Nigro

Ho avuto il piacere di scrivere la prefazione all’ultima fatica dell’amico Carmine Senatore, disponibile qui.

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Prefazione

Il mondo – anche se forse sarebbe più corretto parlare di mondi – che scaturisce dalla narrazione di Carmine Senatore è il risultato di un compromesso mai forzato tra il flusso di coscienza joyciano e l’atmosfera fantastica del paese meraviglioso di Alice: nel momento in cui il lettore entra in contatto con i personaggi partoriti amorevolmente dalla penna dell’autore, ha la costante sensazione di non trovarsi dinanzi a persone, seppur descritti come tali, con tanto di nomi, e resi vivi e verosimili da luoghi, movimenti e dialoghi, bensì a figure archetipiche, a ideali e simboli appartenenti a uno spazio onirico sospeso tra i fatti reali da raccontare, perché questo è il mestiere del narratore, e l’inconscio che è il vero autore. Le frasi brevi che innegabilmente caratterizzano il narrato di Carmine Senatore, sono come frame che hanno il delicato compito di mediare tra la poesia e la realtà, tra la mania descrittiva di altri autori (descrizioni che non mancano nei racconti di Senatore ma che svolgono un’azione fulminea, come quella delle molecole di acqua nel “torrente” a cui l’autore stesso fa riferimento all’inizio del suo testo parlando dello stream of consciousness non solo joyciano) e le immagini “iperuraniche” provenienti da un luogo inaccessibile e privato, forse fanciullesco e tradizionale, o solo sognato. Anche quando non si tratta di personaggi palesemente fantasiosi, si ha l’impressione di avere a che fare con dei “ponti” umani tra quella che noi definiamo realtà e la zona primordiale dello scrittore.

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Insinuazioni bibliche su “Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma”

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 13 Maggio 2014 by Michele Nigro

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Insinuazioni bibliche su

“Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma”

(le misteriose nascite di Gesù il Nazareno e Anakin Skywalker)

La saga fantascientifica di “Guerre Stellari” possiede una struttura eterogenea e attinge elementi da varie fonti; in particolare è disseminata di riferimenti biblici velati o palesi: le frequenti ambientazioni desertiche in ricordo del “deserto dei padri” di origine veterotestamentaria e il deserto come luogo di ricerca spirituale silenziosa, di isolamento e di espiazione, di passaggio, di sospensione storica e di attesa (ad es. il vecchio “Ben”, Obi-Wan Kenobi, in “Star Wars Episodio IV – Una nuova speranza”); l’aridità del pianeta Tatooine, e le sue abitazioni povere, ricordano alcune zone della Palestina ai tempi di Gesù il Nazareno; l’Impero Galattico di Darth Sidious è molto simile all’Impero romano di Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto; Coruscant è come Roma caput mundi, o sarebbe meglio dire caput universi, con tanto di Senatus Populusque Romanus in versione galattica… Numerosi anche i riferimenti alla cultura religiosa cristiana: ad esempio l’organizzazione dei Cavalieri Jedi ricalca in molti punti quella monastico-spirituale di certi ordini religiosi cavallereschi (o religioso-militari) appartenenti alla nostra cristianità medievale (anche se le spade laser dei Jedi ricordano di più le katana, le tradizionali spade giapponesi utilizzate dai samurai). L’obiettivo di George Lucas non è stato certamente quello di riproporre in chiave science fantasy la storia contenuta nella Bibbia (lo dimostra il fatto che nella saga convergono, come già ricordato, più elementi eterogenei, non solo di natura biblica, provenienti da culture e tempi differenti, e da fonti letterarie e cinematografiche differenti), ma di sicuro ha, per così dire, “preso in prestito” alcuni elementi di origine biblica. Il più importante dei quali è contenuto nel primo film della trilogia prequel intitolato “Star Wars Episodio I – La minaccia fantasma” che, come gli estimatori della saga sanno, affronta in maniera approfondita, a distanza di circa vent’anni dalla proiezione nei cinema degli episodi IV, V e VI, i fatti “storici” e le vicissitudini personali dei protagonisti che sono alla base delle avventure descritte di seguito nella cosiddetta “trilogia originale”.AnakinShmi
In “Star Wars Episodio I” la madre del piccolo Anakin Skywalker, Shmi Skywalker, confida al maestro Jedi Qui-Gon Jinn che Anakin non ha un padre, che il suo concepimento è stato un inspiegabile miracolo, frutto presumibilmente della cosiddetta Forza, un’energia onnipresente che pervade e sostiene l’intero universo, e ad opera dei midi-chlorian di cui si dirà tra breve. La scienza ha fornito un nome poco romantico a questo fenomeno presente in natura tra alcune piante e animali: partenogenesi, ovvero riproduzione verginale, quando lo sviluppo dell’uovo avviene senza che questo sia stato fecondato.
Dice Shmi:

<<Non c’è stato un padre.
Io l’ho portato in grembo, l’ho fatto nascere, l’ho cresciuto.
Non so spiegare cos’è successo…>>

Questo evento straordinario non può non richiamare alla mente il dogma religioso, citato nella Bibbia, riguardante il cosiddetto concepimento verginale di Gesù da parte di sua madre Maria, scelta da Dio per mettere al mondo il proprio tumblr_m50xvc0XXf1rpl92qfiglio. Le differenze tra i due concepimenti, a ben vedere, sono irrilevanti (i recenti avvicinamenti, confermati più dalla scienza che dalla religione, tra spiritualità e meccanica quantistica ci suggeriscono un’interessante indistinguibilità tra il concetto di “divinità” tipicamente intesa e quello di energia “intelligente”): in entrambi i casi le cause del concepimento, in un certo modo, sono “conosciute”. Il Dio degli Ebrei e la Forza nella saga di “Star Wars” sono punti di riferimento insostituibili nella concezione dell’universo e comunemente accettati. Nel caso della Forza, però, interviene anche una sorta di spiegazione scientifica a supporto della struttura mistica che caratterizza la fede dei Cavalieri Jedi: i midi-chlorian, forme di vita microscopica che vivono intumblr_inline_mzm5ltF1sj1r2ai2c simbiosi all’interno delle cellule di tutti gli esseri viventi e che permettono la percezione della Forza, come se fossero una specie di ponte tra gli esseri viventi dell’universo e la Forza stessa, la connessione tra la mente di un individuo e la Forza. I mistici di tutte le religioni del nostro mondo, non possedendo i midi-chlorian inventati per la saga di “Star Wars”, hanno dovuto affidarsi ad altri “ponti”, sviluppando altre facoltà spirituali meno fantasiose ma altrettanto portentose. In comune tra i Cavalieri Jedi e i nostri mistici vi è l’annullamento del pensiero in favore della percezione. Come insegna il maestro Qui-Gon Jinn ad Anakin:

<<Senza i midi-chlorian non esisterebbe la vita, e noi non saremmo consapevoli della Forza. In ogni istante essi ci parlano, comunicandoci il volere della Forza. Quando imparerai a placare la mente, sentirai che ti parlano.>>

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Moto circolare uniformemente accelerato

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 29 aprile 2014 by Michele Nigro

Accelerazione e morte

lamiere unite alla giovane carne

velocità di fuga dall’esistenza,

l’agguato inatteso, invisibile

nella curva sorprendente della vita.

La spiegazione scientifica e lucida

smorzò il pianto della classe

durante l’ora di metafisica,

formule e gesso

ritto sulla cattedra come un dio dimostrabile

la voce ferma di chi ama il sapere

una risposta laica al dolore.

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Indagine sulla Via Interiore

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 3 luglio 2013 by Michele Nigro

In vista della seconda edizione, di prossima pubblicazione, del libro di poesie “La Via Interiore” di Francesco Innella, la cui prima edizione è stata recentemente presentata a Salerno presso la libreria Einaudi, ho avuto il piacere e l’onore di curare una postfazione-intervista all’Autore per meglio evidenziare i suoi percorsi conoscitivi, le sue ricerche, le letture fatte negli anni, e per fornire al Lettore – guardando al di là dei versi – una mappa indispensabile per comprendere il significato più intimo, diciamo pure esoterico, dei componimenti presenti nel volume. Ogni domanda è preceduta, tra parentesi, dal titolo della poesia che ha ispirato il quesito, ma l’autonomia delle domande e delle relative risposte rende piacevole e interessante la lettura di questa intervista indipendentemente da una lettura preliminare delle poesie.

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“Indagine sulla Via Interiore”

postfazione/intervista a cura di Michele Nigro

M.N. – (L’anima) Si evince un bisogno di separazione tra anima e corpo. Noi occidentali abbiamo dimenticato come ascoltare l’anima e isolarla dal corpo?

F.I. – Tu cogli un problema importante per me, l’ascolto dell’anima, e che bisogna riuscire a separare dal corpo, cercando ognuno di noi la strada più consona verso questa realtà sottile. Massimo Scaligero (1906 – 1980), un grande seguace dell’antroposofia italiana, nel suo testo “L’uomo interiore” così scrive: <<Trovare in sé il punto in cui si comincia finalmente a essere individui, a superare la psiche, a creare, suscitare con decisione l’elemento immediato dell’azione cosciente, abbandonare le illusorie, anche se dialetticamente smaglianti vie allo Spirituale, pervenire come cercatori alla reale conoscenza di sé per ritrovare il principio della Forza che si cerca fuori di sé…>>

(Il sonno) L’antico druidismo insegna che alla base dell’origine dell’universo ci sarebbe il Suono, la vibrazione primordiale (causa prima). Un’antica conoscenza, non confermata dalla scienza ufficiale, ripresa dalle pratiche dello sciamanesimo druidico in cui viene utilizzata la musica. Dopo la morte torneremo al punto di partenza di quel suono?

Ti rispondo con le parole di un esoterista spagnolo, Francisco Ridondo Segura, dal suo testo intitolato “La luce Adamantina”: <<Il suono sorge dal silenzio. Il silenzio è eterno e permanente. Il suono sorge dall’etere che è un aspetto dell’Akasha. L’Akasha o quinto elemento è un altro nome che si dà per riferirci al memorandum o cornice nascente del suono, dal quale sorge il suono. Il suono creato mediante l’Akasha conduce alla riutilizzazione dei quattro elementi nella cornice del quinto che è l’Akasha. I suoni generano energia per mezzo della ristrutturazione dell’ambiente esistente.>> Se questo che ho riportato sopra è la genesi del suono, d’altra parte non posso dire nulla su queste pratiche sciamaniche druidiche che non conosco e che tu riporti. Ma tu sai, una volta partecipasti anche tu, ad una recita di mantras buddisti e ti posso dire che i mantras influenzano anche l’ambiente che ti circonda, si tratta di pura energia che si condensa in una struttura di suono.

(Rinascita) Credi nei risvegli e nelle rinascite in vitam?

Credo sia nei risvegli che nelle rinascite in vita. Ma il problema è come rinascere e come risvegliarci. Mi sono posto la domanda “esistono discipline che promuovono il risveglio?”. E facendo un’indagine mi sono accorto che tutti i grandi iniziati hanno insegnato che il vero risveglio è consistito nel vincere la nostra natura prettamente meccanica e ripetitiva. Dobbiamo essere in grado di controllare perfettamente il corpo, attraverso una maggiore consapevolezza. Gurdjieff insegnava un esercizio molto difficile ai suoi allievi, qualsiasi cosa facessero nella loro giornata dovevano avere coscienza del loro braccio destro. La semplice consapevolezza, niente di trascendentale.

(Gnosi) Sei stato influenzato dalla lettura del Vangelo di Tommaso? Come conciliare la nostra esistenza nevrotica e a volte insensata con la ricerca della Suprema Dimora e con quello che tu chiami “salire faticoso”?

Lo gnosticismo si diffonde tra il II e il III secolo d.C., e i testi di questo fenomeno di sincretismo religioso si presentano come “segreti”, in quanto provenienti da un insegnamento esoterico di Gesù o degli apostoli riservato ai soli iniziati. Tra questi scritti ricordo il Vangelo degli Egiziani, il Vangelo di Mattia, il Vangelo di Maria Maddalena, l’Apocrifo di Giovanni, la Sophia di Gesù, il Vangelo di Tommaso (copto), il Vangelo di Pietro. La maggior parte dei vangeli citati nasce nel contesto di correnti teologiche giudicate successivamente eretiche dalla Chiesa cristiana, come quelle di stampo ermetico. Non sono stato influenzato dalla dottrina gnostica, ma dalla ricerca del divino effettuata dagli gnostici, che si presenta prima come una discesa in noi stessi e poi in un’ascesa molto faticosa, che dovrebbe portare alla fusione con l’Uno.

(Daimon) Abbiamo l’obbligo o la necessità di cercare di migliorare la nostra esistenza oppure possiamo abbandonarci alla “scelta che ci toccò con la nascita”?

Abbiamo l’obbligo di migliorare la nostra esistenza, oppure possiamo come la maggioranza delle persone abbandonarci alla scelta che ci toccò in vita. Ma il punto è un altro se, come dice Scaligero e tutta la scuola Ermetica, dentro di noi c’è un Uomo Storico, un Uomo Interiore che dobbiamo far venire alla luce, perché è la nostra essenza, è la nostra vera identità, allora c’è l’obbligo per chi intende incamminarsi su questo difficile cammino di trovare la strada interiore che conduce a lui, e che è disseminata negli insegnamenti di tutti i grandi iniziati. Si tratta di una ricerca non facile…

Voglio però chiarire una cosa importante ed aiutare il lettore a capire meglio chi è l’Uomo Interiore. Cito a proposito il testo “L’arte di divenire simili agli Dei” di Elis Eliah: <<L’uomo esteriore fisico racchiude un uomo interiore, il quale sfugge alle analisi dei metodi impiegati per studiare l’uomo esteriore o visibile che è il suo involucro. Se gli uomini volgari avessero la conoscenza di quest’essere invisibile, inafferrabile, che esiste perché esistono le sue opere, arti, invenzioni, scienze, sarebbe risolto il più grande problema dei secoli…>>

(Il ritorno) L’erotismo è una distrazione dalla ricerca verticale o è partecipe del nostro avvicinamento al divino?

Le religioni più associate al misticismo sessuale sono l’induismo e il buddismo (entrambi di origini indiane), nelle loro forme tantriche. Nella cultura dell’Asia orientale, dove si sviluppò lo zen, il misticismo erotico era poco sviluppato. I motivi principali di questa mancata espansione sono da ricercare nell’influenza dell’etica confuciana, che domina tutta la cultura est-asiatica, per cui la relazione fondamentale è quella tra marito e moglie, come in occidente e in India. Mircea Eliade pubblicò nel 1956 un breve saggio dal titolo “Misticismo erotico indiano”. Uno dei momenti più rappresentativi della sua opera è il riflesso di un’esperienza che lo toccò da vicino: la descrizione dell’unione sessuale come rituale mediante il quale l’uomo trascende a entità divina, come previsto dalla tradizione hindu. Le sue osservazioni acquistano un interesse ancora maggiore per chi conosce la vicenda umana di Eliade, la sua intemperanza sessuale (raccontata nei minimi dettagli nei “Diari”) e il ruolo centrale del sesso suggerito nella sua visione storica delle religioni. Nella tradizione tantrica la “beatitudine suprema” non deve mai raggiungersi attraverso l’emissione seminale. Solo questa forma di “controllo” dei propri sensi è capace di permettere l’ingresso nella dimensione assoluta dell’erotismo.

(Karma) Neanche il rimescolamento genetico, durante il “crossing over” cromosomico, ci “salva” dal peso del karma? Come possiamo alleggerire questo peso?

Il peso del Karma è l’interruzione di un percorso che siamo chiamati a realizzare. Il peso del Karma si può alleggerire se conosciamo in profondità il nostro Io Interiore, non c’è altra strada. Non è esatta la visione buddista di un passaggio di “azioni” da un corpo ad un altro con la cancellazione dell’individuo. Noi siamo sempre gli stessi e la nostra natura angelica che continua per l’eternità e non possiamo sottrarci ad una legge inesorabile che vuole la realizzazione del nostro Uomo Interiore. Il peso del Karma è morire, addormentarsi ed essere richiamato di nuovo in vita da un richiamo venereo per continuare la nostra strada verso il divenire noi stessi, ossia la realizzazione della nostra natura angelica.

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Iniziazione libresca al sufismo

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 28 aprile 2013 by Michele Nigro

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Certi percorsi culturali, spirituali, iniziatici, possono cominciare da un dialogo, da una e-mail, da un’esperienza casuale e quotidiana frequentando un social network, da un dolore che cerca risposte, dal “tormento di una ricerca e dal bisogno mai sopito di spiritualità e silenzio”, da un libro (e finiscono in quel libro senza andare oltre per mancanza di volontà), da una lettura consigliata che può aprirci la porta su un mondo meraviglioso e affascinante… o sul nulla.

“Dimmi, Maestro, da dove posso cominciare? Quali letture posso intraprendere per conoscere il sufismo? Come sei approdato alla conoscenza dei sufi? Qual è stata la tua prima esperienza con loro? Illuminami!”

“Illuminarti? Ehm, non mi mettere in imbarazzo eh! Forse ho esagerato ma ho fatto una selezione e alcuni libri proprio non potevo lasciarli fuori, scegli tu. Inizio raccontandoti che io l’incontro l’ebbi nel 1984, a Palermo. Di quell’evento resta un ricordo indelebile nel mio cuore e qualche foto e una clip, pubblicati nella mia pagina FB. Lo sheykh era Hasan Cikar, il Ney solista era Kudsi Erguner, che – ho saputo di recente – è stato ed è forse tutt’ora il ponte tra i gurdjieffiani della scuola di Parigi e la confraternita dei Mevlevi. È il derviscio che appare nel film di Peter Brook “Incontri con uomini straordinari”.
All’epoca testi in italiano, ma anche in inglese, circa i sufi e il sufismo erano introvabili; io andai a vedere il Sema proprio perché Battiato ne aveva fatto cenno in qualche suo brano. Passarono diversi anni, quando mi sono trasferito a Milano nel 1990 ho trovato la Feltrinelli che aveva una sezione esoterica di tutto rispetto; nel frattempo mi ero letto “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di Ouspensky e (parte) dei “Racconti di Belzebù a suo nipote” di Gurdjieff, oltre ovviamente a “Incontri con uomini straordinari” sempre di Gurdjieff.
Cosa ho preso da Feltrinelli, che potrei consigliarti? È un bel problema perché ti conosco appena, mio caro discepolo; se il tuo interesse è specificamente indirizzato verso Rumi ti consiglio “Fihi ma Fihi” (C’è quel che c’è): sono resoconti delle conversazioni tra Mevlana e i suoi discepoli trascritti dal figlio, Sultan Walad, che è poi il vero fondatore della confraternita Mevleviyye; infatti ha organizzato in modo sistematico ciò che ha prodotto il padre dopo l’incontro con Shams-i-Tabrīzī. Il “Mathnawì” è impegnativo e bello, mi intimidisce: sei volumi. L’ha tradotto in italiano Gabriele Mandel e pubblicato Bompiani. Conoscessi il persiano lo leggerei in persiano perché è poesia e nella poesia suono, ritmo e significato si completano. Nel “Fihi ma Fihi” c’è il pensiero di Rumi posto in versi; nel Mathnawì, meno bellezza, più argomenti.
Un libro che trovo molto bello è l’antologia redatta da Eva de Vitray-Meyerovitch, che raccoglie molto materiale tratto dalle opere di Mevlana oltre che da altri sufi; lei era una sufi dunque ha operato con illuminata coscienza – ora sì che ci vuole il termine “illuminare”… Morta a Parigi, seppellita all’ombra del mausoleo di Mevlana a Konya in occasione del Shab-i Arus, anniversario del transito di Mevlana. Il titolo del libro è “I mistici dell’Islam”. Eva de Vitray Meyrovitch ha raccolto perle e le ha disposte in maniera meravigliosa, a mio avviso: apparentemente sembra un’antologia organica redatta da un professore, e lei lo era e di alto lignaggio, ma è uno di quei libri che puoi aprire e trovare la risposta pertinente… è più di un’antologia, te la consiglio perché ti offre una panoramica, ed Eva è morta nel 1999, dunque ha selezionato materiali ancora validi…
Dall’altra parte del fiume, per onestà intellettuale devo menzionare “Sufi” e “Pensiero e azione sufi” di Idries Shah, autore che è considerato malissimo tra i sufi “tradizionali” così come negli ambienti gurdjieffiani… ma siccome io non sono né di questa né di quella parrocchia me li sono letti e li trovo interessanti: sostanzialmente emerge la componente metafisica della tradizione sufi e viene messa in secondo piano la componente religiosa.
Un altro libro che ho letto una volta sola ma utilmente dunque potresti anche considerare è “Il Segreto dei segreti” di Abd al-Qadir al-Jilani, edito da l’Ottava, ma non so se è trovabile.
In ultimo ma non per ultimo “I racconti di Nasrudin” se li trovi, ma sul Web se ne trovano ampi stralci, furono pubblicati da Octagon Press di Idries Shah.
A margine e se davvero la cosa ti intriga, “L’immaginazione creatrice – le radici del sufismo” di Henry Corbin, divulgazione del pensiero di Ibn-Arabi, di cui puoi trovare stralci sul Web, anche in italiano.
Azz… ho finito! Finalmente… Buona lettura!”

“Grazie Maestro!”

“Non ringraziarmi ora: leggili prima e se ti saranno veramente utili per la tua crescita interiore, solo allora, mi ringrazierai…”

E il mio maestro mi insegnò…

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 9 agosto 2011 by Michele Nigro

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“… E il mio maestro mi insegnò che non è poi tanto difficile

trovare l’alba dentro l’imbrunire…”

Basta volerlo!

Recentemente il mio insegnante delle scuole elementari, il “mitico” maestro Carmine Senatore, originario di Altavilla Silentina (Sa), dottore in Geologia, docente di scuola primaria e in seguito professore di scienze naturali, chimica e geografia presso il Liceo Scientifico “E. Medi” di Battipaglia, mi ha fatto un regalo inaspettato…

Tornando da un viaggio ho trovato nella mia casella di posta elettronica una sua e-mail in cui diceva:

<<Trovato per caso in un vecchio quaderno.

Lo devi leggere, perché l’ho trascritto così com’era.

Se vuoi anche la pagina originale scritta a mano, te la mando.

Evidentemente lo space clearing non era stato effettuato bene.>>

Carmine

M.tro Carmine Senatore

La cosa in allegato che dovevo leggere era un suo giudizio nei miei confronti, in qualità di docente, emesso se non erro alla fine (o durante?) dei quattro anni scolastici trascorsi nella sua classe presso la Scuola Elementare “E. De Amicis” (nella foto in alto) di Battipaglia (Sa). Quattro e non cinque perché il primo anno lo frequentai a Pompei… Ma il perché di questa ‘deviazione’ è un’altra storia.
Tempo fa io e il mio maestro ci siamo incontrati in un bar di Battipaglia, dove entrambi ancora viviamo, per scambiare due chiacchiere e lui mi ha intimato dopo pochi minuti: “Dammi del ‘tu’: ormai non sono più il tuo maestro!” Un po’ difficile per me accettare la ‘nuova regola’, e non per una questione di rispetto reverenziale. Ma alla fine, con un po’ di sforzo, sono riuscito a chiamarlo Carmine e non più ‘maestro’.
Ecco il giudizio di Carmine proveniente direttamente dai nostri meandri mnemonici; come in una sorta di ‘glasnost‘ esistenziale, si riaprono gli ‘archivi’ relativi al cantiere di un’infanzia per riscoprire chi siamo, dove saremmo potuti andare e dove effettivamente stiamo andando:

Alunno: MICHELE NIGRO

“Originale e personale risalta per originalità costruttiva. Riesce a mettere a punto i testi liberi in forme coerenti, partendo dagli aspetti globali, per giungere a quelli particolari: ciò dimostra che possiede una notevole coerenza sia sul piano logico sia su quello linguistico-espressivo. Nelle attività di tipo pittorico-espressivo si esprime in forme creative, soprattutto nell’uso originale del colore e con evidenti note artistiche.

Amico di tutti, si distingue per cortesia e gentilezza. Sente la disciplina e l’accetta sempre di buon grado. Il livello di maturazione raggiunto da Michele è senz’altro notevole. La sua produzione linguistica è abbastanza corretta e chiara. Legge in modo scorrevole, con buona espressività, intendendo bene ciò che legge se non incontra termini nuovi e per lui sconosciuti. Ha una notevole capacità espressiva; a livello grafico-pittorico sa rappresentare il mondo con ricchezza di particolari, con tratti sicuri e facendo buon uso del colore.

Ha chiari i concetti relativi alle operazioni aritmetiche compresa la divisione sia di continenza che di ripartizione. Nel calcolo è sicuro e abbastanza svelto. Esegue i compiti con prontezza e padronanza.”

Naturale e spontanea la mia risposta a Carmine:

<<Grazie caro maestro!
Ma lo sai che lo ricordo questo tuo giudizio? Nel senso che rileggendolo mi sono ricordato di averlo già letto: era solo un dato in quiescenza, abbandonato in un deposito oscuro e polveroso della mia memoria, ma non cancellato. […] p.s.: a volte lo space clearing non serve solo a ‘gettare’ nella pattumiera cose vecchie e inutili, ma anche a ricollocare certi elementi rimossi in una nuova e giusta dimensione…>>

Questo recente aneddoto ha stimolato in me una serie di domande e di pensieri: “cosa è rimasto del bambino descritto in quel giudizio?”; “hanno prevalso, a lungo andare, i limiti o le acerbe potenzialità?”; “cosa si aspettavano i cosiddetti ‘adulti’ da me?”; “la vita è stata inclemente con quel bambino o è il bambino che è stato inclemente con la propria esistenza?”; “quel giudizio rispecchiava la visione ottimistica di un maestro che amava i suoi alunni oppure era l’analisi equilibrata e veritiera di uno scienziato prestato all’insegnamento?”…

Tante, troppe domande: forse anche inutili. Risposte che è meglio non cercare…

Ma è ancora possibile ricavare un insegnamento positivo da tutto ciò: le potenzialità non scompaiono quasi mai del tutto, non possono scomparire ‘per definizione’ perché potenziali e in un certo qual modo reali come le idee immateriali ma vere, anche se inespresse o parzialmente realizzate. A volte queste potenzialità emergono e si affinano grazie a un lavoro esterno (una pletora di padri, madri, maestri, istruttori, assistenti spirituali, guardiani e mentori) o grazie alla volontà e al grado di auto-consapevolezza raggiunto dal soggetto; altre volte ancora sembrano perse del tutto anche se sono semplicemente nascoste da un consistente strato di detriti storici, pseudoculturali ed esistenziali.

Riscoprire il meglio di sé nell’imbrunire, quando sembra che tutto sia stato già deciso dal pregiudizio, dal fato, dal sistema, dalla storia e dalla noia, dalla pesantezza di persone sconfitte che vivono al nostro fianco, dall’idea che abbiamo di noi stessi (idea a volte imposta dagli altri e lentamente, nel tempo, accettata per debolezza o per pigrizia) o celato ai nostri occhi a causa della nebbia del tempo che offusca lo sguardo.

Svincolarsi dalla storia e inseguirsi nel passato. Per ricominciare…

“E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire…”. Difficile sì, ma non impossibile.

Classe del M.tro Carmine Senatore – Scuole Elementari “E. De Amicis”, Battipaglia (Sa)

Up Patriots to arms!

Posted in nigrologia with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on 23 ottobre 2010 by Michele Nigro

L’incipit arabo di “Up patriots to arms” e altri particolari.

Chi conosce la creatività musicale di Franco Battiato sa benissimo che ogni brano dell’artista siciliano possiede un meccanismo complesso, o comunque non ordinario, costituito di suoni, come è ovvio che sia, ma anche di voci quasi impercettibili, rimandi culturali, linguistici, geografici, storici, ponti spazio-temporali e anche di innocui e giocosi messaggi subliminali… <<Ma quali “messaggi subliminali”!?>> Ci tiene a precisare simpaticamente, con un “dispaccio” inviatomi su un famoso social network dopo aver letto questo post, Filippo “Phil” Destrieri – storico tastierista di Franco Battiato, all’epoca impegnato in studio con il cantautore proprio per registrare l’album “Patriots”: <<… a volte la realtà è più semplice e meno misteriosa della fantasia! […] in nessun disco di Franco, ci sono dei messaggi subliminali! Pensa che a quei tempi, per il super lavoro, non avevamo nemmeno il tempo per mangiare e poi figurati se il Bat si fa ste seghe mentali!>>.

Messaggi subliminali a parte, il brano “Up patriots to arms”, prima traccia dell’album “Patriots” (1980), rappresenta uno dei più fulgidi esempi di questa colta e al tempo stesso goliardica complessità: Battiato ha sempre amato ‘giocare’ con la frammentazione dei propri testi.

La vera e propria “parte musicale”, come tutti sanno, comincia con il frammento imperioso tratto dall’ouverture del “Tannhäuser” di Richard Wagner, ma i primi secondi della traccia qui presa in esame sono occupati da un incipit in lingua araba molto interessante: si tratta di un parlato il cui significato non viene rivelato nel booklet dell’album. La translitterazione di quel parlato è la seguente: “… nawl kull al-yawm, ashufna al-kull mushtatu, ashuftu wa-al-kull kull al-‘alam ‘andu ‘ashua ya amlu, wa-nahnu la ‘ashna…” la cui traduzione dovrebbe essere approssimativamente: “… ogni giorno, guardiamo le cose insignificanti, guardo tutto e tutto il mondo che vive di speranza, e noi non viviamo…” (translitterazione e traduzione a cura di Alessio Cantarella per il “Battiato Virtual Tribute”). Anche se non si conosce la fonte letteraria, ammesso che ce ne sia una, del parlato: potrebbe essere un anonimo poeta sufi? Uno degli “uomini straordinari” incontrati da Battiato durante i suoi viaggi? Niente di tutto questo: <<L’incipit arabo dell’Intro di “Up Patriots to arms” l’aveva registrato in studio un mio amico!>> – continua Destrieri nella sua opera di decostruzione delle leggende metropolitane riguardanti la genesi di uno dei brani più conosciuti e apprezzati di Battiato – <<Lo dicevo anche ad altri estimatori che un giorno di questi cercherò questo mio amico e gli farò ripetere l’incipit davanti al mio cellulare e poi pubblicherò il video, con la traduzione esatta!>> E aggiungo io: facendo conoscere finalmente al pubblico anche l’identità di chi ha prestato la propria voce per incidere un incipit che non poca curiosità ha suscitato e tutt’ora suscita nel pubblico (almeno a giudicare dalle statistiche fornite dalla piattaforma di questo blog riguardanti il tipo di ricerca effettuata in rete dagli utenti sul significato del titolo “Up patriots to arms!” e in particolare dell’incipit in arabo).

Quindi la traduzione di cui sopra è, per il momento, da prendere assolutamente con le molle: il presente post è un “work in progress” che ha già subito in passato alcune doverose revisioni; ma a quanto sembra – pur essendo stato pubblicato a Ottobre 2010 – continuerà a sorprendere i lettori di questo blog ancora per molto. Restate sintonizzati, dunque, se volete conoscere altre “verità” riguardanti il brano “Up patriots to arms!”Fin qui tutto “normale” e facilmente percepibile ascoltando il brano; ma tra 0:18 e 0:28, quando il parlato in arabo s’interseca ormai in maniera crescente con l’ouverture del Tannhäuser, Battiato si “diverte” a introdurre una voce quasi impercettibile a 0:18 che sembra dire: “Parla, maestro!” e a 0:28 la propria voce (?) che esclama: “Ah! Tuttu n’terra sei contento? Contento sei!” Qualcuno considera questa voce come la “voce della coscienza”, mentre Velvet-Grazia Capone (uno dei due amministratori del “Battiato Virtual Tribute”) asserisce: <<Più che la voce della coscienza, sembra di trovarsi di fronte a presenze e tracce di fantasmi con i loro inspiegabili frammenti di vite quotidiane vissute in altri tempi. Battiato lo dice: “io sono una calamita per certe presenze.”>>

Di seguito il frammento di traccia contenente anche la voce quasi impercettibile di Battiato, “isolata” adoperando tre filtri diversi (grazie ad Aquii del BVT):

spectralinv.mp3

tobrown.mp3

tovoice.mp3

E incalza Filippo Destrieri nel suo messaggio: <<… è perfettamente inutile filtrare poiché nel brano non esiste nessun’altra voce…>> Al di là delle voci percepibili a livello ‘liminale‘ (l’amico “arabo” di Destrieri nell’incipit, le voci delle “presenze” – tra cui, come già detto, quella dello stesso Battiato – e la più importante, indubitabilmente di Battiato, che canta il “testo ufficiale” presente nel booklet) non c’è nient’altro: i cacciatori di messaggi occulti sono definitivamente avvisati.

Il rischio di farsi delle seghe mentali – per dirla alla Destrieri – su un testo tutto sommato ‘semplice’, esiste ed è grande; ma come disse Massimo Troisi nel film “Il Postino”: <<la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve>>. L’analisi soggettiva di un testo non è sinonimo di verità. Per fortuna!

I temi chiave del Tannhäuser di Wagner sono (cito dalla fonte Wikipedia): “… l’opposizione fra amore sacro e profano (tema caro a Battiato e più volte riesaminato anche a distanza di anni, n.d.b.) e la redenzione tramite l’amore…”; a rovinare i continui tentativi di redenzione da parte dell’essere umano (verticalità vs orizzontalità) interviene la quotidiana pochezza umana. E la voce appena percettibile di presenze o di testimoni “storici” ci ricorda questo fallimento: “Ah! Tuttu n’terra sei contento? Contento sei!” Quasi la voce di una madre (o di un padre) che redarguisce il figlio combina-guai e che non ascolta gli insegnamenti di chi è più saggio (del Maestro?)…

Perché l’uomo fallisce? La risposta potrebbe provenire da quella “amara” constatazione in lingua araba dolcemente sussurrata e non imposta (a differenza della “ramanzina” genitoriale: “Ah! Tuttu n’terra sei contento? Contento sei!”): “… ogni giorno, guardiamo le cose insignificanti, guardo tutto e tutto il mondo che vive di speranza, e noi non viviamo…” Falliamo perché veniamo distratti da stupide speranze e non viviamo veramente, pienamente. Ma che cosa significa “vivere pienamente”?

Alla luce di questa ipotetica e forse azzardata “triangolazione” (parlato in arabo – voci di presenze – ouverture) il titolo della canzone, anche se non ne aveva bisogno, acquista una valenza etica possente: Up patriots to arms, un incitamento patriottico letto nel 1975 su un cartellone in un pub di Birmingham, come per dire “alle armi interiori della volontà e della disciplina!”.
Pensiamo sempre che le nostre qualità siano un dono e non il potenziale risultato di un impegno, di una ricerca, di un miglioramento che richiede tempo e fatica. C’è chi riesce a stare a galla e a raggiungere certi obiettivi solo se viene trasportato dalla corrente di un fiume in piena, ovvero dal consenso travolgente di un’opinione pubblica acclamante. Pensiamo sempre che la salvezza provenga dall’alto (“La fantasia dei popoli che è giunta fino a noi non viene dalle stelle“).

Battiato sembra voler affermare: “non è colpa mia se nessuno ha il coraggio di prendersi le proprie responsabilità verso sé stesso, andando alla deriva. Non tutti stanno male per colpa della sfortuna o della società: spesso l’imbecillità reiterata dell’individuo è la sola causa di certi mali personali”. Spesso siamo noi i “carnefici” di noi stessi. Così come è una responsabilità personale “abboccare” alle dittature e agli opportunismi politici travestiti da ideologie indispensabili o da “partiti dell’amore”.
I pochi discepoli di Gurdjieff (certi insegnamenti esoterici non possono essere distribuiti alle masse ma solo a pochi, sennò l’insegnamento perde valore) possono essere giudicati male da chi, dall’esterno, nota alcuni esercizi fuori dal comune (lo studio di sé), ma si tratta di luci esoteriche che possono nel loro piccolo salvare il mondo: “noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre.” Una lucciola non può eliminare le tenebre, ma può sicuramente illuminare il proprio ambito.

Anche un impero come quello musicale può essere deprimente; anche la cultura ufficiale è portatrice di menzogna e le sue rappresentazioni da palcoscenico sono fuorvianti. “I direttori artistici” e “gli addetti alla cultura”, quelli che si sentono obbligati a controllare lo standard di certe produzioni come succede nelle filiere industriali, investiti di tale carica non si sa bene da chi e per quali meriti, alla fine sono riusciti a far prevalere gli effetti speciali (i “fumi e raggi laser”) sui contenuti, la sicura commerciabilità del prodotto sulla rischiosa e poco remunerativa comunicazione di certi messaggi. Il prepensionamento e il cosiddetto ricambio generazionale potrebbero essere le soluzioni, anche se Battiato non si è mai dichiarato “giovanilista”. Gli “scemi che si muovono” e che non apportano nessuna novità alla sperimentazione musicale e alla conoscenza interiore, a volte hanno più successo di chi fa un certo tipo di ricerca.

“Impegnatevi!” raccomanda un Battiato per nulla scoraggiato, anche se spesso la musica contemporanea lo butta giù! Disciplina, sguardo interiore, addirittura negazione di ciò che viene proposto nel mondo musicale a cui Battiato appartiene e da cui non vuole farsi condizionare. Essere nel mondo, ma senza assorbire il male del mondo. Sembra facile, ma non lo è.
Salvare il mondo non significa sentirsi responsabili della Storia (Gurdjieff diceva sempre che l’uomo non può fare nulla!), ma la responsabilità di sé stessi è l’unica strada da perseguire. L’unica rivoluzione possibile (la vera barricata in piazza che fai per conto di te stesso) è quella interiore. Senza bisogno di ayatollah o di pontefici: cambiando il proprio mondo; seguendo la propria natura.

Seguire solo ed esclusivamente certi sfavillanti miti tecnocratici significa trascurare l’interiorità. Esibire la propria diversità (andando dai capelli fino alle scelte artistiche in qualità di musicisti e cantautori) può creare dei problemi: ma anche una semplice lucciola può fare la differenza in un mondo oscuro.

Il cammino indicato non è tra i più agevoli: occorre tantissimo impegno… E allora: Up patriots to arms! Engagez-Vous! (“Alle armi, patrioti! Impegnatevi!”)

(ultimo aggiornamento post: 29/3/2017)

Gruppo Facebook “SCALO A GRADO”

cop arca di noè
Lanciato ufficialmente la domenica di Pasqua dell’anno 2018 (1° Aprile, ma senza voler essere uno scherzo!), questo gruppo non poteva intitolarsi in altro modo, o così ci piace pensare.

“Fare scalo a Grado” significa fermarsi per leggere o venire a condividere scritti (propri o di altri autori) inerenti non solo la musica del cantautore siciliano Franco Battiato, ma anche le sue esperienze non musicali, il suo pensiero e i tanti affluenti culturali che lo hanno nutrito in tutti questi preziosi anni di attività; significa soffermarsi in un luogo sospeso tra la terra e il mare, un po’ isola e un po’ terraferma, al confine tra due nazioni immaginarie, tra il viaggio interiore e quello geografico, tra l’uomo che ricerca nel silenzio e l’artista che canta seduto su un tappeto.
Tutto questo, se vorrete, con una predisposizione al sincretismo, alla disappartenenza politica, religiosa e filosofica e alla multiculturalità. Al di là dei riti collettivi, non incoraggiati in questo gruppo.

https://www.facebook.com/groups/scaloagrado/

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